Visualizzazioni totali

giovedì 13 agosto 2020

IL FUTURO DELL'AGRICOLTURA.

Il video di Peppe Russo tratto dal suo profilo Facebook 

Ho ascoltato e riascoltato il video di Peppe Russo, giovane “imprenditore” agricolo e futuro agronomo. Da molti è stato percepito come il solito pianto o l'ennesimo grido di allarme. Per altri come un'opportunità da sfruttare elettoralmente. Secondo me è la base del nuovo manifesto politico di questa terra che continua a vedere nell'agricoltura il proprio avvenire. Un futuro diverso, come dice Peppe in un suo passaggio, che punta ad “un prodotto etico”. Le parole di Peppe hanno sollecitato fortemente la mia curiosità. Ho iniziato a raccattare notizie sparse dei diversi fenomeni contemporanei che, per il mio modo di pensare, considero indizi di cambiamenti in atto. In Italia, soprattutto al Sud, sono aumentati gli addetti in agricoltura, principalmente sono giovani, come Peppe, che hanno deciso di investire il loro futuro nella terra e in produzioni meno “intensive” e soprattutto biologiche e rispettose dell'ambiente. Questo mi ha permesso di rilevare come la gioventù, oltre ad essere naturalmente inquieta (guai se non lo fosse), ha cominciato a capire come il tempo sia diventato più esigente con lei. Il tempo è accelerato, il futuro prossimo va a passo di bersagliere, ma non c'è fanfara a battere la cadenza. C’è un angoscia sociale nelle giovani generazioni che li spinge a progettare. La via dell’estero non è più la soluzione ovvia e definitiva. Alcuni hanno capito come sia meglio mettere mano qui invece di fare il cameriere in Inghilterra o il pizzaiolo in Norvegia per vivere (caricandosi di costi di vitto e alloggio) sempre in modo precario. Le parole di Peppe aprono uno squarcio, ci dicono che è in atto una conversione ecologica, etica e virtuosa della nostra agricoltura. La nostra principale economia ha subito e sta subendo forti sciami sismici sia economici che ambientali. Movimenti tellurici che hanno determinato una contrazione dei redditi non più sostenibile. Continuare come si è sempre fatto, essere conservatori di qualcosa che è in coma irreversibile, sperare che tutto torni come un tempo, impedisce di percepire i mutamenti che avanzano ovunque e alimenta la demolizione sociale in atto. La "conversione", come quella di San Paolo, avviene in seguito a caduta. Peppe, nella sua semplicità, ci dice che è tempo di rialzarsi e di riaprire gli occhi. 

Certa “classe politica”, in cerca di varianti, come la legge del profitto, ha percepito la novità che sta nelle parole di Peppe,  e le vorrebbe usare per capitalizzare qualche consenso, riducendole a mera merce elettoralistica. Un comportamento povero politicamente e insensibile culturalmente che dimostra come non sia stato compreso né il senso e né la portata di quelle parole. La rincorsa al consenso personale è così accecante che impedisce di vedere e di non considerare lo stato attuale delle condizioni in cui versa il settore agricolo della fascia trasformata. Un tempo nuovo e sperimentale sta afferrando la gioventù di questa terra, la sta scuotendo e la sta spingendo in ordine sparso a progettare il proprio futuro. Le parole di Peppe ci dicono che bisogna guardare questo insieme come a una profezia in cammino attraverso il brulicare delle loro imprese che vogliono risposte e non banali e temporanee "lisciate di pelo".

Nessun commento:

Posta un commento