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sabato 24 febbraio 2018

Malasanità: favola breve.


Aldo da tempo avvertiva forti dolori allo stomaco e ultimamente aveva grandi difficoltà per liberalo. Quella mattina, dopo aver fatto colazione, avvertì subito lo stimolo e andò in bagno per liberarsi. Non fece nessuno sforzo, tutto andò liscio. Quando si alzò sul fondo del gabinetto non c'erano solo le sue feci, c’era anche tanto sangue. Restò come impietrito, non disse nulla alla sua compagna che stava ancora in cucina a sorseggiare caffè e a chattare con le amiche. Fece come se non avesse visto nulla: tirò l’acqua, si lavò, si rivesti e si preparò per recarsi al lavoro. Durante tutta la mattina continuò ad avvertire dolori alla stomaco, le fitte brevi ma intense gli riportavano in mente la scena di quel bagno sporco di sangue. Telefonò al suo medico e gli raccontò tutto. Il dottore lo ascoltò senza interromperlo, alla fine escalmò: 
- Serve una colonscopia! Gli preparo la richiesta, passi a ritirarla. 
Dopo pranzo si recò presso lo studio del suo medico, l’infermiera lo attendeva, gli diede un piccolo foglio e lo invitò a recarsi subito al centro di prenotazione dell’Asp. Ebbe fortuna, al centro non trovò nessuno, consegnò il foglio all’impiegata e questa immediatamente cominciò a battere le dita sulla tastiera del computer. La sentenza arrivo subito:
- No signore, tutto pieno, torni fra qualche giorno.
- Scusi signora, in che senso “tutto pieno!! Ribattè subito Aldo
- Nel senso che ci sono troppe richieste e per ora lei non può fare questo esame.
- Forse sarebbe meglio farlo da un privato? Disse provocatoriamente Aldo.
- Forse!! Rispose in modo secco ma rassegnato l’impiegata.
Aldo uscì dal centro con una curiosità che cresceva ad ogni passo che faceva: Ma chi è il responsabile del reparto di gastroenterologia del nostro ospedale?
Prese lo smartphon e interrogò Google. La risposta arrivò dopo pochi secondi. "Dott. Aurelio Sederoni specialista gastrointerologo responsabile del reparto di gastroenterologia ed endoscopia dell'ospedale di Culorbio". Sotto l’indirizzo che parlava del reparto ospedaliero c’era un altro collegamento che parlava di uno studio medico privato. Aldo, meccanicamente, con l’indice destro picchiò leggermente su quell'indirizzo e si aprì una nuova pagina. Iniziò a leggere a voce alta: “… l’ambulatorio del dott. Sederoni è un modernissimo centro ideato per per la diagnosi e la cura delle patologie gastroenterologiche ..”
E bravo Sederoni!! Esclamò Aldo.  Il convento è povero ma il monaco è grasso
Aldo rideva, una risata amara e nevrastenica. La sua curiosità si era infranta sugli scogli della cruda realtà: il malato è una risorsa, è solo un pollo da spennare.

Ogni riferimento a persone, luoghi o a fatti realmente accaduti è puramente casuale


sabato 10 febbraio 2018

LA NUOVA FRONTIERA



Per capire cos’è oggi Vittoria bisogna andare nelle sue periferie e osservare come sono cambiate negli anni. “Chiusa inferno”, il quartiere dove sono cresciuto, è un’ordinata sequenza di portoni e saracinesche, case realizzate negli anni ‘70 e ‘80 da piccoli serricoltori. Nei garage la sera, oppure il sabato e la domenica, la famiglia si riuniva attorno “a maidda” per scartare e impostare nelle cassette di legno l’ortofrutta raccolta nelle serre. Quel prodotto la mattina seguente doveva essere portato al mercato per essere venduto. In alcuni casi quei piccoli magazzini venivano opportunamente ristrutturati e diventavano piccole attività commerciali o artigianali.
Oggi Chiusa inferno è un "quartiere post serricolo" (c’è una similitudine impressionante con i quartieri post industriali del Nord). La struttura familiare, rigidamente patriarcale, si è “flessibilizzata e precarizzata” : Il padre, da piccolo proprietario produttore, è diventato mezzadro o bracciante. La moglie, da casalinga è diventata operaia impacchettatrice a chiamata in un magazzino di lavorazione d’ortofrutta. I figli col diploma, in alcuni casi con la laurea, fanno, quando va bene, i commessi a 400 euro al mese in un supermercato o in un centro commerciale altrimenti si arrangiano con lavoretti in nero oppure emigrano. Prima il reddito di un’attività reggeva l’intera famiglia. Oggi la moglie è costretta a faticare per integrare il reddito del marito (altro che emancipazione femminile) e il salario dei figli è insufficiente a garantire la loro autonomia economica. Le tante piccole attività commerciali che rendevano vivo il quartiere sono scomparse, in parte surrogate da alcuni centri scommesse oppure da qualche  “compro oro”. La voglia di fare è stata soppiantata dalla tristezza di chi si rovina scommettendo o di chi prova a resistere vendendo gli affetti più intimi. 
In uno dei lati della piazzetta vicino la casa dove ho abitato per quasi 30 anni resiste ancora una piccola bottega di generi alimentari. Quando posso ci vado per trovare la vecchia titolare. L’attività ormai è gestita dai nipoti, ma lei sta sempre li, seduta su una vecchia sedia di “zammarra”. Appena mi vede è festa grande, apre subito la grande boccia di vetro che tiene sul bancone davanti a se (quella boccia avrà almeno 70 anni) piena di caramelline Golia alla liquirizia, ne prende un po’ e mi viene lentamente incontro per abbracciami: “te, chisti portili e picciriddi”. L’ultima volta che sono andato a trovarla era triste: “Giò, i miei nipoti hanno deciso di chiudere a putia”: non rende più. Quando cesseremo l’attività gli spacciatori saranno gli unici padroni della pizzetta” e mi indicava un gruppo di ragazzi seduti sugli scooter a “presidio” della zona.
La droga e la sua distribuzione, ecco la nuova frontiera. Le crisi hanno solo demolito un modello economico sano, anche hanno avviato una competizione a ribasso tra lavoratori (sia locali che extracomunitari) , alimentando intolleranze e razzismo. Ma quello che queste crisi non hanno abbattuto, anzi hanno consolidato, è la capacità delle mafie e della loro economia criminali. Le droghe sono diventate un bene anticiclico, non conoscono crisi di mercato, sono diventate il nuovo “oro verde”. Disoccupati di ogni ordine, grado ed etnia (a Vittoria la disoccupazione si attesta intorno al 30% mentre quella giovanile supera il 50%) e l’evasione scolastica (a Vittoria il livello di dispersione è nettamente superiore rispetto alla media provinciale) sono i mezzi per farle circolare. Chi gestisce le droghe detiene un potere economico che non si può raggiungere con altri prodotti. Le droghe hanno bisogno di manodopera continua che confezioni, tagli e spacci minutamente il prodotto, e qui di manodopera disperata e disponibile ce n'è tanta.  Questo potere sta cambiando il volto di questa terra, sta costruendo un nuovo “modello di sviluppo”, un nuovo "modello di integrazione" e (forse) anche un nuovo "modello di consenso". Questa metamorfosi sta accadendo sotto i nostri occhi, sta avvenendo nelle periferia che fu laboriosa, in modo continuo e senza nessun contrasto sociale.

Fine prima parte