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martedì 8 agosto 2023

AEROPORTO DI CATANIA, DOPO IL FUOCO UN SAC ... DI GUAI.

 

Foto presa da Google Immagini

Il ballo del "io non c'entro ... non è colpa mia"  attorno alle anomalie che incartavano l'aeroporto di Catania, inizia la notte tra il 16 e il 17 luglio. Il Terminal C dell'aerostazione in poche ore va in fumo. Un cortocircuito farà partire un incendio che scoperchierà una serie infinita di inadeguatezze infrastrutturali che una classe politica evanescente non ha mai voluto affrontare. 

Per capire la dimensione del danno bisogna prima sapere cos'è l'aeroporto di Catania. Il “Vincenzo Bellini” è il quarto aeroporto italiano con una media annua di oltre 100 voli al giorno (250 solo nel periodo estivo). Secondo la Relazione 2022 dell’Autorità di Regolazione dei Trasporti, l'aeroporto di Catania, nel 2021, con i suoi 4.632.830 passeggeri è il primo per traffico nazionale. Ha superato Fiumicino, Malpensa e Palermo. La tratta Catania-Roma è la prima in Italia, nonché la quarta in Europa. Una struttura che presenta questi numeri dovrebbe avere un sistema di sicurezza all'altezza dei suoi primati, a cominciare dal sistema antincendio. Sicuramente, “sulla carta”, il sistema era a norma. Ma dopo il 16 luglio quella “carta” è andata in fumo insieme al Terminal C. E' stata “incenerita” da un condizionatore d'aria montato nello stand di auto a noleggio che, in un'afosa sera d'estate, o per il lungo utilizzo legato al caldo eccessivo o  per scarsa manutenzione, non ce l'ha fatta. Ha preso fuoco. Le fiamme oltre a distruggere una parte del terminal C, hanno messo in evidenza la fragilità dell'aeroporto e dei sistemi infrastrutturali ad esso collegati. Ma ciò che più è venuto alla luce è uno scontro politico che molti facevano finta di non vedere. Schifani, Lombardo, Prestigiacomo, Forzese, D'Urso, Trantino, Pogliese, Barbagallo, pezzi del centrodestra, frazioni del centrosinistra, organizzazioni di categorie e sindacali, “amici”, "compari", “alleati”, ... tutti appassionatamente armati l'uno contro l'altro. Dietro le accuse e i rimpalli di responsabilità si nasconde il motivo vero dello scontro. La madre di tutte le questioni: il rinnovo degli organi della Camera di Commercio del Sud Est. Questo ente con il 61.11%, è l'azionista di maggioranza della SAC, la società che amministra e gestisce l'aeroporto di Catania e di Comiso. L'ente camerale da qualche mese è commissariato. A questa condizione si è arrivati a colpi di sentenze del TAR e del CGA. Uno scontro apparentemente “amministrativo”, ma nei fatti fra fazioni “politiche”. Le punte avanzate di questo scontro sembrerebbero: da un lato l'ex presidente della Camera di commercio, Pietro Agen, dall'altra l'amministratore delegato della Sac, Nicola Torrisi (entrambi dirigenti di Confcommercio). Governare la CCIAA del Sud Est significa nominare gli amministratori della Sac, questi a loro volta gestiranno le infrastrutture aeroportuali (Catania e Comiso) e coordineranno e controlleranno le attività dei vari operatori privati presenti nel sistema aeroportuale. Ma non finisce qui. La Sac a sua volta controlla il 100% di Sac service, l'azienda di servizi dell'Aeroporto di Catania - altra società con amministratori che vanno nominati - che ha come oggetto sociale la gestione di strutture di supporto del traffico aeroportuale e dei trasporti in genere. Tra le parti politiche in lotta, di fronte a tanta abbondanza di nomine e di incarichi impera da tempo un tormentone: “ppi mia chi c'è!? … a mia cchi mi tocca!?” (per me cosa c'è!? … a me cosa mi spetta!?). Queste richieste, forse, piano piano, hanno fatto perdere alla CCIAA, il ruolo di ente promotore degli interessi generali delle imprese e delle economie locali. Di conseguenza anche l'aeroporto, passo dopo passo, ha smarrito il ruolo al servizio al territorio. Tutto questo non era politicamente vantaggioso? Sono diventati dei centri di potere capaci, alla bisogna, di assecondare i vizi antichi della politica? Forse si. Gli esempi non mancano. Come definire i bandi per la ricerca di personale, pubblicati nel sito della Sac service, in piena campagna elettorale per le amministrative di Catania e Acireale?

https://www.sacservice.it/wp-content/uploads/2023/03/PRM-Bando-selezione-Assistente-alle-persone-con-ridotta mobilita.pdf  

https://www.sacservice.it/wp-content/uploads/2023/04/Avviso-di-convocazione-prova-selettiva-Guardia-Particolare-Giurata.pdf 

Come spiegare l'utilizzo eccessivo degli appalti con affidamenti diretti o negoziati? Per essere più chiaro: dal 2018 al 2022 su 5.300  delibere per oltre 145 milioni di euro,  4.000 erano con affidamenti diretti per 113 milioni di euro.  L'Agenzia Nazionale Anti Corruzione, nell'agosto del 2022, con una nota sentì l'esigenza di evidenziare questo comportamento della Sac.  Sul totale degli appalti affidati negli ultimi 5 anni dalla società Sac, soltanto il 2% è stato assegnato con gara aperta. Il 98% degli affidamenti è stato conferito in modo diretto o negoziato. Ciò denota una gestione delle infrastrutture e delle attività presso l'aeroporto di Catania carente dal punto di vista della programmazione e non corretta applicazione del Codice degli appalti”. 

La risposta della Sac a questa sollecitazione fu, per alcuni versi,  un vero capolavoro di acrobazia linguistica (complimenti sinceri). 

L'ANAC è un'autorità di vigilanza con cui si ha un costante rapporto di collaborazione. La nota 2141/2022 non ha erogato alcuna sanzione ma ha invitato la società aeroportuale, così come indicato nella nota stessa, a prestare maggiore attenzione ad alcuni profili di carattere tecnico giuridico per una migliore applicazione della complessa e articolata normativa sugli appalti pubblici. In ogni caso, gli utili suggerimenti saranno accolti con riferimento ai contratti strettamente strumentali all'attività aeroportuale. La stessa ANAC ha difatti riconosciuto la Sac come impresa pubblica che opera in un settore speciale. La società opera nel rispetto del codice degli appalti e della trasparenza e comunicherà le determinazione assunte così come richiesto”.

https://www.anticorruzione.it/-/sac-troppe-ombre-sugli-appalti.

Quando si è impegnati a soddisfare questo tipo di esigenze, può anche succedere che, involontariamente, si presti poca attenzione alle gestioni correnti, come ad esempio verificare con ciclica cadenza il funzionamento dell'impianto antincendio. In questi casi  può succedere, come è successo, che, nel periodo dell'anno più importante per il turismo siciliano, un banale cortocircuito causato da un condizionatore blocchi, come ha bloccato, l'operatività del quarto aeroporto italiano, mostrando, al mondo intero, la totale inadeguatezza del sistema infrastrutturale dell'isola oltre all'immensa incapacità della sua classe politica, capace solo di litigare e rimpallarsi le responsabilità. 

“Se c'erano i privati tutto questo non sarebbe successo!”, ha esclamato qualcuno per sviare l'attenzione e riaprire una vecchia questione. A questo qualcuno sarà sfuggito come sono state gestite per anni le autostrade e il ponte Morandi in particolare. Una cosa però è certa, il cortocircuito oltre a bloccare l'aerostazione catanese ne ha soprattutto deprezzato il suo valore economico. Adesso, parlare di privatizzazione (che non è sinonimo di efficienza) significa svendere. Ora si che per qualcuno, privatizzare è un affare! C'è chi ha  esclamato: Per colpa di un condizionatore ci siamo ammuccati qualche miliardo. Di fronte a tutto questo disastro (o fortuna?) chissà adesso chi festeggerà.