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domenica 5 giugno 2022

Giustizia irredimibile



Rosario Greco, il pregiudicato che meno di tre anni fa travolse e uccise brutalmente con il suo suv Alessio e Simone, è tornato a casa.  La decisione di mettere agli arresti domiciliari questa persona è della cassazione (lo scrivo minuscolo appositamente). Già nel marzo scorso la "corte suprema" aveva annullato il processo d'appello e quindi la condanna a nove anni, NOVE ANNI, di Greco. Si ripartirà da zero, il processo con tutte le sue liturgie dovrà essere rifatto. Nel frattempo, mentre tutto si riorganizza, per Greco si sono aperte le porte del carcere. Ammiro la compostezza dei genitori di Simone e Alessio. La loro rabbia legittima è stata ed è, anche di fronte a questa assurdità procedurale, garbatamente contenuta. Una indignazione senza sbavature nei confronti di un apparato burocratico della giustizia che nasconde dietro la forma le sue gravi mancanze, perché pare che l'annullamento della sentenza sia dovuto ad un fatto tecnico: "un difetto di motivazione nel rigetto della perizia psichiatrica per Greco". Vi potrà sembrare assurdo, ma la forma, i tecnicismi, valgono più dell'evidenza:  due giovanissime vite tranciate da un suv che correva a forte velocità dentro il centro storico della nostra città. Aveva ragione Manzoni quando parlava di azzeccagarbugli.

Pochi mesi dopo la tragica morte di Alessio e Simone qualcuno (forse) definì Vittoria "irredimibile", come se tutto il male del mondo fosse racchiuso dentro il perimetro di questo territorio. Fermo restando che Vittoria è una città molto complessa e ricca di tante, troppe, anomalie, questo fatto conferma ancora una volta che è lo stato e il suo apparato giudicante ad essere "irredimibile",  perché come spesso dicono gli anziani: "u pisci feti ra testa".

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