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venerdì 6 marzo 2015

Vittoria muore ogni giorno per colpa di noi vittoriesi.

Il titolo è un po forte, ma era da tempo che non scrivevo in questo mio spazio e quindi in qualche modo dovevo attirare l'attenzione. Sicuramente darà fastidio a qualche difensore indefesso della "vittoriesità". Ma prima che qualcuno si metta a mitragliare le cose che scrivo ho l'obbligo di precisare che sono vittoriese da 48 anni 11 mesi e 27 giorni. Sono nato a Modica e dopo tre giorni i miei genitori mi hanno portato a Vittoria (se la cosa può sedare la rabbia dei difensori indefessi, anche Modica è agonizzante per colpa dei modicani). Contenti? Ancora no? Fatevene una ragione. Dire che Vittoria muore per colpa delle politica sarebbe banale. Gli intellettuali (quasi tutti organici al potere) direbbero: è demagogico. Così come sarebbe ovvio affermare che Vittoria muore per colpa del lungo sonno della cosiddetta società civile (per nulla consistente e pigra). In questo caso i dotti direbbero: è da populista. Però questa cosa, sotto sotto, la sanno tutti. E' una sorta di segreto di pulcinella. La conoscono anche i ciechi e i sordi. Quanto ai muti, beh, in questa terra - e non solo in questa - essere muti o fare i muti è molto conveniente, infatti si dice che il silenzio è d’oro. Vittoria muore ogni giorno perché tutti siamo diventati profondamente indifferenti. L'indifferenza è la madre dell'insensibilità. L'insensibilità sta alla base dell'avidità. L'avidità non genera sviluppo. Senza sviluppo non c'è progresso. Sembra una filastrocca, un gioco di parole, ma purtroppo è così. Tutto questo non è accaduto di colpo, si è delineato piano piano nel tempo. Prima era un ruscello poi è diventato un torrente, oggi è un fiume in piena che ha allagato tutti i settori della città. In mezzo a questo fango, a questa melma ci sguazziamo tutti (luonghi e curti) poveri e ricchi. Questo pantano fatto di malaburocrazia, malapolitica, malavita (parola, quest’ultima, che racchiude plasticamente ogni condizione sofferta e/o voluta di vita vittoriese) è il brodo di coltura della nuova mafia. Lo dico da tempo e in tutte le salse: oggi la criminalità organizzata non chiede più il pizzo, quella è preistoria, è roba da straccioni. La nuova mafia è impresa, è economia, offre beni e servizi in modo efficiente e a prezzi molto competitivi. Pezzi dell'economia legale, per indifferenza, scelgono questi servizi perché sono convenienti? Probabilmente si. Poco importa se dietro questi servizi c'è tanta illegalità, si risparmia e si è più tranquilli. Questo atteggiamento va combattuto, va estirpato, anche con una certa forza, prima che si consolidi in modo definitivo. E' un atteggiamento che dequalifica il territorio, lo impoverisce. Una comunità cresce se nella sua zona si creano tutte le condizioni che guardano al miglioramento complessivo della qualità della vita. Definizione che non va intesa solo nella sua valenza estetica ma soprattutto in quella funzionale. Legalità, coesione sociale, ordinata quotidianità, adeguati servizi sono gli elementi che creano sviluppo e progresso e permettono alla mafia di arretrare. Tutto questo oggi a Vittoria manca. Corriamo un rischio tanto serio quanto pericoloso: l'indifferenza in cui siamo annegati è la benzina che alimenta una zona grigia, opaca, nebulosa, fatta di infinite tonalità che in città è presente da tempo. Questa massa si attenua di fronte alle azioni, ai servizi della nuova criminalità che vuole controllare Vittoria, ma le manovre della nuova mafia sono alimentate da quel grigio e chi le compie sa benissimo che senza quel grigio non avrebbe sussistenza.

P.s. Queste mie parole sono solo un grido di “attesa”. Vorrei che a Vittoria iniziasse davvero una stagione nuova della nostra storia, mettendo nel campo della vita di noi vittoriesi i semi che facciano rifiorire questa città. In questa terra ci sono molte forze sane che non meritano di essere tacciate con il marchio dell'illegalità. Ma devono svegliarsi dal torpore in cui si sono cacciati. Nel mio piccolo ho l'obbligo di provarci. Non mi rassegno.

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