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martedì 5 dicembre 2017

Rifiuti: pensare seriamente alla raccolta in house.


Intorno al business dei rifiuti si è ormai creato un sistema affaristico mafioso di prim'ordine. L'ultima inchiesta della Dda di Catania che martedì 28 novembre ha prodotto sedici arresti, ha messo in luce una sorta di mafia 4.0. Manager, tecnici, al soldo dei clan e tante compiacenze politiche  gestivano la raccolta dei rifiuti nel Sud Est siciliano e non accettavano concorrenti. L'impresa criminale, all'incertezza del mercato, preferisce la certezza del monopolio e per arrivare a questa prerogativa non utilizza più la violenza ma punta tutto sulla corruzione. Il monopolio va costruito in modo certosino, con omertà e senza creare clamori. Quest'ennesima inchiesta ci racconta con estrema chiarezza come le attività che operano nel modo dei rifiuti portano un marchio indelebile, non si può fare di tutta l'erba un fascio, ma è un comparto, comunque, particolare. La quantità di denaro, soprattutto pubblico, che gira nel settore è tanta e tale da creare un appetito impressionante e continuo.
Per capire cosa genera questo desiderio ho guardato un bando di raccolta differenziata pubblicato tempo fa da un comune di medie dimensioni, come Vittoria. Il valore dell'appalto posto a base d'asta, per raccoglie i rifiuti differenziati e qualche servizio opzionale (bonifica aree, pulizia, arenili, spazzamento …), ammonta a oltre 75 milioni di euro per un periodo di sette anni. Ho anche notato che le percentuali di ribasso in questo tipo di gare non sono molte elevate. Nella peggiore delle ipotesi un servizio di questo tipo verrebbe aggiudicato per poco meno di 70 milioni di euro. Spalmati in sette anni sono dieci milioni l'anno. Ho fatto un conto molto semplice:  ho ipotizzato un costo per ogni dipendente di 5 mila euro mensili, per 70 dipendenti, per 12 mesi, in un anno mi da 4 milioni e 200 mila euro di costo. Ho aggiunto 2 miloni di spese varie (mezzi, attrezzature, manutenzione, carburante ecc..). Ho considerato 300 mila euro di imposte da versare allo Stato. Infine ho valutato 1,5 milioni di euro l'anno per conferire l'indifferenziato in discarica (in una città media come Vittoria si producono circa 2000 tonnellate al mese di RSU, il 50% è differenziato,  il costo di conferimento è di circa 120 euro per tonnellata il tutto per 12 mesi). Sommando i costi annui, se non dimentico nulla, si arriva a 8 milioni di euro di spese.  Quindi, all'impresa aggiudicataria del servizio, rimangono, euro più euro meno, 2 milioni annui. Un guadagno di tutto rispetto. Va  pure detto che alla ditta che effettua la raccolta dei rifiuti differenziati, pare spetti pure una quota di ciò che viene riconosciuto ai comuni da parte dei vari consorzi (CONAI, COREPLA ecc..) Ora, se i conti sono questi, penso proprio che  affidare un servizio che produce un certo  reddito a ditte che spesso (ma non tutte) sono in odore di mafie è illogico e assurdo. Mi pare una inconsapevole complicità. Mi chiedo: perché non svolgere allora il servizio in house, in modo serio, evitando le assunzioni clientelari e gli incarichi agli amici di cordata? Perché non rimettere in sesto gli uffici ecologia per monitorare al meglio il servizio? Faccio notare che l'affidamento  in house ha natura ordinaria e non eccezionale. Lo stabilisce la sentenza del Consiglio di Stato n.3554 del 18/07/2017. Una commento alla sentenza chiarisce  che Nel caso di affidamento in house o di gestione mediante azienda speciale, il provvedimento di scelta dà specificamente conto delle ragioni del mancato ricorso al mercato e, in particolare, del fatto che tale scelta non sia comparativamente più svantaggiosa per i cittadini, anche in relazione ai costi standard di cui al comma 2 dell’articolo 15, nonché dei benefici per la collettività della forma di gestione prescelta, anche con riferimento agli obiettivi di universalità e socialità, di efficienza, di economicità e di qualità del servizio, nonché di ottimale impiego delle risorse pubbliche.”

Lo dicono le inchieste: i rifiuti sono una grande risorsa per le mafie.  Gestirli, oltre a garantire un certo profitto, permette un maggiore controllo del territorio che è la cosa che interessa di più all'economia criminale. Non deve essere consentito. Su questi temi  serve un balzo in avanti. Serve maggiore consapevolezza politica. Serve coraggio. Lo stesso coraggio di cui parlava Paolo Borsellino: 
È normale che esista la paura, in ogni uomo, l’importante è che sia accompagnata dal coraggio. Non bisogna lasciarsi sopraffare dalla paura, altrimenti diventa un ostacolo che impedisce di andare avanti.”

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