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sabato 10 marzo 2018

LA NUOVA ECONOMIA

La squadra mobile di Ragusa, con abilità, scopre e sequestra oltre 300 chili di marijuana nascosta in un apposito vano ricavato nel piano di carico di un camion e arresta i corrieri - il conducente del mezzo e il passeggero accompagnatore – entrambi di Vittoria. Questo, in breve, il sunto di una brillante azione di Polizia che si svolta alle porte di Ragusa nella notte tra il 7 e l’8 marzo. Al di là del fatto che le forze dell’ordine sono sempre attente a certe dinamiche criminali (non è il primo grosso sequestro) , serve fare alcune valutazione partendo da una domanda: da dove viene tutta quella marijuana? Provo a dare, umilmente, la mia risposta con i dati che posseggo. Secondo uno degli ultimi rapporti dell'Ufficio per la droga e il crimine dell'Onu  (Unodc) sul consumo di droga nel mondo, la nostra regione è prima in Italia perproduzione illegale di cannabis e l’Italia prima nel mondo per i sequestri di piantagioniSecondo i dati forniti dalle forze dell’ordine, il primato siciliano deriva soprattutto dal microclima, che garantisce il giusto mix di sole e umidità delle piante. La zona che in Sicilia presenta queste caratteristiche agro-climatico-ambientali? La fascia trasformata! Le serre che si sviluppano da Pachino a Trapani, con il grosso della loro concentrazione tra l’agro di Vittoria e Gela. Ecco da dove arriva l’erba sequestrata: la produciamo. Facendo una breve ricerca sul web viene fuori che solo in provincia di Ragusa, da Ispica a Acate, dal 2015 ad oggi, sono sono state individuate e sequestrate dalle forze dell’ordine circa dieci grosse piantagioni di marijuana in serra. Un amico inquirente mi dice che quei sequestri sono una piccola parte della punta dell’iceberg. Il fenomeno della coltivazione è molto più vasto di quanto si possa pensare. I contadini travolti dalla crisi che mettono a disposizione terra e capacità produttiva sono tanti e crescono di giorno in giorno. La marijuana non è come i pomodorini, le melanzane o i peperoni: investi, lavori, porti al mercato e dopo tanti sacrifici non guadagni nulla. No! L'erba è concreta, ripaga i sacrifici e la criminalità economica non rinuncia mai alla concretezza. Insomma, nel silenzio più totale, siamo diventati come la Giamaica. 
Produrre droga leggera è il nuovo business dell’economia (criminale) iblea. Una parte viene “fumata” nel territorio ma il grosso viene piazzato fuori: scambiato con la coca gestita dalle cosche della ‘ndragheta che hanno base in questa terra oppure portata a Malta. I guadagni sono ingenti e vengono riciclati nell’economia legale. 
L’ho detto, l’ho scritto e lo ripeterò fino alla nausea: Il motore dell’impresa mafiosa è la droga e con i soldi, tanti soldi, l’economia criminale di questa terra ha imposto le sue regole. Le regole dicono come si comanda un territorio, le regole conducono al rispetto e il rispetto lo merita chi possiede e può dare qualcosa a tutti, politica compresa. 


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