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domenica 27 settembre 2020

Movida, risse e cultura dello sballo. Un trinomio da scomporre

Foto tratta da Google Immagini

Le risse nei luoghi della movida vittoriese (e non solo) sono diventate un fatto quasi normale. Sono il modo per concludere in bellezza una serata a base di cocktails alcolici e roba eccitante. E' il metodo per scaricare l'energia accumulata in una bella scazzottata. Basta poco: un complimento fuori luogo ad una ragazza o uno sguardo non condiviso e parte la girandola di pugni, calci, gomitate e colpi di bottiglia. E’ diventato un fatto quasi conseguenziale: non c’è movida senza rissa e non è movida se non c’è una rissa. Attenzione, tutto questo non avviene solo a Vittoria, basta leggere la cronaca regionale e nazionale per capire come le sere dei fine settimana siano caratterizzate - in qualsiasi parte d’Italia - da alterchi, liti e zuffe di ogni tipo e di ogni dimensione. Il massacro di Willy, il giovane di Colleferro, è figlio della movida. Qualcuno allora penserà: eliminiamo la movida? E no! Il problema non è la movida, la questione non è passare la sera in compagnia degli amici, fatto di per se normalissimo oltre che piacevole. NO! La questione è ciò che è stata fatta diventare la movida: una serie innumerevole di distorsioni che hanno alla base l’uso delle droghe e il consumo smisurato di alcool. I dati del SERT ci dicono che in Provincia di Ragusa il consumo di alcool e di droghe, soprattutto nei fine settimana, cresce a dismisura, in particolare l’uso della cocaina. Alcune settimane fa il dott. Mustile, responsabile del Sert di Ragusa, dichiarava: “Se c’è tanta cocaina in giro il problema non è di chi la mette in giro, che commette un reato punito fino a 20 anni di carcere e fa i miliardi; il problema è di chi la chiede, che compone un numero sempre maggiore”. Chi ne fa uso sono persone fragili che vogliono sentirti potenti e la potenza in molti cosi si manifesta diventando violenti, cercando un pretesto per fare a pugni e calci. Ma la miseria di questa illusione non può essere tollerata e non può diventare una regola. C'è bisogno di istituzioni che contrastino seriamente la criminalità che gestisce il mercato della coca (delle droghe in genere) e ne controlla saldamente lo spaccio. Bisogna cominciare a pensare come mettere un freno ad un'area urbana di devianze, dove la legalità, il rispetto delle regole - durante i fine settimana - è di fatto sospesa; dove a dominare non è altro che la logica della massimizzazione del "consumo di prodotti da sballo" resi disponibili e a prezzi abbordabili. Non può prevalere il concetto di riduzione del territorio, in particolare del centro storico, a contenitore di un rapporto mercantile tra "imprenditoria della mala movida" e consumatori di alcool e droghe. Continuare a rimanere immobili significa mortificare gli investimenti e il lavoro di tante piccole attività che hanno ridato luce e vitalità al centro storico e ora si vedono minacciate da una movida malata. Non farlo significa piegare ulteriormente la dignità di questa città al volere di chi la vuole tenere immersa nella disperazione e nel degrado. La cultura dello sballo (se cultura si può definire) oltre ad alimentare economicamente le mafie, sta minando il futuro delle generazioni future di questa terra. Il nulla li sta avvolgendo e in alcuni casi li sta travolgendo come Alessio e Simone, investiti da un suv guidato a folle velocità da una "personaggio" alterato dall’alcool e dalla coca.