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giovedì 27 luglio 2023

"Pare che a causare l'incendio dell'aeroporto di Catania sia stata una stampante" Di Matteo Iannitti

Matteo Iannitti - con la sua scrittura lucida e sapida -  mette in evidenza, se ancora ce ne fosse bisogno, la "grande capacità" della classe dirigente siciliana. Buona lettura.





Era lì, sul mobiluccio bianco di un ufficetto di una compagnia di autonoleggio, sola, maltrattata, con le cartucce non originali, sempre presa a botte quando ritardava una stampa. Bersaglio di insulti quando non si connetteva al wifi dell'ufficio. Sempre senza carta. Un fastidio costante a quel cavo di alimentazione riciclato da una vecchia collega. Esasperata. La sera del 16 luglio ha deciso di dire basta. Voleva attirare l’attenzione. “Così mi daranno tregua, mi capiranno, mi tratteranno bene, cambieranno quel filo elettrico”. Si è sforzata, ha fatto un rumore strano ed è riuscita a fare una scintilla. Ci stava riuscendo, l’avrebbero vista finalmente, avrebbero capito. Un’altra scintilla. Fino a che il cavo non prende fuoco: “sono qui, venite ad aiutarmi, eccomi, vedete dovete cambiare il cavo, dovete trattarmi bene”. Ma niente. Nell’ufficio non c’è nessuno. Nessuno se ne accorge.
Demoralizzata la stampante smette di fare scintille e aspetta l’attivazione dell’impianto antincendio. Ma l’impianto è in manutenzione. E quindi è spento. “Verranno con un estintore”. Ma i lavoratori i corsi antincendio li hanno fatti solo online, senza nessuna prova pratica, nessuno sa dove sono gli estintori né come si usano. La stampante è avvolta dal fumo, sa di aver esagerato ma è ancora speranzosa. “Arriveranno i vigili del fuoco, sono qui dietro, quelli sono qui per risolvere subito ogni tipo di emergenza”. Ma niente, ancora non si vedono. Le fiamme aumentano, il fumo è sempre più denso. “Arriverà il capo assoluto, l’amministratore delegato della società che gestisce l’aeroporto, saputo del fumo e delle fiamme si precipiterà, ci penserà lui a togliermi le fiamme di dosso. Quale onore!” Ma niente, per ore e ore non si fa vedere.
Finalmente la prende in mano un vigile del fuoco. Vede una macchia nerissima sul cavo di alimentazione. E inizia a gridare: “colpa sua! Tutta colpa della stampante! Milioni di euro di danni! Migliaia di passeggeri con i voli annullati! Vacanze rovinate per migliaia! Gente ferita, gente depressa, gente esasperata! La reputazione di Catania rovinata per sempre! Tutto per colpa di una stampante!”
Amministratori delegati che guadagnano centinaia di migliaia di euro per saper gestire le emergenze, ministri, sottosegretari, ufficiali della marina militare, sindaci, presidenti di regione, sindaci, presidenti delle camere di commercio, consulenti da migliaia di euro, tutti lì a puntare il dito sulla stampante. “Vergogna! Ma che razza di stampante sei stata!”. “Ma ti rendi conto di cosa hai combinato!”.
La macchinetta del caffè all’angolo, anche lei tutta annerita dal fumo, è l’unica che prova a consolarla. “Fanno sempre così. Scaricano le responsabilità su chi è più piccola e indifesa. Se non eri tu, sarebbe stata una lavoratrice precaria, di turno la notte, per 600 euro al mese, che si trovava a passare”. “Loro sono così incapaci e miserabili da non sapere neanche chiedere scusa”.
“Tu non c’entri, cara stampante – gli fa eco il condizionatore – e non c’entro neanche io. Sono loro che pensano di valere un miliardo di euro, ma non valgono nulla. Pensa che ora si sono abbassati a tal punto da dare la colpa del loro disastro, a te, a una stampante”.

domenica 23 luglio 2023

Smettiamola di piritollare. La gestione delle droghe è la prima economia di questa terra.

Foto tratta da Google Immagini

Cresce il consumo di droghe nel nostro territorio. Una pandemia che contagia sempre più gente.  Secondo i dati dell'ASP n.7 di Ragusa, nella nostra provincia, su  317.136 abitanti oltre 40.000 fanno uso di droghe. Sto parlando del 13% della popolazione del nostro territorio.  Se poi si considera che le persone che fanno uso di stupefacenti ricadono in massima parte nella fascia d'età che va dai 15 ai 59 anni (in termini numerici sto parlando di circa 150.000 persone) la percentuale arriva al 27%, cioè quasi un terzo. Ma ciò che fa più impressione non è tanto la consistenza del dato numerico con la  relativa percentuale, ma è la quantità di denaro che le mafie di questa terra introitano soltanto con la "vendita" delle droghe.  Si è ipotizzato che ogni uno dei 40 mila spende, in media,  per sballarsi, circa 200 euro a settimana. Significa che le mafie, in questa provincia, in un anno, solo con le droghe (non valuto  le altre attività illecite: usura, gestione rifiuti, ...), riscuotono 416 milioni di euro (40.000*200*52).  Se si considera che Il fatturato, cioè il totale complessivo delle operazioni registrate nell'anno solare, dell'impresa più importante del ragusano è pari a 516 milioni di euro, si comprende subito che la prima economia di questa provincia è la gestione degli stupefacenti. Solo in questa settimana ci sono state in provincia 4 arresti per droga con relativi sequestri per diversi chili di roba, e poi, a pochi chilometri, dal nostro territorio, è stato sequestrato un peschereccio calabrese che trasportava soltanto cinque tonnellate di cocaina. Questo dimostra che l'offerta è enorme perché la domanda è enorme. Molte zone della nostra città sono diventati dei veri e propri supermarket dello sballo. Si parla addirittura di rider che trasportano la roba da un punto all'altro del territorio per fornire e soddisfare "clienti" sempre più vogliosi ed esigenti.

E' inutile oramai nasconderlo: le attività economiche delle mafie sono l'impresa più organizzate e  importate di questa provincia. La domanda che da tempo pongo con forza è: ma questa massa enorme di denaro che fine fa? Rimane immobile o viene reinvestita? Chi e come la reinveste? Fino a quando non capiremo che la mafia non è un fenomeno caratterizzato esclusivamente da personaggi rozzi e violenti, ma è fondamentalmente "l'incontro, ricercato e voluto" tra alcuni poteri economici e politici con le economie criminali per gestire, governare e controllare il territorio, parleremo di fuffa.  

Più in generale in Sicilia, ma anche nella nostra provincia, c'è ancora oggi un'antimafia melodrammatica e piritolla che trova ancora un certo sostegno negli organi inquirenti e riesce ancora a coinvolgere la (presunta) società civile con  analisi datate e con i suoi effluvi, piriti (da cui piritollo prende l'assonanza) che si manifestano, con tronfia prepotenza, nelle manifestazioni commemorative (a Palermo ne abbiamo avuto un esempio in questi giorni). Questo tipo di contrasto sociale, da tempo, non impensierisce più nessuno, anzi è solo una ridicola autocelebrazione.  Serve recuperare credibilità, servono nuovi approcci, nuove attenzioni per capire cosa sta succedendo in questa terra sia economicamente che socialmente. La "misteriosa" scomparsa di Douda Diane, l'operaio originario della Costa d'Avorio,  è una delle tante punte d'iceberg dove al disotto della stessa c'è una vastità di economie criminali capaci di mettere a reddito dallo sfruttamento del lavoro a ogni forma di dipendenza, come la droga. Queste economia vanno individuate e indagate.  E' tempo di cambiare atteggiamento, è tempo di capire cosa succede negli istituti finanziari, negli studi di molti professionisti e in alcuni settori dell'economia ragusana.  Viceversa, la cosa più semplice è continuare a piritollare, così tutto rimane com'è, senza (volutamente?) concludere nulla.