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lunedì 5 agosto 2019

Gli azzeccagarbugli delle mafie

L'immagine è tratta da Google Immagini 


Più volte in questo mio spazio ho parlato della provincia di Ragusa come di una sorta di oasi del riciclaggio dei soldi delle mafie. Ho raccontato dell'eventuale compiacenza del sistema bancario e ho pure indicato come alcune figure professionali siano dedite a questa attività. Ho scritto di persone molto esperte in "international finacial field", che detto in inglese da l’idea di specialisti competenti e raffinati e non di banali spalloni in giacca e cravatta. I bene informati parlano di “azzeccagarbugli” ben collegati a studi del Nord Italia che vantano una lunga esperienza nel “campo finanziario internazionale” e contatti con banche svizzere, lussemburghesi, di San Marino eppure della vicina Malta. Ecco, questi personaggetti, questi “intermediari finanziari”, sono l’altra faccia delle mafie di questa terra, quella che vive eclissata, che intinge ogni domenica le mani nell’acquasantiera oppure frequentano qualche loggia massonica.
Girando per la rete ho trovato questo post che li descrive per quelli che sono, vi invito a leggerlo, è un primo identikit, in attesa di conoscere i loro nomi e cognomi.


Gli azzeccagarbugli della mafia”

Hanno il colletto bianco e l’animo nero e profondo come un pozzo. Sono sciacalli disumani, si nutrono di uomini che, nelle loro intenzioni, sono morti che camminano. La mafia, quella dei piani altolocati, li predilige per la loro capacità di essere radicalmente immorali, spietati come killer che non sbagliano un colpo. Per questo si intestano ruoli ed azioni in apparente garanzia della legalità, mentre poi la uccidono ai sensi di legge. Sono mossi dalla ricerca di un riscatto immorale, una sorta di vendetta contro la società, ché risarcisca il loro senso di inferiorità, i loro fallimenti giovanili, l’emarginazione da ruoli di particolare rilievo, dal conseguimento di traguardi che a loro sono stati preclusi.
Non riuscendo ad accedere al paradiso agognato con la brama di potere e denaro, il loro volo icaresco li precipita inesorabilmente nell’inferno della devianza, alla quale presteranno tutta la loro miserabile vita, in un tentativo, mai soddisfatto, di realizzare la loro identità malata. Perché non sono sani di cuore e di mente, non sanno accettare l’insuccesso, ma solo il successo, e per questo finiscono, alla prova del lungo termine, dalla parte dei soccombenti, in modo ignominioso, una volta che si sia, come accade, disvelato il loro tramare mefistofelico. Né può mai ripagarli il retrogusto del male venefico che spargono per tutto il tempo in cui riescono a spiegare il loro gioco, a volte più breve altre più lungo, perché comunque effimero.
Ciò che li attrae sommamente è attuare, con spregiudicatezza luciferina, il male, colpendo con vigliacca precisione chi percepiscono essere da loro eticamente diverso, camuffandosi maldestramente sotto le mentite spoglie di un perbenismo simulatorio, artefatto, irrimediabilmente corrotto e per questo appannato da un velo che, tuttavia, finisce per essere rivelatore della interiore turpitudine d’intenti e d’azioni. Il livello strisciante e subterraneo che li contraddistingue è manifestato dalle loro pavide espressioni di inebetita esultazione, allorquando talvolta gli riesca, con somma slealtà e con una infimità che è propria delle iene, di ferire coloro che non potranno mai ragguagliare in statura, né morale né culturale.
Abilissimi a fare e disfare carte così false da sembrare vere e persino autentiche, sono medici, commercialisti, avvocati, ingegneri, architetti, e così seguendo, che prestano la loro naturale propensione a delinquere per rendere servigio al quel potere che si è tinto di “grigio”, lo stesso che si colloca nella assai ampia zona di transizione, di cui si sono tentate diverse definizioni provvisorie tra cui quella di “Stato-mafia”, e difatti ben più estesa di quanto sia pubblicamente noto o collettivamente immaginato, tra le istituzioni, quelle vere, e la mafia di alto rango, l’unica che possa fregiarsi di questo infame marchio di fabbrica, dal copyright riservato e privilegiato, che garantisce ai suoi referenti locali latitanze pluridecennali.
Capaci di camminare sui carboni ardenti, schiavi del loro misero tornaconto, non lo sono invece sulle pietre della verità.”



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