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domenica 30 agosto 2020

USCIRE DALLE SABBIE MOBILI


Nella rete gira una mappa dell’Italia che indica le peggiori città per ogni regione. In Sicilia la palma d’oro è toccata alla nostra città. Non so quanto sia credibile questa classifica, però, vivendo in questa città, vedo cosa siamo diventati nel tempo. Vittoria è una città che è arretrata economicamente e culturalmente, un luogo nel quale si è spenta lentamente l’energia principale dei vittoriesi: la voglia di fare e di migliorarsi. Basta camminare per le strade per vedere cupezza, tristezza, depressione. Lo si capisce dalle saracinesche abbassate dei negozi, dai “si vende” affissi qua e la nei vari edifici, dalle facce degli individui che guidano suv o passeggiano da soli guardando lo smartphone. Sembra di vivere in un luogo di anime soffocate e connesse nel nulla. Eppure questa era una città che si opponeva democraticamente alle ingiustizie e difendeva i propri diritti. Forse lo faceva in modo chiassoso e arrogante, me era fatto in buona fede, si reagiva e non si accettava di essere declassificati o peggio irrisi. Da tempo il degrado ha preso il sopravvento e con esso è arrivata la rassegnazione. Tutto questo ha accelerato alcuni processi regressivi, in particolare ha disabituato i vittoriesi alla condivisione, al rispetto e alla tutela dei beni comuni. In questo territorio abbiamo sporcato e sfruttato tutto senza provare a ripulire, sistemare e ristrutturare nulla. Il degrado e l’incuria sono diventi la nostra caratteristica. Bisogna interrompere questa tendenza al declino. Vittoria e le sue tante economie sane e dinamiche può e deve ripartire solo se si punta subito ad una gestione migliore e diversa di quei beni comuni che sono i servizi essenziali: rifiuti e acqua. Un territorio sporco, degradato e con problemi di accesso all’acqua rischia di diventare definitivamente invivibile sia sotto il profilo sanitario e sociale.

In questa campagna elettorale stanno emergendo proposte di rilancio della città veramente fantasiose: nuovi impianti sportivi, riedizioni di feste, bus navetta, piste ciclabili, opere di alto valore artistico. Per carità, tutte cose interessanti, ma, a mio avviso, in questo momento, secondarie. Intanto sarebbe il caso che chi propone queste strutture ci dicesse con quali fondi verrebbero realizzate. Si dice che le condizioni economiche in cui versa l’ente comunale non siano per nulla brillanti, anzi tutto il contrario. Se è così non è più serio promettere interventi che rimettano in sesto un territorio? I servizi essenziali: la gestione e la raccolta dei rifiuti, con relativa pulizia del territorio, e la gestione e distribuzione dell’acqua, sono ormai fortemente congestionati da tempo. Per affrontare queste emergenze serve una capacità amministrativa nuova, diversa, che non può essere delegata ai privati e quindi al mercato. Sui bisogni primari di una città non può e non deve gravare nessuna logica del profitto. La classe politica che si sta confrontando democraticamente è chiamata a fare una salto in avanti, deve capire che il degrado chiama altro degrado e che lo stesso alimenta gli istinti e gli interessi peggiori. Viceversa, il miglioramento delle condizioni essenziali genera progresso, favorisce la partecipazione e annulla le spinte deteriori. Solo individuando soluzioni su questi temi di ordinaria amministrazione, Vittoria comincerà ad uscire dalle sabbie mobili in cui è affondata. Tutto il resto, scusatemi, è FUFFA!.

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