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Un
piccolo regno nel regno. “Sicut ergo in regno meo et tu in Comitato
tuo”: come
io nel mio regno tu nella tua contea. Così nel diploma del 20 giugno
1392 re Martino I d'Aragona concedeva a Bernardo Cabrera la
contea di Modica. Una concessione che comprendeva ampie
facoltà, riconoscendo implicitamente al Conte Cabrera un'autorità
quasi regia all'interno dei suoi confini. Questo modello gestionale rese Modica una delle aree più ricce ed evolute del Mediterraneo. Dopo oltre 600 anni, questa ricchezza - secondo analisi statistiche ed economiche redatte da eminenti istituti come il Tagliacarne (L'Italia policentrica pubblicato pochi giorni fa) - pare resista. Sulla carta, il sistema Modica è un "polo d'eccellenza capace di coniugare sviluppo economico e qualità della vita" dove si "promuovono interventi di rigenerazione urbana, contrasto allo spopolamento, e si rafforzano le infrastrutture fisiche e digitali". Io a Modica ci sono nato, non ci vivo, ma buona parte della mia parentela abita li e durante l'anno li vado a trovare spesso. Nelle discussioni che si affrontano, per ciò che vedo e che leggo non mi pare che Modica sia una città così altamente "pregevole". Si vive mediocremente bene questo si, ma da li a definirla "un polo d'eccellenza" ne passa di acqua sotto i ponti. Penso che questa città nasconda, con accurata attenzione, le sue anomalie. Le ha mascherate con la bellezza dei suoi palazzi, con la sontuosità delle sue chiese e con i sapori della sua tradizione agroalimentare, tutto questo la sta rilanciando tanto nel settore turistico. Ma va pure detto come nel tempo troppi avvenimenti, per molti versi imbarazzanti, sono stati occultati attraverso una scientifica minimizzazione, mentre invece bisognava, e bisognerebbe, far luce. Ci proverò - sommessamente - io, facendo una piccola cronistoria di fatti.
In pochissimi ricorderanno cosa scrisse Giovanni Spampinato in merito all'omicidio dell'ing. Tumino nel febbraio del 1972 sul quotidiano "l'Ora": "...
L'ing. Tumino negli ultimi anni aveva svolto una intensa attività di
costruttore edile a Modica, innalzando tra gli altri un palazzo nel
corso centrale. Tale attività gli fruttò denunce e rancori. E'
probabile che abbia pestato i piedi a qualcuno: a Modica opera una
sorta di "mafia" che controlla vari settori, tra cui quello
edile. ...”.
Nel 1984 Michele Pantaleone (storico, giornalista e saggista che pose
all’attenzione dell’opinione pubblica nazionale la gravità del
fenomeno mafioso) in un convegno che si tenne a Modica nel
febbraio di quell’anno, parlò di personaggi locali che si erano
arricchiti troppo facilmente“…sotto
i nostri occhi e sotto i baffi di alcuni magistrati...". Pochi mesi dopo, nel 1985, su “I
Siciliani” di Pippo Fava, vennero pubblicate delle inchieste dove si
parlava di imprese modicane “come
un utile serbatoio per riciclare denaro che altrimenti non potrebbe essere speso con altrettanta facilità." e della "compiacenza di alcuni notabili politici che hanno oliato i meccanismi del credito pubblico, manipolato talune gare d’appalto, modificati piani regolatori e delibere comunali." e che "tutto questo...rientra in una certa routine politica che vede sempre, all’origine delle grandi scalate imprenditoriali". E' così che dalla seconda metà degli anni ‘80 fino a tutto il
decennio dei ‘90 i “vignali” chiusi dai caratteristici muretti a
secco di
C.da Cava Gucciardo, di C.da Serraucelli e di C.da Michelica verranno
investiti da un’imponente speculazione edilizia? Lungo
tutto quel periodo si susseguiranno voci e indiscrezioni che
legavano l’espansione urbana all’intervento diretto di
amministratori ed esponenti politici, dietro cui si sarebbero nascosti gli investimenti di una "sorta di mafia” che doveva riciclare capitali
illeciti. Furono voci, sicuramente dettate da invidie e malignità, ma cemento e
mattoni diventarono reali e concreti. In quelle aree, un tempo agricole, è nata e si è sviluppata negli anni una delle zone commerciali-residenziali più grande del Sud Est siciliano.
Ma nella Modica degli anni '80 e '90 non cola solo il cemento, la città diventa anche un'importante piazza di spaccio dove le droghe scorrono a fiumi. E' in questo periodo che a Modica la mafia smette di essere una "sorta di mafia" e diventa reale. La mafia c'è e va vista in quei fiumi di droga che vengono smerciati giornalmente, la droga crea dipendenza e la dipendenza genera un guadagno enorme, illecito ma sicuro. Però questi flussi corposi di stupefacenti devono essere mantenuti, servono uomini e contatti con la "grande distribuzione". Nel 2012, in un'importate operazione coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia e condotta dalla Guardia di Finanza, si scopre che gli alti vertici dei clan siciliani Laudani e Pillera e dei camorristi del clan dei Gionta di Torre Annunziata gestiscono un maxi traffico di stupefacenti per inondare di droga le strade siciliane, tra gli arrestati c'è un modicano.
La massa di denaro prodotta dal traffico e dello spaccio va riciclata. Ma a Modica dove
inizia l’origine legale del denaro prodotto illegalmente? Servirebbe una "camera" che sappia sanificare il denaro sporco facendolo diventare pulito. Vengono in mente le "botti" di Tommaso Campailla - medico, filosofo e poeta modicano del XVII secolo - che inventò le camere per curare i malati di sifilide. Le persone ne entravano appestate e ne uscivano sane e pronte per nuove avventure. Servono dinamiche economiche che abbiano la stessa caratteristiche delle botti. Ma a Modica possono esistere luoghi capaci di mette insieme queste abilità "sanificanti"? Le cronaca e le inchieste degli ultimi anni ci raccontano di un contrasto al riciclaggio, svolto sempre dalla Guardia di Finanza. Ce n'è una recentissima, del giugno 2024: l'operazione "Alto Livello", condotta
dalla GdF di Catania e coordinata dalla Direzione
Distrettuale Antimafia etnea, che ha
portato alla luce un sofisticato sistema di frode
fiscale, somministrazione fraudolenta di manodopera
e riciclaggio di denaro di dubbia provenienza. Per
queste accuse sono state arrestate 16 persone di cui 4 sono "colletti bianchi" di Modica. Leggendo le cronache di questa operazione emerge la presenza di alcuni personaggi, in particolare Gianluca Ius. Sto parlando di un noto consulente finanziario romano, arrestato più volte per riciclaggio di denaro proveniente da attività illecite, una persona legata
agli ambienti dell'estrema destra della capitale, molto amico
di Fabrizio
Piscitelli, detto Diabolik.
Piscitelli, militante di estrema destra, è un narcotrafficante vicino al clan camorristico di Michele
Senese, a Massimo
Carminati (capo di quell'organizzazione chiamata "Mafia capitale") e alla mafia albanese. Piscitelli è stato ucciso il 7 agosto 2019 con
un colpo alla nuca; poche ore prima era stato proprio nello studio di Ius. Che ruolo hanno avuto, se lo hanno avuto, i colletti bianchi modicani nelle vicende di riciclaggio? Sapevano con chi avevano a che fare? Che servizi fornivano a Gianluca Ius e ai suoi amici? E in fine, la mafia albanese e la sua capacità di movimentare droghe, in tutto questo giro, ha un ruolo?
Se
si vuole comprendere
come funzionano le mafie di un
territorio occorre guardare attentamente le economie dello
stesso. Un’attenta analisi economica può
aiutare a capire come si muovono i capitali della criminalità e
quindi capire i suoi eventuali interessi e il suo probabile
ruolo. Per le mafie “fuggire” dai luoghi di origine, spesso
troppo raccontati dai
media e controllati dagli
inquirenti, significa espandere i traffici e mimetizzarsi con
facilità grazie all’assenza
di collaudati sistemi di difesa sociale. In questo caso, cioè
nei territori che sono stati definiti
“non tradizionalmente mafiosi”, le mafie non
sono violente ma (im)prenditrici. Cioè,
la quiete in
cui vivono questi territori, costituisce
una valida copertura alle attività illecite.
Modica ricade in queste modello?
Molte inchieste sono state condotte dalla Guardia di Finanza, è plausibile pensare che l'attività investigativa di questo corpo dello Stato abbia dato e dia particolarmente fastidio?
L'incendio delle auto di servizio della compagnia GdF di Modica è forse un messaggio?
Per scrivere questo post ho consultato i seguenti siti e giornali:
I Siciliani del maggio 1985
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