Sulla forma giuridica preferita dalle attività mafiose viene in aiuto la relazione di un esperto come il colonnello Giuseppe Furciniti della Guardia di Finanza il quale scrive: "La forma giuridica più diffusa è la società a responsabilità limitata, ritenuta il miglior compromesso tra l'agilità di costituzione e gestione e le esigenze di occultamento dell'identità criminale (grazie alla frammentazione del capitale tra più soggetti diversi). A quest'ultimo obiettivo, risponde anche l'utilizzo di prestanome e l'utilizzo di strutture di controllo societario a partecipazioni incrociate (“scatole cinesi”). La preferenza per la forma delle s.r.l. è spiegata soprattutto dalla facilità di costituzione (si richiede un capitale sociale di 10.000 €) e dal vantaggio dettato dalla limitazione delle responsabilità patrimoniali".
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domenica 2 marzo 2025
Dati e analisi sulle economie mafiose in provincia di Ragusa.
Sulla forma giuridica preferita dalle attività mafiose viene in aiuto la relazione di un esperto come il colonnello Giuseppe Furciniti della Guardia di Finanza il quale scrive: "La forma giuridica più diffusa è la società a responsabilità limitata, ritenuta il miglior compromesso tra l'agilità di costituzione e gestione e le esigenze di occultamento dell'identità criminale (grazie alla frammentazione del capitale tra più soggetti diversi). A quest'ultimo obiettivo, risponde anche l'utilizzo di prestanome e l'utilizzo di strutture di controllo societario a partecipazioni incrociate (“scatole cinesi”). La preferenza per la forma delle s.r.l. è spiegata soprattutto dalla facilità di costituzione (si richiede un capitale sociale di 10.000 €) e dal vantaggio dettato dalla limitazione delle responsabilità patrimoniali".
domenica 16 febbraio 2025
RAGUSA, PROVINCIA BABBA O MAFIOGENA?
La provincia di Ragusa è stata da sempre crocevia di vari interessi anomali. Si può dire che questa terra, definita babba, è nei fatti mafiogena? E' giusto affermare che qui si sono generate e si generano economie malate che hanno creato uno sviluppo distorto capace di indebolire le poche economie legali rimaste? E' possibile affermare che le economie mafiose sono in grado di alleviare le difficoltà dei ceti sociali più deboli? E se tutto questo risultasse vero: qual'è il rapporto tra un'imprenditoria mafiosa così forte e "credibile" con le istituzioni del territorio? A fronte di queste domande servirebbe un'antimafia nuova, meno movimentista e più realista, ma questo è un tema che proverò ad affrontare prossimamente.
Pippo Fava in una delle sue inchieste scrisse: “...Ragusa, con tutti i suoi paesi a corona, le sue dolci colline, le sue vallate che scendono sempre più dolcemente verso il mare... è frontiera...al di là della quale c’è la tragedia siciliana, con i suoi dolori e disperazioni,... ..E se un giorno quella linea esile di colline si incrinerà... ”.
Per scrivere questo post ho consultato i siti seguenti:
https://www.facebook.com/story.php?story_fbid=10236325832035209&id=1511551850&rdid=5rf3yoqx9fFC2Z0y#
https://livesicilia.it/la-droga-corre-sullasse-albania-sicilia-arresti-a-ragusa/?refresh_ce
domenica 2 febbraio 2025
C'è la mafia che spara e c'è la mafia che fa economia. Sono le due facce della stessa medaglia.
La mafie hanno avuto sempre due facce: una perbenista, garbata, quasi angelica, fatta da persone che nel tempo sono diventate punti di riferimento economico e politico; l’altra - quella che ha molti piace raccontare - è composta esclusivamente da persone schiacciate dalla loro difficoltà sociali ed economiche.
L'omicidio di Angelo Ventura ha riacceso, anche se brevemente, il dibattito sul ruolo della criminalità organizzata in provincia, mettendo in moto tutto il corollario di analisi su come i clan locali stiano provando a riorganizzarsi per avere un controllo dello spaccio nel territorio. Come sempre, in queste discussioni, emerge che la mafia è fatta solo da persone poco scolarizzate, rozze, violente, che vivono nello squallore delle periferie degradate. Se ancora oggi si pensa che i mafiosi siano solo personaggi zotici e aggressivi, che vivono e operano soltanto in una parte del territorio provinciale girandolo su suv potenti, non si e capito nulla. Questa mafia è stata già repressa, sconfitta, dall’azione trentennale delle forze dell’ordine. La fauna umana che compone questo modello criminale è già nota a carabinieri e polizia. Infatti appena succede qualcosa di eclatante, come un omicidio, i responsabili vengono subito individuati. Gli arrestati avvenuti immediatamente dopo gli omicidi di Giovanni Russo (un anno fa) e quello di Angelo Ventura, ne sono la chiara dimostrazione.
C’è un’altra mafia che da sempre avvolge la provincia babba e di cui nessuno vuole parlare. Questa indossa la maschera del perbenismo. E’ stata definita da eminenti sociologi “borghesia mafiosa”. Negli ultimi decenni il ruolo di questo ceto è cresciuto fino ad inventare un sistema capace di condizionare tutto, in primis le scelte politiche del territorio. Coordinare l'economia e dirigere il consenso è diventato un tutt'uno. Provo ad essere più chiaro: le mafie degli Iblei sono via via trasformate in attività economiche, è stato il modo più efficace per esercitare e attestare la loro signoria. Assumendo questo ruolo hanno accresciuto quel sistema di relazioni che gli ha permesso la penetrazione nel tessuto dell’economia legale. Questa infiltrazione in alcuni luoghi è stata violenta e rumorosa, in altri è stata gentile e silenziosa, ma in entrambi i casi ha generato un complesso di relazioni fatto da collegamenti con il mondo imprenditoriale, con professionisti e classe politica. Quindi anche qui, nella provincia babba, si è affermata una “borghesia mafiosa sulla base di due ordini di ragioni: la prima è la comunanza di interessi, la seconda la condivisone di codici culturali” (Umberto Santino). Quindi, l’imprenditoria mafiosa di questa terra non è un cancro nato solo in un pezzo del nostro tessuto, essa vive ed è in accordo con una moltitudine di persone, complici, debitori, confidenti, protettori che appartengono a vari strati della nostra società. Questo è il terreno di coltura delle mafie iblee, con tutto ciò che comporta di implicazioni dirette o indirette, consapevoli o no, volontarie o obbligate, che spesso godono del consenso della popolazione.
domenica 19 gennaio 2025
Bisogna stare attenti. Certe notizie non possono precipitare rapidamente nel dimenticatoio.
sabato 28 dicembre 2024
La nuova grande "opportunità" economica della Sicilia? Produrre armi!?
Foto tratta da https://it.topwar.ru/85827-tankovye-zavody-soyuznikov-vo-vtoruyu-mirovuyu-voynu-vospominaniya-v-18-fotografiyah-i-odnom-video.html
Pochi giorni fa Papa Francesco durante un intervista ad una tv argentina dichiarava: "Ipocriti i Paesi che vogliono la pace e hanno fabbriche di armi. Ma questo forte richiamo non ha sortito e non sortirà nessun effetto, anzi, è franato miseramente di fronte ad una speranza che genera affari e nel contempo crea l'illusione di uno sviluppo economico e occupazionale. Mai come in questo caso la parola speranza ha assunto un significato così squallido, fino a diventare una trappola, o peggio, a trasformarsi in una cosa...infame.
Per scrivere questo post ho consultato i seguenti articoli:
https://www.blogsicilia.it/palermo/portaerei-cavour-manutenzione-minardo-sicilia/851536/
domenica 24 novembre 2024
Quale futuro economico per l'area iblea?
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domenica 10 novembre 2024
Vittoria città incompresa.
E' da dieci anni che esiste questo mio piccolo spazio telematico. Una sorta di taccuino dove ho appuntato e raccontato il mio territorio, i suoi vizi, le sue anomalie, le sue "perversioni". In tanti, in questo arco di tempo, mi hanno detto che ho scritto solo dei problemi di questa terra e poco dei sui pregi, ma io ho sempre pensato che se uno ama la sua terra deve raccontare tutto, anche quello che non va. Solo raccontando le cose che non funzionano in un territorio, in un luogo, si dimostra di volergli veramente bene. E comunque, scrivere di Vittoria è stata ed è questione difficile "ppi nu vitturisi” (per un vittoriese). Su Vittoria, in molti anni, è stato detto tutto e il contrario di tutto. Scendere nei soliti, spudorati, luoghi comuni è stata ed è la cosa più facile che si verifica parlando di questa città. Io mi considero un suo figlio fortunato, privilegiato, e ho quindi un certo pudore nel salire in cattedra a spiegare come e perché Vittoria è continuamente ferita, infangata, mortificata. Questa cosa la lascio fare ai cosiddetti "vittoriesi bene" che sono sempre pronti a spiegarci tutto (senza far capire nulla), e sono bravi a marchiare come cattivo, volgare, tamarro, viddanu, l’attegiamento dei "vitturisi". Io delle ferite di questa città non ne faccio una bandiera che serve ad autopromuovermi né mi nascondo dietro la bellezza di ciò che resta del suo liberty, o della forza economica della serre o della sapidità dei suoi vini per dare agli altri l'immagine che più gradiscono di Vittoria. Penso invece che questa città prima di essere giudicata (sempre male) va conosciuta (realmente). Per comprenderla e amarla devi attraversare i vicoli del suo centro storico o frequentare i quartieri periferici in cui si fondono e si contaminano le vari classi sociali: l'immigrato, il commerciante, l'artigiano, il disoccupato, l'impiegato, e capisci invece che Vittoria è un luogo senza confini, un'area aperta che ha sete di riscatto, di giustizia, ma è oppressa e impaurita da una criminalità violenta, becera e stracciona che si impone su tutti. La città mai come ora sente l'esigenza di uscire da questa condizione, ma ha bisogno di essere aiutata. Penso che costruire una connessione costante tra associazioni, imprese, sindacato, parrocchie e istituzioni sia l'indicazione più giusta. E' li che bisogna lavorare, attraversando la città lungo quella linea sottile fatta di devianze e disagio, di crimine e legalità (parola abusata), per costruire alternative e dimostrare che invece di imporsi con l'arroganza o peggio con la violenza ci si può emancipare con iniziative che si prendono cura della città e del suo territorio, rendendolo attraente. Non penso che manchi la volontà per fare ciò; serve, forse, alimentare la disponibilità a fare ciò. Bisogna trovarla, va fatto, per togliere quell'alone di "irredimibilità" che aleggia da tempo e rischia di svuotare Vittoria rendendola sempre meno interessante e sempre più plebea.