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mercoledì 24 aprile 2024

LA RESISTENZA (POCO CONOSCIUTA) DEI TANTI PARTIGIANI DELLA PROVINCIA RAGUSA. LA MEMORIA E' FUTURO

Foto di Marcello Bianca

Il 25 Aprile è uno spartiacque, segna l'inizio della nostra democrazia che nasce grazie alla Resistenza. La popolazione siciliana in tutto questo quale ruolo ha avuto? Quanti sono stati i partigiani siciliani direttamente impegnati a contrastare il nazifascismo nei luoghi di combattimento? Si pensa sempre che la lotta al nazifascismo sia stata fatta esclusivamente da persone del Centro Nord e invece non è stato così. Intanto, è giusto sapere, che tra luglio e agosto del 1943 in diverse zone dell'area etnea, del messinese, ma anche dell'agrigentino, parte della popolazione civile si ribellò alle prepotenze e alle razzie dei tedeschi che si ritiravano a seguito dello sbarco degli alleati e per questo decine di persone furono ammazzate. Il professore Rosario Mangiameli, che è stato docente di storia contemporanea all'Università di Catania, ci dice che in Sicilia tra Luglio e Agosto del '43 i nazifascisti, durante la fuga, compirono 18 stragi con oltre 60 vittime.  Non dovrebbe essere difficile ammettere che le prime sacche di Resistenza sono nate in Sicilia. Ma a questa pagina di storia, poco considerata, di lotta al nazifascismo ne va aggiunta un'altra. Numerose migliaia di siciliani furono partigiani impegnati a combattere in tantissime aree del Nord Italia. Molti anche fuori dai confini italiani. Sono stati uomini e donne che in tutte le maniere fecero Resistenza, con le armi o assistendo chi combatteva, per sconfiggere chi voleva imporre il concetto disumano di  “razza eletta”.  Facendo alcune ricerche sono riuscito a trovare più di 2.000 nomi di partigiani siciliani. L'elenco che ho trovato è sicuramente incompleto, saranno molti di più, Da questa lista ho estrapolato 62 nominativi, tutti della provincia di Ragusa.  62 persone, alcune note, tante sconosciute, di cui si è persa memoria. Persone semplici che con coraggio, forza e determinazione hanno fatto quello che era giusto fare. Tra queste vi è una donna di Vittoria, Giuseppina Di Guardo, che combatté con le Squadre d'Azione Patriottica in Emilia Romagna. Esiste una via, un vicolo, una piazza che ricordi questa donna? Se non c'è non sarebbe il caso di farlo? Se da un lato è calato l'oblio dall'altro si rivalutano figure come quella del gerarca Biagio Pace, a cui si vuole dedicare il museo archeologico di Ragusa. Ciclicamente rispunta la voglia di istallare la statua - un colosso - del gerarca Filippo Pennavaria. Con disinvoltura si parla del gerarca Dionisio Moltisanti come di un "fascista pacioso". Di fronte a questi ritorni di "fiamma" i nomi di molti nostri conterranei che hanno combattuto per la libertà sono stati ignorati o peggio sono caduti immeritatamente nell'indifferenza.

Pubblico i nomi di queste persone, con brevi riferimenti che caratterizzano ogni singolo resistente,   per provare a riattivare una memoria che crei, finalmente, una coscienza che duri nel tempo. La memoria non ha senso se è solo capace di guardare al passato, ha senso se è capace di determinare il presente e il futuro.

ALFIERO Francesco nato a Scicli il 18/2/1920, partigiano combattente, 2° div. Garibaldi Redi”- 10°brigata. Nome di battaglia “Rocco”.

AMORE Nunzio nato a Comiso il 10/06/ 1906, carabiniere. Partigiano nell’area di Forlì- Cesena da dicembre 1943, Gruppo SAP.

ARABITO Guido nato a Ragusa il 9/07/1912. Partigiano in Emilia Romagna – Appennino piacentino– dal novembre 1944, 59a Brigata Caio.

ASTA Francesco nato a Scicli soldato Divisione Acqui – 317° Reggimento Fanteria – disperso (morto) a Cefalonia l’8 settembre 1943 durante le fasi di Resistenza contro i tedeschi.

BAGLIERI Giuseppe nato a Ispica il 22/07/1915, Esercito carabiniere. Partigiano in Piemonte da 26 giugno 1944, 6° Divisione GL Comando, nome di battaglia “Bandiera”.

BATTAGLIA Salvatore nato a Vittoria (Rg) il 5/10/1922, patriota, 1° div. Garibaldi “Varalli”-82° brigata “Osella”, detto “Salvatore”.

BERTINI Giorgio nato a Ibla (Ragusa) il 21/07/1899, Esercito medico chirurgo. Partigiano nell’area di Forlì – Cesena, da giugno 1944, 8a Brigata Garibaldi. Nome di battaglia “Dottore”.

BLANCO Biagio nato a Comiso il 10 febbraio 1923, operativo nella Divisione Garibaldi Natisone Brgt. Garibaldi Trieste Btg. 1° ( Friuli-Jugoslavia).

BLUNDO Carmelo nato a Scicli il 13/11/1912. Partigiano nel Lazio da ottobre 1943, Banda Carabinieri Caruso/Fmcr ( Fronte clandestino dei carabinieri dei carabinieri).

BRAFA Rosario nato a Modica il 28/07/1922, soldato Divisione Acqui – 317° Reggimento Fanteria, morto a Cefalonia il 23 settembre 1943 durante le fasi di Resistenza contro i tedeschi.

BRANCATI Antonio Nato a Ispica il 21 dicembre 1920, allievo ufficiale di Fanteria. Partigiano dal 1 marzo 1944 del “Gruppo di Organizzazione” del Comitato Militare di Grosseto, di stanza a Monte Bottigli. Catturato e fucilato il 22 marzo 1944 a Maiano Lavacchio ( Grosseto).

BUCCELLATO Francesco nato a Vittoria il 5/03/1915, avvocato, tenente. Partigiano a Roma dal 16 settembre 1943 Banda Isolato, catturato dai tedeschi.

CACCOMO Angelo nato a Modica il 13/02/1916, Esercito Artiglieria. Partigiano in Piemonte da giugno 1944, formazione: 19° Brigata Garibaldi, 18° Brigata Garibaldi, nome di battaglia “Angelo”.

CALABRESE Giovanni nato a Modica il 29/11/1920, soldato 8° Reggimento Genio – Divisione Partigiana Garibaldi, operante, dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943, contro i tedeschi in Montenegro / Iugoslavia.

CASELLA Salvatore nato a Modica il 13/05/1918, tenente 84° Reggimento Fanteria – Divisione Partigiana Garibaldi, operante dopo l’armistizio del’8 settembre 1943 contro i nazisti in Montenegro/ Jugoslavia. Medaglia di bronzo.

CASSISI Francesco nato a Pozzallo il 20/06/1919, soldato del Battaglione Genio Divisione Taurinense, diventata Divisione Partigiana Garibaldi dopo l’armistizio del’8 settembre 1943 operante contro i tedeschi in Montenegro/Jugoslavia.

CROLLALANZA Giacomo Nato a Modica il 17-08-1917, sottotenente dell’Accademia militare di Modena, della 31 Brg. “Forni” – Parma, nome di battaglia Pablo, poi Comandante della 37 Brg. Garibaldi , dirigente della struttura di Resistenza nel parmense, caduto il 17 ottobre 1944 a Bosco di Corniglio (Pr). Medaglia d’oro al valor militare alla memoria.

CUTELLI Salvatore Nato a Chiaramonte Gulfi, 1894. Maggiore del 58° Reggimento d’Artiglieria della Divisione Legnano. Dopo l’8 settembre nella zona di Chieti organizzò una formazione partigiana, la “Banda Palombaro”. Catturato e fucilato a Bussi ( Chieti) il 14 dicembre 1943.

DELL’ALI Pietro di Pietro, nato a Modica l’11/1/1918, partigiano combattente 3° div. Garibaldi “Pajetta”- 81°brigata “Volante Loss” (Piemonte).

D’ANGELO Vito nato a Chiaramonte Gulfi il 8/01/1918, studente. Partigiano in Piemonte da 15/10/1944, 1° Divisione Langhe, nome di battaglia “Ninni”.

DI GIACOMO Giovanni nato a Comiso il 31/10/1921, soldato Divisione Acqui – 317° Reggimento Fanteria, disperso (morto) il 22 settembre 1943 a Cefalonia durante le fasi di Resistenza contro i tedeschi.

DI GUARDO Giuseppina nata a Vittoria il 10/12/1920, impiegata, Partigiana in Emilia Romagna – Appennino piacentino – dal novembre 1944, SAP Borotti.

DI PIETRO GIUSEPPE Nato a Comiso (RG), 1924, partigiano combattente , caduto a Sarone di Caneva (UD) il 7 marzo 1945.

DI ROSA Salvatore nato a Ragusa il 6/08/1919, carabiniere militare. Partigiano in Emilia Romagna – Appennino piacentino – da ottobre 1944, 6a Brigata Fratelli Molinari.

DI VITA Giuseppe nato a Chiaramonte Gulfi l’1/06/1911, operaio, caporal maggiore. Partigiano in Emilia Romagna – Appennino piacentino – dal giugno 1944, 2° Brigata Busconi.

DI VITA Paolo di Vito, Nato a Chiaramonte Gulfi il 16 gennaio 1923, partigiano combattente, caduto a Zeri ( Massa Carrara) il 20 gennaio 1945.

FACONELLO Giuseppe nato a Modica il 1/01/1919, Esercito caporale maggiore Bersaglieri. Partigiano in Piemonte da 26/01/1945, 181° Brigata Garibaldi Morbiducci, nome di battaglia “Ernesto”.

FAILLA Giovanni nato a Chiaramonti Gulfi il 10/09/1920, Esercito caporale Artiglieria. Partigiano in Piemonte da 5 luglio 1944, 104° Brigata Garibaldi, nome di battaglia “Paolo”.

FALLA Giuseppe nato a Scicli il 19/03/1923, Esercito soldato Genio. Partigiano in Piemonte da 15 aprile 1944, Formazioni: 1° Brigata d’Assalto, 43° Divisione DE Vitis Brigata F. Gallo.

FAILLA Virgilio nato a Modica il 31/03/1921. Da giovane trasferitosi a Padova, dopo l’armistizio del’8 settembre fu componente del gruppo organizzatore della Resistenza nella zona , membro del CLN di Padova. Negli anni successivi fu per diversi anni deputato per il PCI.

FICILI Salvatore nato a Scicli il 4/01/24, soldato . Dopo l’armistizio dell’8 settembre restò rifugiato in una casa colonica in contrada Sant’Andrea (Tolentino). Successivamente al bando di arruolamento obbligatorio emanato dalla RSI, rastrellato dai fascisti e ucciso a colpi di mitra il 7 dicembre 1943 a Tolentino ( Macerata). Una strada di Tolentino è intitolata al giovane martire.

FRANZO Natalizio nato a Ispica il 14/09/1920, soldato Divisione Acqui – 317° Reggimento Fanteria, disperso (morto) il 22 settembre 1943 a Cefalonia durante le fasi di Resistenza contro i tedeschi.

GAROFALO Giovanni nato a Giarratana ( Ragusa) il 17/04/1920. Partigiano in Piemonte, 20a Brigata Garibaldi, morto in combattimento il 27/08/1944. Nome di battaglia “ Fra Diavolo”.

GENNARO Dionisio nato a Ispica il 25/01/1904, impiegato. Partigiano a Roma da 8 settembre 1943, rimasto ferito e mutilato durante un’azione di combattimento contro i nazifascisti il 16 gennaio 1944.

GERRATANA Valentino nato a Scicli l 14/02/1919. Dopo il diploma del liceo classico ( Modica) si trasferì a Roma. Frequentò il corso allievi ufficiali a Salerno. Dopo l’armistizio del’8 settembre 1943 fu tra gli organizzatori della Resistenza a Roma, partigiano nei GAP ( Gruppi Azione Patriottica), medaglia d’argento. Docente universitario, insigne studioso del marxismo e di Gramsci, in particolare con l’edizione critica dei “ Quaderni dal Carcere”. Fu, tra l’altro, tra i fondatori della casa editrice Editori Riuniti.

GRIMALDI Giovanni nato a Ragusa il 23/06/1900. Partigiano nel Lazio da 8 ottobre 1943 fino alla liberazione di Roma. Gruppo Bande Carabinieri Caruso/Fmcr.

GUASTELLA Francesco nato a Ragusa il 5/03/1918, caporal maggiore 1° Battaglione Genio Alpino- Divisione Partigiana Garibaldi dopo l’armistizio del’8 settembre 1943 operante contro i tedeschi in Montenegro / Jugoslavia.

GURRIERI Giuseppe nato a Chiaramonte Gulfi, dopo l’armistizio aggregatosi a una formazione partigiana marchigiana, detto “Pino”. Fucilato dai nazifascisti il 22 marzo 1944 nella strage di Montalto di Cessapalombo ( Macerata) assieme ad altri 32 antifascisti, tutti giovanissimi, in gran parte di Tolentino.

IACONO Giovanni nato a Ragusa il 31/03/1898, maresciallo militare. Partigiano in Emilia Romagna, appennino piacentino, da ottobre 1944, 5a Brigata Ciancio.

IEMOLO Vincenzo nato a Modica il 5/09/1918, contadino, soldato. Partigiano in Emilia Romagna –Appennino piacentino – dal gennaio 1945, 5a brigata Ciancio.

LA CIACERA Giovanni, nato a Modica il 18/1/1918, aviere, caduto, div. “Valdossola. E’ uno dei 43 partigiani fucilati a Fondotoce ( Verbania – Cusio Ossola) il 20 giugno 1944.

LA LOTA Giovanni nato a Vittoria il 28/01/1918, soldato Divisione Acqui – 17° Reggimento Fanteria, morto a Cefalonia il 17 settembre 1943 durante le fasi di Resistenza alle truppe tedesche.

LICITRA Giovanni nato a Vittoria il 14/11/1917, caporale 76° Compagnia Genio Artieri – Divisione Partigiana Garibaldi, dopo l’armistizio del’8 settembre 1943 operante contro i tedeschi in Montenegro/Jugoslavia.

MALLIA Gaetano nato a Vittoria il 19/01/1922. Carabiniere, vicebrigadiere. A Torino, dopo l’armistizio iniziò a collaborare con la Resistenza, il CLNAI – Comitato di Liberazione Nazionale Alta Italia – Nell’estate del 1944 assumerà il ruolo di ufficiale di collegamento della 17a Brigata Garibaldi Felice Cima, capo squadra, fino alla Liberazione.

MAZZONE Romolo nato a Ragusa il 21/06/1924, partigiano nel Lazio da ottobre 1943, formazione Brigate Matteotti.

MELFI Luigi nato a Scicli il 19/03/1904 partigiano nel Lazio da ottobre 1943 formazione Brigate Matteotti.

MICCICHE’ Luigi nato a Vittoria il 21/08/1900, ex soldato esercito, partigiano in Grecia da dopo armistizio 8 settembre 1943.

MICIELI Giovanni nato a Comiso il 9/01/1920, caporale 76° Compagnia Artieri della Divisione Venezia- Divisione Partigiana Garibaldi , dopo l’armistizio del’8 settembre 1943 operante contro i tedeschi in Montenegro/Jugoslavia.

MIRABELLA Carmelo nato a Ispica il 21/10/1917, soldato 26° Magazzino Automb. di C.A., Divisione Partigiana Garibaldi , dopo l’armistizio del’8 settembre 1943 operante contro i tedeschi in Montenegro/Jugoslavia.

MURIANA Giovanni di Angelo, nato a Modica il 16-08-1924, allievo ufficiale Accademia di Modena, della 48 Brg. Garibaldi e della 14 div. Garibaldi 180 Bgt., Capo Squadra Brigata, nome di battaglia Pinko, caduto a Dogliani (CN) il 23-04-1945 in combattimento.

NASELLO Giuseppe nato a Ragusa il 10/11/1901, partigiano nel Lazio da ottobre 1943, formazione Bande Carabinieri Caruso/Fmcr.

OCCHIPINTI Giorgio Nato a Ragusa 7.04.1919. Soldato, caduto il 23/09/1943 combattendo contro i tedeschi a Cefalonia

PACETTO Santo nato a Scicli il 23/08/1917, tenente 84° Reggimento Fanteria – Divisione Partigiana Garibaldi, dopo l’armistizio del’ 8 settembre 1943 operante contro i tedeschi in Montenegro / Jugoslavia. Decorato croce di guerra

PELLIGRA Salvatore Nato a Comiso, Il 22 maggio 1891. Generale di brigata. Comandante dell’artiglieria del Corpo d’Armata Div. Bergamo. All’armistizio dell’8 settembre 1943 si trovava a Spalato (Jugoslavia), si oppose alle truppe tedesche, catturato e fucilato a Signo ( Dalmazia) il 1° ottobre 1943.

PIRRONE Salvatore nato a Vittoria il 26/03/1921, partigiano in Trentino.

PUZZO Rosario nato a Scicli il 11/02/1900, partigiano nel Lazio da 9 settembre 1943, formazione Bandiera Rossa.

PUZZO Salvatore nato a Scicli il 5/02/1916, partigiano nel Lazio da 9 settembre 1943, formazione Bandiera Rossa.

SANTAERA Giovanni Nato a Pozzallo 1/11/1919, comandante 5° plotone mitraglieri, 3° Bg. 17° Reggimento Divisione Acqui, dopo l’armistizio partecipò in prima fila ai combattimenti contro le truppe tedesche a Cefalonia ( Grecia), finiti il 22 settembre 1943 con la fucilazione di gran parte dei soldati italiani. Ha pubblicato il libro di memorie Io, reduce di Cefalonia” (edito 2009)

SELVAGGIO Vincenzo nato a Modica il 13/08/1920, partigiano nel Lazio, formazione Brigate Matteotti.

TORCHI LUCIFERA Pietro nato a Scicli il 15/09/1907, capo segn. 1° classe Marina Militare. Partigiano a Roma da 8 settembre 1943, formazione Fmcr Marina.

TRIBASTONE Salvatore Nato a Ragusa il 25.07.1917 – Brig. di finanza – partigiano, catturato dalle SS il 13.10.1944, deportato, morto nel campo di Dulchon (Germania)

VESPUCCI Mario nato a Ragusa il 24/02/1895, partigiano in Albania da 15 settembre 1943.

Sicuramente è un elenco parziale, vi saranno tante altre persone, ma da l'idea di quanto sia stato vasto il fenomeno. E' un inizio, è una sollecitazione che vuole porre le basi a quella ricerca e a quella memoria in grado di porre le basi per il futuro. Infine, si dice che il 25 Aprile "è una festa divisiva" E' vero, divide gli antifascisti dai fascisti, i democratici dai non democratici. Per quanto mi riguarda è giusto così.


Per scrivere questo post ho consultato questi siti:

https://www.labottegadelbarbieri.org/i-partigiani-siciliani-quarta-parte/

https://www.patriaindipendente.it/servizi/sicilia-quelle-stragi-naziste-dimenticate/

martedì 12 marzo 2024

L'operazione "Ianus" conferma certe tesi.




Foto tratta da Google Immagini 

L'operazione antimafia di questa notte a Gela, denominata "Ianus",  conferma, purtroppo, alcune tesi che io da tempo descrivo in questo mio diario telematico. I clan Rinzivillo, Emanuello e la stidda sono ormai un'unica cosa. Questa compagine criminale controlla buona parte della fascia trasformata (quindi anche il nostro territorio) e utilizza le serre che "gestisce" per produrre marijuana. La stessa viene utilizzata anche come merce di scambio con la cocaina gestita dalle 'ndrine calabresi. E' emerso come venissero importati più di due kg di cocaina a settimana, questo traffico ha generato volumi per svariati milioni di euro che dovevano essere reinvestiti. Va precisato come, da tempo, le famiglie dei Rinzivillo e degli Emanuello sono soci in affari con la  potente 'ndrina dei Morabito, tra le principali trafficanti di cocaina al mondo. 

Questo è il livello criminale. Rimane sempre da capire come queste consorterie riescano a riciclare le masse di denaro che producono illegalmente. Chi sono i complici? Esiste un'area grigia? 

Allego alcuni miei post che provavano a definire quanto oggi è stato in parte confermato dall'operazione 

https://giostracquadanio.blogspot.com/2014/12/un-preoccupante-omicidio.html

https://giostracquadanio.blogspot.com/search?q=fascia+

https://giostracquadanio.blogspot.com/2017/09/ndrangheta-vittoria-piccolo-promemoria.html

https://giostracquadanio.blogspot.com/2018/03/la-nuova-economia.html

https://giostracquadanio.blogspot.com/2024/02/segui-la-cocaina-e-troverai-gli.html



domenica 10 marzo 2024

L'omicidio Russo ci pone di fronte più realtà.


Foto tratta da Google Immagini


Dopo ogni omicidio in questa città (ma non solo in questa città) si generano, con sincronica ciclicità, una serie di circostanze, quasi sempre uguali. L'immancabile clamore mediatico è seguito dal rumoroso chiacchiericcio che si accende nei vari luoghi della socialità cittadina, lo stesso si conclude quasi sempre con la solita frase consolatoria: "menomale che si ammazzano tra di loro".  Accanto a ciò si sviluppano le immancabili polemiche "antimafia" che, come la panna, montano rapidamente per poi repentinamente scomporsi fino a diventare un dibattito tra "addetti ai lavori". Il tutto dura circa una settimana, massimo dieci giorni, fino al funerale della vittima, poi via via si riduce rimanendo a bagnomaria, in attesa di un nuovo fatto e così la situazione si rimette subito in moto.  A me non interessa per niente entrare nel merito di questo dibattito, però non posso non registrare come anche dopo il delitto di Giovanni Russo questo schema si sia ripetuto. Dopo la sera del 27 febbraio (giorno dell'omicidio) tutti siamo stati impegnati a discutere delle modalità dell'omicidio, se era o meno un regolamento di conti nel mondo dello spaccio, se definirlo un omicidio di mafia o no, ma non abbiamo fatto caso ai fatti di cronaca che si susseguivano. Tra il 28 febbraio e il 9 marzo le forze dell'ordine, in provincia, hanno arrestato per detenzione e spaccio di droga almeno quattro persone e sequestrato circa 500 grammi di cocaina che messa sul mercato avrebbero fruttato tra 40 a 50 mila euro. Una goccia in mezzo al mare di polvere che imbianca i tanti, troppi, nasi di questa provincia e  ci dice come la coca sia diventata la benzina che accende la vita di molte persone e la eleva al cubo (ovviamente lo dico in senso negativo). Le mafie sono concrete, hanno capito subito come questa polvere sia il vero carburante della società del XXI secolo e lo hanno monopolizzato, è diventato il loro business principale. Il racket era diventato roba da straccioni, da sfigati e poi le imprese, già stressate dal carico fiscale, non tolleravano più la richiesta del pizzo, denunciavano subito la vessazione. Paradossalmente, il bullo che prima ti poteva chiedere la tangente minacciandoti ora è diventato l'amico che ti vende la carica. Ti aspetta al bar, ti offre anche l'aperitivo, ti fa il regalino o lo sconto sulla dose che ti devi pippare. Non si può definire neanche spacciatore, è un "agente di commercio". Di questi agenti la nostra provincia è piena. Li vedi nei fine settimana nei locali della movida di Modica, di Ragusa, di Marina di Ragusa o di Vittoria, circondati da "clienti" in cerca di "assenza dei limiti". Sono diventati dei punti di riferimento. 
Questo nuovo stato li porta spesso a bypassare chi li fornisce e tentare di procurarsi la merce direttamente dal "grossista"? Forse chi spaccia sta diventando il maggior concorrente di chi lo fornisce? E' in questo contesto che è maturato l'omicidio del 27 febbraio? Le regole, nella bassa criminalità, ti dicono come puoi fottere chi ti sta sopra, ma dicono anche, a chi sta sopra, come fottere chi tu vuole scalzare. E' stato un avvertimento del tipo "guai a chi non rispetta le regole"?  
Ogni cambiamento all'interno della criminalità è battezzato col sangue. Spero, per il bene di questo territorio, che questo omicidio non sia legato a queste logiche, potrebbe essere l'inizio di un "nuovo ciclo". 

A Vittoria, come in tutto il resto della provincia, la distribuzione, il consumo e i sequestri di cocaina continuano ad aumentare di anno in anno. Che piaccia o no la soluzione non può stare solo nel contrasto allo spaccio minuto e al consumo. Il mercato degli stupefacenti produce ragguardevoli profitti che non possono essere gestiti dai personaggi della criminalità locale. Qui, come in molte parti d'Italia, si è sviluppata un'economia malata che mira a sostituire l'economia legale. Fermarsi all'esclusiva narrazione della parte criminale serve a capire alcune dinamiche ma non aiuta a dipanare il grosso della matassa.  Davide Mattiello, sul ilfattoquotidiano.it, prova a dare un'indicazione.
   "Proviamo ad assumere un pre-giudizio e a fare un esercizio…di fantasia. Il pre-giudizio: le fortune criminali delle organizzazioni mafiose sono direttamente proporzionali al grado di convergenza tra interessi mafiosi e interessi politici egemoni. Questo pre-giudizio è fondato e interessante?" 

Io aggiungo: questo pre-giudizio può essere applicato anche per la "provincia babba"?  

       


domenica 11 febbraio 2024

Segui la cocaina e troverai gli interessi della 'ndragheta...anche in provincia di Ragusa.

Foto tratta da Google Immagini

Qualche settimana fa, esattamente il 22 gennaio scorso, il "Corriere della Calabria" pubblicava un articolo dal titolo "Traffico di droga e armi, dal Brasile la regia dell'ex latitante e superboss Rocco Morabito". A leggerlo così si potrebbe subito pensare: ma la Sicilia, o peggio la nostra provincia, in questa "regia" cosa c'entra? La risposta dovrebbe essere: nulla, non c'entra nulla! E invece non è così! Se si inizia a sfogliare quella fitta corona di foglie che caratterizza i rapporti tra le varie economie criminali  si scoprono strane e preoccupanti alleanze. Per comprendere di cosa sto parlando serve, innanzitutto capire chi è Rocco Morabito. Il suo nominativo, prima che nel maggio 2021 venisse arrestato in Brasile, era inserito nella lista dei latitanti di massima pericolosità. "U Tamunga"-  questo il suo singolare soprannome - è un esponente di primissimo piano della 'ndragheta. E' capo di una delle 'ndrine più potenti della Locride e tra i più importanti trafficanti internazionali di droga al mondo.  Il suo gruppo criminale gestisce molte affari e attività, illecite e "lecite", sia nel Nord Italia come all'estero e tra i suoi principali alleati o soci in affari vi sono le famiglie Rinzivillo ed Emmanuello di Gela. Queste due famiglie hanno nello traffico e nello spaccio di sostanze stupefacenti, in particolare cocaina, il loro business principale ed hanno sempre avuto un occhio particolare verso il territorio Ibleo. Nel 2020 la  Squadra mobile di Ragusa scopre come il clan Rinzivillo era interessato all'imprenditoria agricola della zona ipparina. In particolare esponenti di questa famiglia avrebbero cercato più volte, in modo intimidatorio, di "convincere" un imprenditore agricolo che operava nell'agro di Vittoria a cedere i suoi terreni, viceversa avrebbe subito dei danni. Nel  2023 la Procura di Caltanissetta confisca un impero economico da 65 milioni di euro, composto da concessionarie di auto e da immobili, alcuni di questi edifici hanno sede a Marina di Ragusa e a Vittoria. Il provvedimento di confisca, emesso dalla sezione Misure di prevenzione del Tribunale nisseno, colpisce persone che, secondo i magistrati, sono state ritenute contigue e complici del clan Rinzivillo. Il 2 gennaio del 1999 un gruppo di fuoco esegue a Vittoria la  "strage di S.Basilio". All'interno di un bar vengono uccisi tre esponenti della stidda  vittoriese e due ragazzi innocenti, Rosario Salerno e Salvatore OttoneAd organizzare tutto sarebbe stato il gelese Alessandro Emmanuello, fratello del boss Daniele, il quale aveva deciso di eliminare i referenti della stidda vittoriese per poi estendere il proprio predominio non solo su Vittoria ma più complessivamente sull'area iblea.  Ma i rapporti tra gruppi criminali locali e le 'ndrine calabresi non finisco mica qui. Nel settembre del 2015 la Dda di Roma scopre un traffico di cocaina svolto con i camion che trasportavano fiori tra Vittoria e l'Olanda. A gestire gli affari sarebbero stati alcuni esponenti locali insieme alla ‘ndrina dei Crupi, inserita a pieno titolo nella potente cosca dei Commisso. Nel dicembre del 2014, a Vittoria, in pieno centro, viene ucciso Michele Brandimarte, fratello di Alfonso e Giuseppe, esponenti di primo piano della ‘ndrina di Gioia Tauro e tra i più grossi "commercianti" di cocaina in Europa. Nel dicembre del 2021 la Guardia di Finanza di Catania disarticola un cartello, gestito dalle 'ndrine calabresi, dedito al traffico di cocaina, hashish e marijuana, con base operativa ad Ispica. Il gruppo, composto da soggetti catanesi, ragusani, albanesi, calabresi e maltesi, smerciava soprattutto cocaina in Sicilia, Lombardia e Malta. 

In questa breve cronistoria emerge con evidenza un fatto: le cosche locali o limitrofe al territorio ibleo dipendono ormai da tempo dalle famiglie calabresi sia per l'approvvigionamento della cocaina ma anche come organizzazione delle stesse. Si può tranquillamente affermare cha la 'ndragheta  gestisce "indirettamente" questo territorio. Per essere più chiaro: gli affari delle 'ndrine calabresi e dei suoi soci non si fermano mica al traffico delle droghe. Le masse di denaro prodotte col business della coca vengono riciclate in molte attività legali, in particolare turismo e agroalimentare, due settori che da tempo caratterizzano lo sviluppo economico della nostra provincia. Da tempo si sente dire che lungo la fascia costiera che va da Pozzallo fino a Playa Grande dovrebbero nascere nuovi alberghi e resort di lusso. E' possibile che questo affare possa interessare i calabresi, i quali hanno avuto da sempre una "passione" per la realizzazione e gestione delle strutture turistiche?  Mi permetto di segnale come da tempo la fascia costiera orientale della nostra provincia è caratterizzata da incendi (dolosi?) di diverse attività balneari. Queste imprese danno forse fastidio agli investimenti che si dovranno realizzare? Domande semplici, che sommessamente giro agli inquirenti.

Sciascia scriveva che Ragusa era "Una provincia che gli altri siciliani chiamano babba con un sorriso”. Quel sorriso copriva e copre una consapevolezza:  la babbitudine ragusana è una coltre che sa nascondere bene interessi leciti e illeciti, spavaldi e facinorosi, che è meglio non vedere. Un vecchio adagio siciliano recita: mettiti ccu chiddi miegghiu di tia e appizzaci i spisi (stai accanto ai migliori anche se ci rimetti economicamente). Ed è così che la 'ndragheta è entrate nel territorio ibleo!?

Per chi vuole approfondire segnalo alcuni link che ho consultato:

https://www.corrieredellacalabria.it/2024/01/22/traffico-di-droga-e-armi-dal-brasile-la-regia-dellex-latitante-e-superboss-rocco-morabito/?fbclid=IwAR3pU02swDE568uaaflXVN8aD3cUFaD8KQXgZExVpTKHqw-ndnQxBrPrpSs

https://it.wikipedia.org/wiki/%27Ndrina_Morabito

https://www.rainews.it/tgr/sicilia/articoli/2020/02/sic-Gela-Vittoria-estorsione-mafia-8f69d3a8-a827-4c6f-8ded-ae6e49acee30.html

https://www.lasicilia.it/cronaca/confisca-da-65-milioni-di-euro-per-tre-imprenditori-di-gela-vicini-a-clan-rinzivillo-1790630/

https://corrieredelmezzogiorno.corriere.it/catania/notizie/cronaca/2013/21-gennaio-2013/strage-san-basilio-presi-5-uomini-commando-quattordici-anni--2113636183570.shtml

https://meridionews.it/vittoria-droga-e-centri-scommesse-e-lasse-tra-mafia-e-ndrangheta/

https://reggio.gazzettadelsud.it/foto/cronaca/2019/09/05/il-vuoto-di-potere-i-nuovi-narcos-e-i-portuali-infedeli-cosi-la-cocaina-passa-da-gioia-tauro-67aa184d-6205-48d1-a2a0-4d5715389b88/

https://meridionews.it/droga-la-pista-siciliana-degli-affari-tra-ndrine-e-colombia-porto-di-catania-amici-di-vittoria-e-acquirenti-palermitani/

https://www.citynow.it/nomi-arresti-la-vallette-narcotraffico-calabria-sicilia-malta/

https://www.avvenire.it/attualita/pagine/il-boss-chiede-di-ripulirsi-dalla-ricerca-google

https://www.ragusaoggi.it/sequestro-e-indagini-su-incendio-al-lido-sud-a-marina-di-modica-nessuna-pista-esclusa/



domenica 21 gennaio 2024

LA MALAMOVIDA


A Comiso, a Modica, a Ragusa come a Vittoria da tempo c'è un problema di criminalità giovanile che nei fine settimana alimenta una forte insicurezza. I fatti accaduti a Vittoria non sono un caso isolato. Azioni di questo tipo non avvengono solo in questo territorio. Chi pensa e scrive che tutto questo succede solo a Vittoria lo fa o per nascondere consapevolmente la polvere sotto il tappeto o peggio per indicare che la pecora nera è solo una. Non è così. La cronaca degli ultimi mesi è piena di fatti simili accaduti anche in altre realtà di questa provincia. Nessuno però dice con forza che vi è un'assoluta inadeguatezza delle forze dell'ordine ad affrontare questo problema. Nessuno pensa che questa nuova forma di criminalità, nel tempo, può diventare criminalità mafiosa e il suo brodo di coltura è la così detta movida. Dovrebbe essere chiaro a tanti che la mafiosità non si misura solo con la capacità di aggregazione, ma anche e soprattutto con i comportamenti violenti. Nessuno dice come questa nuova figura di criminalità, nei fine settimana, invade e si mescola nelle vie e nelle piazze del divertimento e si impone con lo spaccio di sostanze stupefacenti e con azioni tanto irruente quanto eclatanti. Per chi non avesse ancora capito queste sono forme elementari di "collegamento" con il territorio che per troppo tempo sono state sottovalutate, derubricate a fatti isolati o peggio ancora ignorate. E' venuto il tempo che questi fenomeni vengano presi seriamente in considerazione dagli organi preposti prima che la loro degenerazione rovini e comprometta definitivamente quell'animazione e quella vivacità sociale che ha e sta caratterizzando molti centri storici di questa provincia. Il male non è la movida. Il male è la cattiva gestione della movida che sta generando paura tra le tante imprese sane del settore e nelle famiglie dei giovani che vogliono divertirsi, in serenità e senza problemi, nei fine settimana.    

martedì 2 gennaio 2024

25 anni dalla strage di San Basilio. Non serve alimentarsi di solo dolore.


Foto Franco Assenza

Per Vittoria e solo per Vittoria il 2 gennaio è la data che fa calare, di colpo e in largo anticipo, il sipario sulle feste natalizie. Un quarto di secolo fa la mafia deturpò in modo permanente il volto della città, ma dopo 25 anni continuiamo a nutrirci solo del dolore causato da quella strage di mafia che stroncò brutalmente la vita di due ragazzi innocenti: Rosario Salerno e Salvatore Ottone.  Dopo tutto questo tempo non riusciamo ancora a chiederci cosa sono diventate le mafie di questa terra. Proprio per onorare la memoria di quei due ragazzi, oltre alla celebrazione del ricordo abbiamo l'obbligo di affiancare alcune considerazioni per capire cosa è successo e cosa sta succedendo in questo territorio (il concetto ovviamente non riguarda solo Vittoria, sarebbe troppo riduttivo). Solo così possiamo avviare forme serie e vere di contrasto sociale alle mafie di questa terra. 

Dopo il 2 gennaio del 1999 il sistema criminale ibleo è diventato invisibile. Fino a quella data abbiamo conosciuto una mafia che sparava e ammazzava e i morti ci raccontavano i contrasti che vi erano dentro quell'organizzazione (quando si dice che i morti parlano).  Poi sono arrivati gli arresti, i processi, le confessioni di qualche pentito e tutto ci ha fatto percepire che le mafie fossero state ridimensionate o addirittura sconfitte. Ma non è stato e non è così. Le stesse, dopo aver fatto "pulizia", si sono inabissate, hanno avviato una ristrutturazione costante e silenziosa dando un ordine e un controllando a ciò che succedeva e succede nel territorio. Così hanno riacquistato forza e credibilità sia sul piano sociale e sia sul piano economico. Le crisi economiche di questi anni sono state il loro migliore alleato, così come è stata utilissima quella "borghesia mafiosa", che da sempre indossa, per varie convenienze,  la maschera della "società civile", ma nei fatti è stata ed è il più grande alleato delle economie criminali. 

In questi anni la provincia di Ragusa è stata trasformata nel più grande hub di droga della Sicilia Orientale. Basta digitare la parola "droga" nella barra di ricerca di uno dei giornali on line della nostra provincia per ottenere centinaia di pagine che ti riassumono decine di operazioni antidroga, dalle più piccole a quelle più significative.  Il prodotto maggiormente commercializzato (sia negli scambi tra clan che nello spaccio giornaliero) è diventato la cocaina.  Le relazioni periodiche del SERT sul consumo degli stupefacenti in provincia di Ragusa ci hanno spiegato e ci spiegano con chiarezza cosa è successo e cosa sta succedendo in questa terra. In pochi anni il consumo medio di cocaina ha superano  il 70%. Le masse enormi di denaro generate da questo commercio che fine hanno fatto e che fine fanno? Come e dove sono state o vengono riciclate? In quali settori economici? Nel turismo? Nell'edilizia? Nella distribuzione organizzata? E i complici, o meglio i tecnici o i professionisti, che hanno garantito e garantiscono e gestiscono questo enorme riciclo di denaro...esistono? Oppure questi soldi si sono reimpiegati o si rimpiegano da soli?  Quesiti che restano senza uno straccio di replica da 25 anni. Eppure in tutto questo tempo ci siamo trovati di fronte a delle circostanze così evidenti che anche un neonato avrebbe avuto la capacità di notarle. Malgrado ciò in questi anni inquirenti e antimafia di professione sono stati troppo ostinati o molto affezionati a cercare e a discutere di una mafia che non c'è più.  E' stato così difficile "capire" che quel modello criminale, rozzo e violento, si è via via "estinto"? Forse si sono sentiti orfani di un tipo di mafia troppo visibile che faceva comodo?  Sembra che vi sia stato  come una sorta di rifiuto nel notare l'evoluzione da quel tipo di mafia a criminalità economica. Ciò nonostante in questi anni qualcuno ha provato a ipotizzare, a far notare, che li dove girano tanti soldi ci potrebbe essere tanta economia mafiosa,  se vi sono pochi omicidi potrebbe significare che vi siano tanti "affari" e se vi sono "affari" c'è bisogno di una certa serenità, di conseguenza si deve sparare poco.  Ma queste ipotesi, forse per comodità (?), sono state esautorate. 

Lo ripeto, e non per fare polemica, smettiamola (io per primo) di ragionare solo nei termini della celebrazione del ricordo. Il ricordo la memoria sono importanti ma contemporaneamente dobbiamo fare tutti un passo avanti per costruire nel territorio quell' antimafia sociale che qui stenta da tempo a partire. E' il modello di contrasto più fastidioso per le econome malate e il più utile al progresso del territorio. Se le mafie e le loro economie non si cercano...non si trovano. Se non si trovano...non si possono contrastare. 

P.s. 

In tante città della provincia, c'è un problema di criminalità giovanile che alimenta insicurezza. Il tutto è condito da un'assoluta inadeguatezza delle forze dell'ordine ad affrontare questo problema. Questa criminalità, nel tempo, può diventare criminalità mafiosa. Il suo brodo di coltura è la così detta movida. Nei fine settimana questa criminalità invade le vie e le piazze del divertimento e si impone con lo spaccio e con azioni violente. Sono forme elementari di "connessione" col territorio che non possono più essere sottovalutate. Anche questo fenomeno va preso in seria considerazione prima che degeneri, rovinando e compromettendo in modo definitivo l'animazione e la vivacità sociale che ha e sta caratterizzato positivamente molti centri storici di questo territorio.

sabato 28 ottobre 2023

SERRICOLTURA SOSTENIBILE, LA FASCIA TRASFORMATA NON DEVE DIVENTARE "LA TERRA DEI FUOCHI".


Negli anni sono diventate diverse le emergenze ambientali lungo la fascia serricola del Sud Est siciliano. La pratica illegale delle fumarole sta appiccicando a questa zona l'appellativo di "Terra dei Fuochi". Queste problemi vanno definitivamente affrontati. Non si può più perdere tempo. La poca qualità ambientale rischia di mette seriamente a rischio il pregio dell'ortrofrutta che si produce e di conseguenza la tenuta economico sociale di questo territorio.

Sappiamo tutti che produrre beni o servizi da consumare è lo scopo di ogni attività economica, ma questa funzione implica, da sempre, sia lo sfruttamento di risorse naturali sia l'utilizzo di vari materiali che poi, in parte, diventeranno rifiuti dispersi nell'ambiente. Aumentare la produzione oltre a far cresce il depauperamento delle risorse implica anche un maggiore uso di materiali generando più rifiuti.  La serricoltura siciliana è all'interno di questo schema economico, è un modello di produzione agricola avanzato, capace di produrre ortofrutta di alta qualità. Nel tempo è diventata sempre più energivora (consuma sempre più acqua e sfrutta sempre di più il suolo),  per crescere ha sempre più bisogno di materiali (plastica, polistirolo, ferro,...)  che poi diventano rifiuti, quasi sempre smaltiti in modo poco legale. E' evidente come questo modello produttivo, sviluppatosi lungo la fascia Sud della Sicilia, se non modifica molti dei suoi aspetti attuali non sarà più sostenibile. Il rischio è che i livelli di sfruttamento e di inquinamento superino la capacità dell'ecosistema di "assorbirli" mettendo così definitivamente a rischio  la qualità dell'ambiente e di conseguenza quella delle produzioni. E' urgente, e non da ora, un cambio di mentalità che si basi su un concetto semplice ma diverso rispetto all'attuale: "fare di più utilizzando meglio e di meno". Sembra facile a dirsi e a scriverlo, ma nei fatti è molto complicato. 

Per molti serricoltori produrre in modo sostenibile non viene ancora percepito come un'esigenza, risulta un fatto molto poco concreto, diseconomico. Tra di loro prevale un irremovibile conservatorismo che viene assecondato e giustificato, in modo trasversale, da buona parte della classe politica. Però alcune tecnologie e servizi che possono migliorare in modo sostenibile un modello produttivo così importante già ci sono. I vivai invece di utilizzare i vassoi in polistirolo, dove si seminano e germogliano le piante poi coltivate nelle serre, potrebbero utilizzare dei vassoi in plastica che, a differenza dei precedenti, andrebbero riconsegnati al vivaio per essere riutilizzati dopo la sanificazione.  In questo modo verrebbe eliminato un rifiuto molto valido per attivare le fumarole.  

Discarica abusiva di vassoi in polistirolo

Vassoio in plastica

Sanificatore vassoi in plastica

Il filo e i gancetti in plastica che servono per legare e sostenere la pianta possono essere sostituiti da filo e gancetti in fibra vegetale.  Molti produttori  lamentano scarsa resistenza e un costo elevato sia dei gancetti e sia del filo in fibra vegetale. La resistenza ormai è un falso problema, le caratteristiche di questi materiali sono molto simili, se non uguali, a quelli in plastica.  Sul costo,  sono stati analizzati i costi di gestione complessivi di un'azienda di 10.000 mq. Per un ciclo lungo di produzione di pomodoro ciliegino (settembre giugno) in media si spendono circa 80 mila Euro. La spesa relativa al filo e ai gancetti in plastica incide circa l'1%. Per quelli in fibra vegetale la spesa può aumentare, massimo, di un altro 1%. 

Fratta pronta per alimentare una fumarola

Una spesa irrisoria renderebbe la fratta, cioè gli sterpi delle piante dei prodotti ortofrutticoli, un normale rifiuto vegetale. In questo modo invece di essere estirpata e ammassata fuori dalle serre  - con fili e ganci in plastica aggrovigliati - e poi essere utilizzata per alimentare le fumarole, potrebbe essere trinciata sul posto. Il prodotto della trinciatura, cioè erba sminuzzata, proteggerebbe il suolo, creerebbe ostacoli alla formazione di erbe infestanti, si trasformerebbe in concime migliorando la qualità della terra su cui si produce.

Due proposte fattibili tra le tante che metterebbero fuori uso due rifiuti (polistirolo e fratta) che sono di fatto il carburate principale delle fumarole. Per agevolare queste proposte potrebbe essere utile da un lato una norma che porti i vivai a non utilizzare i vassoi in polistirolo in favore di quelli in plastica;  dall'altro una misura agevolativa - un credito d'imposta (?) -  per i produttori che acquistano i lacci e i gancetti in fibra vegetale al posto di quelli in plastica.  

L'eliminazione di questi due rifiuti ridimensionerebbe il ruolo delle ecomafie di questa terra. Non nascondiamoci dietro un dito, ci sono state e ci sono troppe anomalie nella gestione dei rifiuti serricoli. Sono una risorsa, un business, troppo importate per l'imprenditoria criminale.  Gestirne la raccolta significa controllare il territorio e le aziende. L'inchiesta "Plastic free" dell'ottobre del 2019, ci ha confermato come da tempo le organizzazioni criminali di questo territorio si siano appropriate dei rifiuti delle attività serricole e ne abbiano fatto un uso, diciamo, "distorto". Alla luce di questi fatti sorgono due domande: ma tutte le fumarole possono essere addebitate all'insensibilità dei produttori? Non c'è il sospetto che alcune siano attivate per bruciare qualcos'altro e i vassoi in polistirolo e la fratta possono essere utilizzati per azionare e per coprire ciò che si brucia? Domande che meriterebbero un serio approfondimento da parte degli organi inquirenti.

La serricoltura ha avuto e ha un ruolo economico e sociale fondamentale per questa terra. Ha creato e crea lavoro e reddito, ha impedito che la nostra costa venisse deturpata dagli impianti petrolchimici, ma è anche diventata troppo invasiva. Questo modello di produzione agricola è valido e importate, ma va rivisto nel suo profondo, va obbligatoriamente condotto verso la sostenibilità. I territori agricoli che si sono via via convertiti verso questo concetto stanno diventando appetibili anche da un punto di vista turistico. C'è un binomio che sta diventando un unicum indissolubile: la qualità di un prodotto dipende dalla qualità ambientale del territorio in cui si produce quel prodotto.  

Le denunce fatte negli anni dalle associazioni ambientaliste (Fare Verde, Legambiente, Terre Pulite)  hanno avuto il merito di aver messo a nudo un problema. Ma dopo la denuncia servono le proposte. I prodotti di questa terra nei prossimi anni saranno fortemente ricercati nei mercati europei per un insieme di fattori che si sono inanellati a nostro favore. Le produzioni del Nord Africa sono fortemente diminuite per colpa della siccità (https://www.freshplaza.it/article/9533236/il-cambiamento-climatico-e-una-realta-per-l-agricoltura-marocchina/). Le produzioni del Nord Europa - fatte in serre riscaldate - causa l'aumento del gas (guerra in Ucraina) sono state significativamente ridimensionate (http://www.corriereortofrutticolo.it/2022/09/12/prezzi-del-gas-alle-stelle-olanda-le-produzioni-serra-crisi-profonda/).  E' evidente come la fascia trasformata siciliana e il suo modello produttivo sono, in questo momento, un punto di riferimento per il mercato dell'ortofrutta europea.  Non possiamo sprecare quest'occasione. C'è l'obbligo di invertire velocemente la tendenza attuale. Dobbiamo riappropriarci di un concetto che abbiamo rimosso troppo velocemente: agricoltura significa difendere l'ambiente lavorando la terra, mantenendo il suolo sano e permeabile ed evitando in ogni modo qualsiasi tipo di inquinamento. Questo concetto oltre ad avere un'incidenza economica è un obbligo civile e morale che la classe politica, le istituzioni, il sindacato, le associazioni e soprattutto il mondo produttivo devono mettere in cima alle loro agende. 

 Perseverare ignorando le evidenze,  continuare a giustificare certi comportamenti, assecondare il conservatorismo di molti produttori, accusare chi pone un problema (associazioni ambientaliste) di essere il problema, non avanzare proposte affinché tutto resti com'è,  non denunciare gli interessi delle ecomafie,...potrà determinare consenso, consolerà il dolce oblio che caratterizza questa terra, ma ci sta portando ad essere definiti, in modo indelebile, "Terra dei Fuochi" o "Chernobyl della Sicilia". Queste frasi ci vengono già incollate nelle varie narrazioni. Vogliamo che queste marchio di "Indicazione Geografica Protetta" attesti definitivamente i nostri luoghi e le nostre produzioni? Oppure è arrivato il tempo di avviare un serio cambiamento verso la sostenibilità ambientale della serricoltura!?