Visualizzazioni totali

domenica 16 dicembre 2018

La borghesia mafiosa degli Iblei

L'immagine è presa da "Google immagini"


Cari amici di questo mio piccolo e umile spazio telematico, non vi dico e non vi racconto cosa hanno scatenato gli ultimi tre post tra i lettori che stanno oltre Passo Scarparo (non immaginavo di averne diversi). Per molti di loro fin quando scrivevo di Vittoria e delle sue anomalie nessuno provava rincrescimento. Per queste persone era normale che io parlassi solo dei “difetti” di una città complessa e difficile come la mia Vittoria. Appena ho provato a guardare verso altre realtà, Ragusa e Modica, apriti cielo: “Esageri … non è così … non conosci queste realtà ... ti stari arrampicando sugli specchi … tutte minchiate … mesti nel torbido … stai infangando realtà sane … hai sparso solo letame”. Altri, invece, provavano a minimizzare. Insomma, è emersa, in tutte le sue facce (come il caciocavallo) la rabbia tipica di chi sa sa solo giudicare – male - gli altri senza provare mai a guardare cosa accade in casa propria. Ad onor del vero devo dire che questo sdegno è venuto fuori in modo composto, misurato, in alcuni casi era velato da una sottile ironia, ma ho avvertito la sensazione che sotto sotto fosse carico di rancore e di bile. Una cosa però è parsa subito chiara: per alcune persone malaffare e mafia allignano solo a Vittoria, quindi certe storie su di “una sorta di mafia” che governa zone (apparentemente) estranee ad alcune logiche ... risultano “fastidiose”. Mi permetto di definire questo atteggiamento banale e pericoloso perchè punta a dimenticare, ignorare e nascondere volutamente storie e fatti.
Ma come si può pensare che nell'era della globalizzazione le economia mafiose restino chiuse all’interno di un solo territorio? 
Per convincersi di questo bisogna avere o una capacità intellettiva un po’ limitata oppure si è come Giufà, la maschera dal volto ingenuo che racchiude stupidità e malignità, a cui piace far finta di non capire, per non avere problemi.
Lo ripeto in modo ancora più chiaro: per la mafia degli Iblei diventare impresa è stato il modo più efficace per esercitare e attestare la sua signoria. Diventando impresa ha costruito e accresciuto quel sistema di relazioni che gli ha permesso la penetrazione nel tessuto dell’economia legale. Questa infiltrazione in molti luoghi è stata violenta e rumorosa, in altri è stata gentile e silenziosa, ma in entrambi i casi ha generato un complesso di relazioni fatto da collegamenti con il mondo imprenditoriale, con professionisti e classe politica. Quindi anche qui, nella provincia babba, a Vittoria, come a Modica, a Ragusa … si è affermata una “borghesia mafiosa sulla base di due ordini di ragioni: la prima è la comunanza di interessi, la seconda la condivisone di codici culturali” (Umberto Santino). Quindi, l’imprenditoria mafiosa di questa terra non è un cancro nato solo in un pezzo del nostro tessuto, essa vive ed è in accordo con una moltitudine di persone, complici, debitori, confidenti, protettori che appartengono a vari strati della nostra società. Questo è il terreno di coltura delle mafie iblee, con tutto ciò che comporta di implicazioni dirette o indirette, consapevoli o no, volontarie o obbligate, che spesso godono del consenso della popolazione.

Potete continuare a dire che in alcune zone non è così, che si “esagera”, si “esaspera”, si “infanga”, ... liberissimi di farlo, continuate pure, ma inconsapevolmente(?) state facendo il gioco della borghesia mafiosa, un parassita che sta indebolendo le economie sane degli Iblei. Sprecate energie inutilmente per difendere qualcosa che invece va contrastato e isolato. Non sarebbe più opportuno che queste forze venissero utilizzate, magari messe insieme, per ostacolare le tante anomalie economiche di questa terra?

1 commento: