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venerdì 12 luglio 2019

ALESSIO NON ERA AL POSTO SBAGLIATO NEL MOMENTO SBAGLIATO



Alessio D’Antonio, un ragazzino di 11 anni grazioso e vivace, come lo sono tutti i ragazzi a quell’età, non c’è più. Gli è stata rubata la vita da chi la vita l’aveva già persa per scelta. Alessio, come tutti i ragazzi della sua età, amava stare in compagnia dei suoi coetanei, giocare, come è normale che sia; ma la normalità in questa città è diventata un fatto straordinario. Qui non si può essere normali. Qui non si deve essere normali. Qui si deve avere paura sempre, anche quando stai sul marciapiede.

Tanti questa mattina già ripetono come una mantra: “povero figlio, si è trovato al posto sbagliato al momento sbagliato”. A sentirla sembra una frase apparentemente innocua, che viene ripetuta anche per altre disgrazie; infatti, raccoglie sempre una certa approvazione. Nei fatti è profondamente maligna. Con poche parole si attenuano e si giustificano vicende brutali come questa: travolgere con un’auto due ragazzi, ammazzandone uno e riducendo l’altro in fin di vita. E’ come se in modo allusivo si cercasse di scaricare le colpe anche su Alessio e su suo cugino, come a dire: “che ci stavano a fare li”. NO! Non ci deve essere neanche il minimo accenno di giustificazione. Leggo dalla stampa che chi guidava il suv a folle velocità, aveva un tasso alcolemico superiore a quattro volte il consentito, pare avesse tirato di coca e portava in macchina mazze e manganelli.

Erano Alessio e suo cugino al posto sbagliato nel momento sbagliato?

Alessio e suo cugino non si trovavano nel posto sbagliato, ma in quello giusto: erano sul marciapiede, anzi sullo scalino d’ingresso di casa; erano li dove ragazzi di 11 anni, 11 ANNI, in una sera di luglio possono e devono stare, insieme agli amici, a giocare, a vivere la vita con la spensieratezza della loro età. Sono altri che sono sbagliati, ma non si capisce - o meglio, visto i personaggi che erano nel suv, si capisce benissimo - perché si prova sempre e in modo subdolo a giustificarli.

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