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domenica 23 luglio 2023

Smettiamola di piritollare. La gestione delle droghe è la prima economia di questa terra.

Foto tratta da Google Immagini

Cresce il consumo di droghe nel nostro territorio. Una pandemia che contagia sempre più gente.  Secondo i dati dell'ASP n.7 di Ragusa, nella nostra provincia, su  317.136 abitanti oltre 40.000 fanno uso di droghe. Sto parlando del 13% della popolazione del nostro territorio.  Se poi si considera che le persone che fanno uso di stupefacenti ricadono in massima parte nella fascia d'età che va dai 15 ai 59 anni (in termini numerici sto parlando di circa 150.000 persone) la percentuale arriva al 27%, cioè quasi un terzo. Ma ciò che fa più impressione non è tanto la consistenza del dato numerico con la  relativa percentuale, ma è la quantità di denaro che le mafie di questa terra introitano soltanto con la "vendita" delle droghe.  Si è ipotizzato che ogni uno dei 40 mila spende, in media,  per sballarsi, circa 200 euro a settimana. Significa che le mafie, in questa provincia, in un anno, solo con le droghe (non valuto  le altre attività illecite: usura, gestione rifiuti, ...), riscuotono 416 milioni di euro (40.000*200*52).  Se si considera che Il fatturato, cioè il totale complessivo delle operazioni registrate nell'anno solare, dell'impresa più importante del ragusano è pari a 516 milioni di euro, si comprende subito che la prima economia di questa provincia è la gestione degli stupefacenti. Solo in questa settimana ci sono state in provincia 4 arresti per droga con relativi sequestri per diversi chili di roba, e poi, a pochi chilometri, dal nostro territorio, è stato sequestrato un peschereccio calabrese che trasportava soltanto cinque tonnellate di cocaina. Questo dimostra che l'offerta è enorme perché la domanda è enorme. Molte zone della nostra città sono diventati dei veri e propri supermarket dello sballo. Si parla addirittura di rider che trasportano la roba da un punto all'altro del territorio per fornire e soddisfare "clienti" sempre più vogliosi ed esigenti.

E' inutile oramai nasconderlo: le attività economiche delle mafie sono l'impresa più organizzate e  importate di questa provincia. La domanda che da tempo pongo con forza è: ma questa massa enorme di denaro che fine fa? Rimane immobile o viene reinvestita? Chi e come la reinveste? Fino a quando non capiremo che la mafia non è un fenomeno caratterizzato esclusivamente da personaggi rozzi e violenti, ma è fondamentalmente "l'incontro, ricercato e voluto" tra alcuni poteri economici e politici con le economie criminali per gestire, governare e controllare il territorio, parleremo di fuffa.  

Più in generale in Sicilia, ma anche nella nostra provincia, c'è ancora oggi un'antimafia melodrammatica e piritolla che trova ancora un certo sostegno negli organi inquirenti e riesce ancora a coinvolgere la (presunta) società civile con  analisi datate e con i suoi effluvi, piriti (da cui piritollo prende l'assonanza) che si manifestano, con tronfia prepotenza, nelle manifestazioni commemorative (a Palermo ne abbiamo avuto un esempio in questi giorni). Questo tipo di contrasto sociale, da tempo, non impensierisce più nessuno, anzi è solo una ridicola autocelebrazione.  Serve recuperare credibilità, servono nuovi approcci, nuove attenzioni per capire cosa sta succedendo in questa terra sia economicamente che socialmente. La "misteriosa" scomparsa di Douda Diane, l'operaio originario della Costa d'Avorio,  è una delle tante punte d'iceberg dove al disotto della stessa c'è una vastità di economie criminali capaci di mettere a reddito dallo sfruttamento del lavoro a ogni forma di dipendenza, come la droga. Queste economia vanno individuate e indagate.  E' tempo di cambiare atteggiamento, è tempo di capire cosa succede negli istituti finanziari, negli studi di molti professionisti e in alcuni settori dell'economia ragusana.  Viceversa, la cosa più semplice è continuare a piritollare, così tutto rimane com'è, senza (volutamente?) concludere nulla.





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