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sabato 5 marzo 2016

Omicidio Brandimarte e dintorni



L'ultima relazione della Direzione nazionale antimafia presentata qualche giorno fa dal procuratore, Franco Roberti, riaccende una luce sull'omicidio del pregiudicato calabrese Michele Brandimarte. Nelle mille pagine che fotografano e analizzano i tanti fenomeni mafiosi che si sviluppano in tutto il Paese viene evidenziato un unico vero dato di novità rispetto al passato: la continua crescita della capacità permeativa della 'ndragheta nelle varie zone dell'Italia, Sicilia compresa. La criminalità organizzata calabrese controlla il mercato della cocaina in tutta Europa e quindi chi vuole commercializzare questo stupefacente deve entrare per forza in contatto con la 'ndragheta. A pag. 573 della relazione si legge che dalle indagini avviate dalle procure distrettuali di Catania e Reggio Calabria dopo l'omicidio Brandimarte, avvenuto a Vittoria il 14 dicembre 2014, sarebbero emersi contatti tra la criminalità ragusana e la 'ndragheta, in particolare col gruppo criminale riconducibile alla cosca “PIROMALLI-MOLE” di Gioia Tauro per quanto concerne un traffico di sostanze stupefacenti. Faccio notare che secondo la Direzione Investigativa Antimafia, quella dei Piromalli Molè è la più grande cosca dell'Europa occidentale, ha rapporti diretti con i narcotrafficanti colombiani e messicani. Nel libro “Oro bianco”, scritto a quattro mani dal procuratore Nicola Gratteri e dal giornalista Antonio Nicaso, si legge che per El Chapo, il super boss messicano, la ‘ndrangheta è “l’alleata ideale per esplorare il crescente mercato europeo, dove la cocaina tira molto più dell’oro e del petrolio”. Il più grande narcotrafficante è diventato il principale fornitore di coca per la 'ndragheta. che partendo dal Sud America arriva in Italia, principalmente nel porto di Gioia Tauro, infrastruttura, che secondo la stessa relazione della DNA, è controllata in modo asfissiante proprio dai Piromalli Molè tramite i fratelli Brandimarte.
Ipotizzare che Michele Brandimarte fosse  presente casualmente a Vittoria è quantomeno bizzarro. Se penso a come sia scivolata rapidamente la notizia della sua uccisione, soprattutto dopo che il suo “accompagnatore”, Domenico Italiano, confessava l'omicidio, posso dedurre che il disinteresse sia il lubrificante che agevola lo scivolamento della nostra società verso l'indifferenza più bieca. Per la verità c'è stato qualcuno che ha chiesto cosa ci facesse un personaggio di primissimo piano della 'ndragheta nel nostro territorio. Pochi però hanno sentito il bisogno di approfondire. Forse il livello criminale di Brandimarte è stato sottovalutato? Forse! Meno mane  che c'è la Direzione Nazionale Antimafia. 

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