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domenica 25 giugno 2023

Filippo Pennavaria, il fascismo "atipico" degli iblei e Giuseppe Cerruto, vittima dimenticata.

Articolo tratto da La Sicilia del 4 Settembre 2019

Di tanto in tanto riappare il bubbone della riabilitazione del sig. Filippo Pennavaria definito "l'apostolo violento del credo fascista" in terra iblea. La ciclica ricomparsa di questo ascesso è legato a due circostanze: il personaggio in oggetto riuscì a dirottare la scelta a capoluogo di provincia da Modica a Ragusa, così come avviò - considerate le sue entrature in Vaticano - la nascita della futura diocesi di Ragusa. Ma questi "meriti" provano, da sempre, ad offuscare la lunga scia di sangue legata all'affermazione politica di Pennavaria e del fascismo in terra iblea. Secondo molte fonti storiche, il duce di Ragusa, fu ispiratore di diverse azioni violente che miravano a "imporre le idee fasciste nei cervelli refrattari toccando i crani a suon di manganellate", ma più spesso a suon di revolverate. Gli omicidi, le stragi e gli assalti ai municipi o alle sezioni dei partiti di sinistra sono fatti che ancora oggi vengono ricordati.  Raggiunto il potere, Pennavaia proverà a nascondere il lato violento della sua ascesa politica con una accurata politica di opere pubbliche che cambieranno il volto di Ragusa. Va pure detto che l'organizzazione del fascismo ibleo, molto simile per le sue "caratteristiche" a quello padano, avrà dalla Banca popolare agricola cooperativa - di cui Pennavaria era il più alto dirigente - i mezzi per potersi radicare e sviluppare. 

Quanta differenza tra questo banchiere gerarca, che qualcuno ha definito "fascista atipico" (l'aggettivo atipico sta per buono?) e il giovane modicano Giuseppe Cerruto.  Quella di Cerruto è la storia, tanto tragica quanto triste e assurda, di un soldato che partecipò alla I Guerra Mondiale.  Questo ragazzo, nato a Modica il 31 ottobre del 1887 da un umile famiglia, venne chiamato alle armi, inserito nel 141° regimento fanteria della Brigata Catanzaro (formata da calabresi e siciliani) e poi portato a combattere sull'Altipiano di Asiago. Nel maggio del 1916, durante uno scontro con l'esercito austro-ungarico, la Brigata Catanzaro difese valorosamente la sua posizione tanto da meritare elogi e una medaglia al valor militare. Ma se da una parte il 141° fu premiato, dall'altro, per ordine del comando supremo dell'Esercito Italiano, 12 fanti della stessa Brigata furono giustiziati per esecuzione sommaria e per decimazione perché in faccia al nemico "sbandarono". Solo l'assurdità della guerra può mettere insieme, contemporaneamente,  eroismo e diserzione. Cerruto fu fucilato per decimazione, cioè fu scelto per caso. Il suo corpo insieme a quello dei 12 compagni fu scaraventato in una foiba e il suo nome fu escluso, per disonore, dall'Albo d'oro dei caduti della Grande Guerra. Oggi nel luogo dove Cerruto e i suoi compagni sono stati infoibati c'è una targa che li ricorda  e  li riabilita come innocenti.

Due storie che hanno un comune denominatore: l'eccesso. Da un lato un ricco banchiere cresciuto in "un ambiente formato quasi integralmente da elementi padronali tra i più reazionari di quanti annoveri lo schiavismo agrario della nostra provincia"  che, come evidenziato da molti storici, si  è servito di azioni violente per conquistare il potere e affermare il fascismo, a cui, per eccesso, sono state dedicate vie centrali, corpose omelie in cattedrale (1980 vescovo Angelo Rizzo) e una statua costata 250 milioni di lire (per fortuna) mai installata. Dall'altro un ragazzo del popolo, chiamato a serviva il suo Paese, che viene ammazzato ingiustamente da mano "amiche" e su cui, per eccesso, è stato fatto calare un oblio vergognoso (vorrei essere smentito, ma in tutta la provincia non mi pare che ci sia un luogo, una targa, che ricordi questa giovane persona e il suo ingiusto sacrificio).  

                                  

Foto tratta dalla pagina Facebook di Piero Murè

La riprovevole indifferenza che per oltre un secolo ha coperto il sacrificio di Giuseppe Cerruto  merita  di essere cancellata con un'opera che ridia dignità a questa persona. L'inutile e costosa statua in bronzo di Pennavaria, conservata in qualche polveroso magazzino, venga fusa e con lo stesso metallo si realizzi una statua  che ricordi l'illogico sacrificio di questo giovane modicano e, soprattutto,  l'assurdità delle guerre.



P.s per scrivere questo post ho consultato: 

- Atti del convegno storico, L'area degli Iblei tra le due guerre, Centro studi feliciano Rossitto 1986.

-  Il Fascismo Ibleo: politica e sindacato, Fabrizio Licata, tesi dottorato di ricerca UNICT 2010/2011

-  Pagina Facebook Piero Murè

- Il sito http://www.giornidistoria.net/grande-guerra-la-storia-di-giuseppe-cerruto-fucilato-per-decimazione/

domenica 4 giugno 2023

LE COMPLICITA' HANNO RADICI PROFONDE?

Immagine tratta da "la Repubbica Palermo" del 03.06.2023


Una settimana fa un'inchiesta di Rainews24 accendeva i riflettori sul "prezzo della legalità" e ci raccontava  la vera forza delle econome mafiose di questa terra. Per la prima volta si andava finalmente oltre il solito racconto della mafia stracciona e violenta. Ad una settimana da quell'inchiesta i Carabinieri del nucleo investigativo del comando di Ragusa hanno sequestrato un'azienda, A "finire sotto i sigilli" - come scritto nell'articolo sopra allegato - "è la Pack Art srls società contenitore della Pack Art srl". Leggendo il pezzo di Repubblica Palermo sopra allegato mi sono sorte alcune domande. Chi ha consigliato al "dominus" di queste "imprese"- un pluripregiudicato che è stato in carcere per oltre vent'anni, non per reati economico finanziari ma per fatti gravi di rozza violenza - di costituire una "società contenitore"? E' grazie a questa società contenitore che si sono potuti aprire i due conti correnti bancari sequestrati? Quando si comincerà a capire che il problema non sono solo i "dominus", ma soprattutto la schiera di professionisti che si mettono a disposizione di questi "dominus"
Le economie mafiose di questo territorio hanno radici solide, capaci di trarre tanto nutrimento da diventare sempre più robuste e rigogliose, Per sradicarle non serve bloccare la parte visibile e aggressiva, ma bisogna andare in fondo, sradicare le estremità, i tuberi nascosti. Sono questi che condizionano profondamente lo sviluppo della pianta che alimentano. 
Adesso anche queste aziende finiranno nelle mani dello Stato e verranno affidate ad un amministratore giudiziario. Inizierà anche in questo caso il calvario che hanno subito le altre società finite in amministrazione giudiziaria? Come mai il sistema finanziario non ritiene più bancabili le imprese che finiscono in amministrazione giudiziaria? E' veramente strano: un'impresa quando è gestita dai "dominus" è bancabile, è valutata ottimamente dalle società di rating.  Invece quando è gestita dallo Stato diventa poco affidabile! PERCHE'? Ricordo a me stesso che lo Stato, cioè NOI, quando le banche hanno avuto difficoltà, ha messo mano al portafoglio e le ha salvate. Quando lo Stato  aiuta va bene, quando invece chiede sostegno ci si gira dall'altra parte? A quale teoria economica corrisponde questo atteggiamento? Ecco, se vi è un problema di non bancabilità delle imprese sequestrate alle economie mafiose e poste in amministrazione controllata ne vanno capite le ragioni e le motivazioni.  E' questo l'argomento che in futuro, molto prossimo, voglio approfondire.