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domenica 19 marzo 2017

VITTORIA: CITTA' DELLA PAURA?


A Vittoria tutto scorre. Dopo il vile attentato che a ridotto in fumo tre tir del CAAIR e danneggiato seriamente un quarto, si sono succeduti una serie di fatti che non hanno smorzato per nulla i riflettori mediatici puntati sulla città. Minacce, dopo una trasmissione radiofonica Rai, al sindaco e al giornalista Paolo Borrometi, arresti per presunto pizzo sui trasporti, arresti per spaccio di droga, arresti per detenzioni di armi, tavoli in prefettura sull'ordine pubblico, visita della commissione regionale antimafia, richieste di commissariamento e di accesso al mercato ortofrutticolo, reportage sullo sfruttamento nelle campagne, la DDA di Catania che chiede la proroga per l'inchiesta sul voto di scambio e per concludere è stata presentata una lunga e articolata interrogazione parlamentare al ministro degli interni che raggruppa un bel po' di nomi e di fatti. Il tutto è stato aromatizzato con articoli, servizi, inchieste di ogni tipo (si veda allegato). Tutto questo in un mese. Chiunque ha un minimo di coscienza critica avrebbe avuto un sussulto. Invece ogni fatto è scivolato lentamente come l'acqua torbida di certi torrenti che scorre verso il mare dell'indifferenza. Un'impassibilità fredda, capace di nullificare qualsiasi fatto in tempi brevissimi. La marcia della legalità, manifestazione voluta dall'amministrazione per scuotere la rassegnazione delle coscienze, ha visto la partecipazione attiva dei ragazzi e dei loro insegnati, ma non dei loro genitori. Erano troppo impegnati, in che cosa non si sa ma erano impegnati. Domenico Leggio, direttore della Caritas diocesana, più di ogni altro ha sottolineato nel suo intervento l'evidente assenza della società vittoriese. La stragrande maggioranza delle persone non ha sentito neanche l'esigenza di marciare affianco ai propri figli per la legalità (non contro la mafia). Siamo messi proprio male. Viviamo in uno stato di torpore che ci rende indifferenti e ci fa accettare qualsiasi forma di degrado. Ma è solo indifferenza? No, non penso proprio. Ritengo invece che Vittoria è diventata via via una città disillusa e senza un'idea di futuro. Quando un territorio non si riesce ad immaginare un avvenire migliore, quando non si ha voglia di riscatto, di rilancio, di reazione, prevale quello stato di repulsione e di apprensione definito paura. Le tante forme di illegalità, la criminalità economica, le mafie lo hanno capito da tempo e hanno investito su questa condizione, alimentandola fino a trasformarla in una caratteristica specifica di questa terra. Vittoria è una città che ha paura. In molti strati sociali c'è piena consapevolezza di questo stato ma per renderlo invisibile gli stessi lo hanno avvolto con una spessa coltre di rassegnazione e indifferenza. Nascondono la paura con l'insensibilità. Molti giovani fuggono da questa realtà perché paura e incertezza oramai dettano le regole. Non immaginano un futuro e appena possibile scappano. Se Vittoria non esce da questo limbo in cui ci si è cacciata, se non si abbandona velocemente questo stato, se non reagiamo, le mafie, con le loro floride economie, hanno  vinto definitivamente.

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