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sabato 6 luglio 2019

Rifiuti: l'emergenza è vicina


Foto tratta da Google immagini

Ogni giorno, per lavoro, sono piacevolmente costretto a viaggiare tra Vittoria e Ragusa. A volte faccio la strada per Comiso, altre volte faccio la strada che costeggia il Castello di Donnafugata, altre volte ancora la strada di Contrada Cento pozzi. Al di là del cambio morfologico di paesaggio c’è una cosa che unifica queste tre vie: A MUNNIZZA! Mucchi variegati di sacchetti di plastica neri, azzurri, gialli, trasparenti accumulati con un certo ordine negli slarghi o lungo il ciglio della strada, sembrano istallazioni artistiche in attesa di essere giudicate da un critico d’arte. Questi mucchi di spazzatura hanno una vita: crescono, si allargano, si riducono, prendono fuoco, si riformano mutando forma; la cosa più grave è che oramai caratterizzano un intero territorio. La Munnizza è diventata contagiosa, come la “peste” e più è trasmissibile più il territorio - tutta l’area iblea -  rischia di precipitare verso un emergenza rifiuti che è lo spazio vitale dove “la peste” trova il suo compimento. L’emergenza è la corsia preferenziale che mette ogni regola in soffitta e avvia percorsi tortuosi dove le mafie la fanno da padrone. Con la parola emergenza, in questo caso vocabolo infame, si nascondono tutte le incapacità politiche e istituzionali di questo pezzo di Sicilia. E'forse a questo a cui si punta? Si sta cercando l’allarme sanitario e quindi l’emergenza rifiuti? E NO! So come funzionano queste cose: le istituzioni non voglio problemi, la politica ha bisogno di voti e le imprese del settore voglio gli appalti; tutti e tre si mettono d’accordo e si crea il reticolo. Il modello ha già funzionato in altre zone dove l’emergenza è rimasta tale ma la distribuzione di risorse pubbliche è cresciuta esponenzialmente, con le mafie che sono diventate agenzie di servizi e di collocamento. Se vogliono continuare ad appestare e incenerire il futuro di questa terra, il percorso tracciato è perfetto. Viceversa serve cambiare, urgentemente, il sistema di raccolta differenziata (possibilmente con una gestione in house), serve avviare i centri di compostaggio non ancora attivi (vedi quello di Vittoria), servono le isole ecologiche nelle periferie e nelle campagne e serve soprattutto un monitoraggio serio del territorio (contaminato da rifiuti urbani e pericolosi interrati e fumarole). L’area iblea è già in piena emergenza sanitaria. Bisogna rientrare in tempi brevi da questo stato attuale prima che diventi un fatto definitivo. Voglio ricordare che li dove si forma un’emergenza prosperano strani affari.

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