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domenica 19 marzo 2023

Per non dimenticare. Don Giuseppe Diana, le sue parole contro la violenza e gli affari delle mafie.

 


Il 19 marzo del 1994 a Casal di Principe la camorra uccide Don Giuseppe Diana per il suo impegno antimafia. Viene ammazzato il giorno del suo onomastico, nella sacrestia della sua parrocchia, mentre si prepara per celebrare la messa. Un killer entra ed esplode cinque colpi di pistola, i proiettili vanno tutti  a segno. Morirà sul colpo. 
Nel Natale del 1991 Don Diana aveva diffuso una lettera che era diventata un manifesto contro la criminalità economica e mafiosa del suo territorio. L'appello di quella lettera è ancora oggi un forte richiamo, una denuncia contro il parziale disimpegno di una chiesa che guardava e continua a guardare spesso ad altro. Di seguito pubblico l'Appello finale della lettera che è ancora oggi una denuncia tanto forte quanto attuale.

Appello
Le nostre “Chiese hanno, oggi, urgente bisogno di indicazioni articolate per impostare coraggiosi piani pastorali, aderenti alla nuova realtà; in particolare dovranno farsi promotrici di serie analisi sul piano culturale, politico ed economico coinvolgendo in ciò gli intellettuali finora troppo assenti da queste piaghe”.
Ai preti nostri pastori e confratelli chiediamo di parlare chiaro nelle omelie ed in tutte quelle occasioni in cui si richiede una testimonianza coraggiosa.
Alla Chiesa che non rinunci al suo ruolo “profetico” affinché gli strumenti della denuncia e dell’annuncio si concretizzino nella capacità di produrre nuova coscienza nel segno della giustizia, della solidarietà, dei valori etici e civili (Lam. 3,17-26).Tra qualche anno, non vorremmo batterci il petto colpevoli e dire con Geremia “siamo rimasti lontani dalla pace… abbiamo dimenticato il benessere… La continua esperienza del nostro incerto vagare, in alto ed in basso, … dal nostro penoso disorientamento circa quello che bisogna decidere e fare… sono come assenzio e veleno”.

domenica 12 marzo 2023

AdDio Monsignore.


La notizia si è sparsa alla velocità del suono: padre Calì è tornato alla casa del Padre. Da tempo non si vedeva più in giro, ma nell'immaginario di noi vittoriesi la sua figura ricurva, appoggiata ad un bastone, era e rimarrà sempre presente. Conosceva tutti. Non c'è persona che abita a Vittoria che non abbia ricevuto una sua carezza, un saluto, una battuta o un simpatico rimbrotto. Ha rappresentato e rappresenterà la quintessenza dell'essere vittoriese: cordiale, simpatico, un po' spocchioso, ma, sostanzialmente umile e disponibile. La Vittoria cattolica, laica e atea ha perso un punto di riferimento. Una persona, un prete, da sempre tra la sua gente. Attento, disponibile, conciliante fino alla fine. La terra gli sia lieve.