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Il ballo del "io non c'entro ... non è colpa mia" attorno alle anomalie che incartavano l'aeroporto di Catania, inizia la
notte tra il 16 e il 17 luglio. Il Terminal C dell'aerostazione in
poche ore va in fumo. Un cortocircuito farà partire un incendio che
scoperchierà una serie infinita di inadeguatezze
infrastrutturali che una classe politica evanescente non ha mai voluto affrontare.
Per capire la dimensione del danno bisogna prima sapere
cos'è l'aeroporto di Catania. Il “Vincenzo Bellini” è il quarto
aeroporto italiano con una media annua di oltre 100 voli al giorno
(250 solo nel periodo estivo). Secondo la Relazione 2022
dell’Autorità di Regolazione dei Trasporti, l'aeroporto di Catania, nel 2021, con i suoi 4.632.830 passeggeri è
il primo per traffico nazionale. Ha superato Fiumicino, Malpensa e
Palermo. La
tratta Catania-Roma è la prima in Italia, nonché la quarta in
Europa. Una struttura che presenta questi numeri dovrebbe avere un
sistema di sicurezza all'altezza dei suoi primati, a cominciare dal
sistema antincendio. Sicuramente, “sulla carta”, il sistema era
a norma. Ma dopo il 16 luglio quella “carta” è andata in fumo
insieme al Terminal C. E' stata “incenerita” da un condizionatore
d'aria montato nello stand di auto a noleggio che, in un'afosa sera d'estate, o per il lungo utilizzo legato al caldo eccessivo o per scarsa manutenzione, non ce l'ha fatta. Ha preso fuoco. Le
fiamme oltre a distruggere una parte del terminal C, hanno messo in
evidenza la fragilità dell'aeroporto e dei sistemi infrastrutturali
ad esso collegati. Ma ciò che più è venuto alla luce è uno scontro politico che molti facevano finta di non vedere. Schifani,
Lombardo, Prestigiacomo, Forzese, D'Urso, Trantino, Pogliese,
Barbagallo, pezzi del centrodestra, frazioni del centrosinistra,
organizzazioni di categorie e sindacali, “amici”, "compari", “alleati”,
... tutti appassionatamente armati l'uno contro l'altro. Dietro le accuse e i rimpalli di responsabilità si nasconde il motivo vero dello scontro. La madre di tutte le questioni: il rinnovo degli
organi della Camera di Commercio del Sud Est. Questo ente con il 61.11%, è l'azionista di maggioranza della SAC, la società che
amministra e gestisce l'aeroporto di Catania e di Comiso. L'ente
camerale da qualche mese è commissariato. A questa condizione si è
arrivati a colpi di sentenze del TAR e del CGA. Uno scontro
apparentemente “amministrativo”, ma nei fatti fra fazioni
“politiche”. Le punte avanzate di questo scontro sembrerebbero: da un lato l'ex presidente
della Camera di commercio, Pietro Agen, dall'altra l'amministratore delegato della Sac, Nicola Torrisi
(entrambi dirigenti di Confcommercio). Governare la CCIAA del Sud Est
significa nominare gli amministratori della Sac, questi a loro volta gestiranno le infrastrutture aeroportuali (Catania e Comiso) e
coordineranno e controlleranno le attività dei vari operatori
privati presenti nel sistema aeroportuale. Ma non
finisce qui. La Sac a sua volta controlla il 100% di Sac service, l'azienda di
servizi dell'Aeroporto di Catania - altra società con amministratori
che vanno nominati - che ha come oggetto sociale la gestione di
strutture di supporto del traffico aeroportuale e dei trasporti in
genere. Tra le parti politiche in lotta, di fronte a tanta
abbondanza di nomine e di incarichi impera da tempo un tormentone:
“ppi mia chi c'è!? … a mia cchi mi tocca!?” (per me cosa c'è!? …
a me cosa mi spetta!?). Queste richieste, forse, piano piano, hanno fatto perdere alla CCIAA, il ruolo di ente promotore degli
interessi generali delle imprese e delle economie locali. Di conseguenza anche l'aeroporto, passo dopo passo, ha smarrito il ruolo al servizio al territorio. Tutto questo non era politicamente vantaggioso? Sono
diventati dei centri di potere capaci, alla bisogna, di assecondare
i vizi antichi della politica? Forse si. Gli esempi non mancano. Come definire
i bandi per la ricerca di personale, pubblicati nel sito della Sac
service, in piena campagna elettorale per le amministrative di
Catania e Acireale?
https://www.sacservice.it/wp-content/uploads/2023/03/PRM-Bando-selezione-Assistente-alle-persone-con-ridotta mobilita.pdf
https://www.sacservice.it/wp-content/uploads/2023/04/Avviso-di-convocazione-prova-selettiva-Guardia-Particolare-Giurata.pdf
Come spiegare l'utilizzo eccessivo degli appalti con affidamenti diretti o negoziati? Per essere più chiaro: dal 2018 al 2022 su 5.300 delibere per oltre 145 milioni di euro, 4.000 erano con affidamenti diretti per 113 milioni di euro. L'Agenzia Nazionale Anti Corruzione, nell'agosto del 2022, con una nota sentì
l'esigenza di evidenziare questo comportamento della Sac. “Sul
totale degli appalti affidati negli ultimi 5 anni dalla società Sac,
soltanto il 2% è stato assegnato con gara aperta. Il 98% degli
affidamenti è stato conferito in modo diretto o negoziato. Ciò
denota una gestione delle infrastrutture e delle attività presso
l'aeroporto di Catania carente dal punto di vista della
programmazione e non corretta applicazione del Codice degli appalti”.
La
risposta della Sac a questa sollecitazione fu, per alcuni versi, un vero capolavoro di
acrobazia linguistica (complimenti sinceri).
“L'ANAC
è un'autorità di vigilanza con cui si ha un costante rapporto di
collaborazione. La nota 2141/2022 non ha erogato alcuna sanzione ma
ha invitato la società aeroportuale, così come indicato nella nota
stessa, a prestare maggiore attenzione ad alcuni profili di carattere
tecnico giuridico per una migliore applicazione della complessa e
articolata normativa sugli appalti pubblici. In ogni caso, gli utili
suggerimenti saranno accolti con riferimento ai contratti
strettamente strumentali all'attività aeroportuale. La stessa ANAC
ha difatti riconosciuto la Sac come impresa pubblica che opera in un
settore speciale. La società opera nel rispetto del codice degli
appalti e della trasparenza e comunicherà le determinazione assunte
così come richiesto”.
https://www.anticorruzione.it/-/sac-troppe-ombre-sugli-appalti.
Quando
si è impegnati a soddisfare questo tipo di esigenze, può anche
succedere che, involontariamente, si presti poca attenzione alle
gestioni correnti, come ad esempio verificare con ciclica cadenza il
funzionamento dell'impianto antincendio. In questi casi può succedere, come è
successo, che, nel
periodo dell'anno più importante per il turismo siciliano, un
banale cortocircuito causato da un condizionatore blocchi, come ha bloccato, l'operatività del quarto aeroporto italiano, mostrando, al mondo
intero, la totale inadeguatezza del sistema infrastrutturale
dell'isola oltre all'immensa incapacità della sua classe politica, capace solo di litigare e rimpallarsi le responsabilità.
“Se c'erano i privati tutto questo non sarebbe successo!”, ha
esclamato qualcuno per sviare l'attenzione e riaprire una vecchia questione. A questo qualcuno sarà
sfuggito come sono state gestite per anni le autostrade e il ponte
Morandi in particolare. Una cosa però è certa,
il cortocircuito oltre a bloccare l'aerostazione catanese ne ha
soprattutto deprezzato il suo valore economico. Adesso, parlare di
privatizzazione (che non è sinonimo di efficienza) significa
svendere. Ora si che per qualcuno, privatizzare è un affare! C'è chi ha esclamato: Per colpa di un condizionatore ci siamo ammuccati
qualche miliardo. Di
fronte a tutto questo disastro (o fortuna?) chissà adesso chi
festeggerà.