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sabato 28 settembre 2019

"Munnizza" e mafie





Roba da non crederci, guardo il territorio appestato da rifiuti di ogni genere e penso che molti cittadini siano dei rimbecilliti cronici. Ma si può essere cosi stupidi, cosi deficienti da non pensare neanche a se stessi, neanche ai propri figli. Sacchi di spazzatura gettati lungo i cigli delle strade o nei terreni delle periferie cittadine che via via si accatastano e diventano dei serpentoni colorati e maleodoranti. In molti cosi, quando l’ammasso diventa consistente viene bruciato e il fumo denso e nero ammorba l’aria che respiriamo. Io mi rifiuto di pensare che ci sia gente così ottusa da appestare il suolo che produce ciò che mangiamo e l’aria che respiriamo. Eppure tutto ciò accade da mesi, da anni, per colpa non solo dell’insensibilità e dell’ignoranza di una parte della popolazione ma anche per la mancanza di una politica sui rifiuti sia regionale, sia provinciale che comunale. Eppure in questo territorio vi sono dirigenti sensibili, esperti e capaci che sanno dare delle indicazioni ma sono voci che gridano nel deserto dell’impassibilità. Siamo nel mezzo di un far west caratterizzato da una raccolta differenziata farlocca, dall’intasamento delle discariche e dalla congestione dei pochi centri di compostaggio. Questo disordine morale e istituzionale ha fatto precipitare il territorio ibleo nell’emergenza rifiuti con conseguente allarme sanitario; le mafie hanno fiutando l’affare e si sono cominciate ad organizzare.

Ho raccolto ed elaborato dal sito della regione e dal sito dall’SSR ATO 7 i dati relativi ai comuni che producono più rifiuti solidi urbani in provincia e li ho tabellati. I numeri fanno riferimento agli anni 2017, 2018 e 2019 fino a giugno. E’ interessante notare, soprattutto in alcune realtà, come aumentando la percentuale di raccolta differenziata (RD) è diminuita la quantità dei rifiuti totali (RT) prodotti.

Anno
Modica RT
RD%
Ragusa RT
RD%
Scicli RT
RD%
Vittoria RT
RD%
2017
26.171,66
12,8
35.741,21
18.1
13.475,65
9,2
24.066,62
28,1
2018
23.052,37
26.4
36.204,93
40
14.556,78
14,4
23.420,17
36,3
½ 2019
10.246,87
61
17.474,02
72
6.355,81
23
10.706,25
52
I dati sono in tonnellate

Ma questo non significa che sono diminuiti i rifiuti. E NO! Sono tonnellate di "munnizza" che non essendo raccolte scompaiono statisticamente ma fisicamente ci sono. E’ molto probabile che questi rifiuti “invisibili” vanno ad arredare i cigli delle strade di questi territori, oppure vengono ad essere disseminati nelle campagne o peggio possono essere interrati, altrimenti, presumibilmente, vengono mischiati con altri rifiuti, magari pericolosi, e poi tutti insieme bruciati. Qualcuno ha detto che tre indizi fanno una prova, in questa terra, fintamente babba, di indizi ce ne sono a bizzeffe. Solo nel 2019, lungo tutta la provincia di Ragusa, sono state sequestrate decine di discariche abusive dove all’interno è stato trovato di tutto, dai rifiuti urbani a quelli speciali e pericolosi. Inoltre, nel corso degli ultimi mesi i Carabinieri delNoe di Catania hanno sequestrato in varie zone della provincia sette cave abusive o irregolarmente condotte. E’ sensato dire che si scava senza autorizzazioni per poi riempire senza controlli?
Forse i rifiuti, tutti i rifiuti, sono diventati il nuovo business delle mafie iblee. Per capire se tante circostanze formano una verità serve che la magistratura, la DDA, apra un’inchiesta sul giro di rifiuti nel territorio ibleo. E’ arrivato il momento di farla.

sabato 7 settembre 2019

Ciao Titta.



Le braccia di Titta sono morte pochi giorni fa. Appena l’ho saputo ho pianto come un bambino. Ci conoscevamo sin da quando eravamo ragazzi. Quelle braccia, per oltre quarant’anni - sia col caldo afoso sia col freddo che taglia le ossa - si alzavano ogni giorno all’alba per montare serre, per stendere plastica, per guidare il trattore, per raccogliere pomodori e melanzane, per scartare e sistemare l’ortofrutta in cassette di legno o di cartone, per caricare le cassette sul furgone e per guidare lo stesso verso il magazzino dove vendeva la sua produzione. Quelle braccia si agitavano in modo rabbioso ma rassegnato quando il prezzo del suo prodotto non riusciva a coprire i costi della campagna, e poi, quando tornava a casa, assumevano un posizione composta; perché i problemi, tutti i problemi, dovevano rimanere fuori dalla porta. Tutto questo le braccia di Titta lo hanno fatto per quasi mezzo secolo, fermandosi solo per mangiare, per dormire e ogni tanto per santificare le feste. Dopo l'obbligo di quelle soste, le sue braccia e tutto il suo corpo ripartivano con più lena di prima: c’erano i debiti da onorare, i dipendenti da pagare, i fornitori da saldare.
Ora le braccia di Titta sono incrociate dentro una bara e le mani rugose e tatuate dalla “suzzura” stringono una corona di rosario. Titta è morto: è stato divorato dal cancro. Pochi mesi fa, quando gli diagnosticarono il male, le sue braccia non si scomposero, come se già sapessero cosa stava devastando quel corpo. Prima per lui contava solo il lavoro, dopo aver scoperto la sua malattia si rese conto quando importante fosse l’ambiente in cui le sue braccia faticavano. Ci siamo incontrati prima dell’estate e ridendo mi disse: “Non ho mai fumato una sigaretta ma il tumore mi è venuto lo stesso”. Quella battuta, apparentemente banale, celava una presa di coscienza. Titta aveva compreso come l’aria che respiriamo, ciò che mangiamo, i luoghi dove viviamo e lavoriamo sono carichi di germi che seminano questa peste. Aveva capito che rassegnarsi al degrado ambientale ci ha impedito di percepire da dove arriva il male.
E’ tempo di dirlo forte e chiaro: il nostro modello produttivo è arrivato al capolinea: non crea reddito ed è pure malsano. Va modificato profondamente. Troppi Titta ci stanno lasciando in modo tragico e doloroso. Si è aperto un dibattito su una proposta che ha una sua valida: istituire lungo la fascia trasformata il parco serricolo. E’ venuto il tempo di lavorare a questo progetto, perché, come scrisse Nicola Cipolla, “...non si può essere ambientalisti senza porsi il problema di un mutamento produttivo ed energetico, premessa per un mutamento della struttura economica e sociale in senso democratico e partecipativo.