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domenica 11 ottobre 2020

CHI SI MANGIO' VITTORIA?

 

Immagine tratta da Google Immagini

Si mangiaru Vittoria”. E’ da tempo che sento passare di bocca in bocca questo rassegnato e laconico commento. Lo dico subito, questa frase  è un pretesto utile a giustificare e a nascondere la nostra indolenza. E si! Perché noi vittoriesi siamo persone ricche di entusiasmo, di protagonismo, spesso spocchiosi, ironici, carichi di una voglia frenetica di lavorare per fare soldi e mettere in bella mostra i nostri beni. Ma tutta questa miscela di esuberanze frana miseramente verso l’ignavia peggiore: NOI NON ESPRIMIAMO MAI UN PARERE CHE ASSOMIGLI LONTANAMENTE AD UNA DENUNCIA, AD UNA CRITICA O AD UN GIUDIZIO SEVERO VERSO QUALSIASI FORMA DI POTERE. Questa è la parte più in ombra, ma più pronunciata, del nostro essere “vitturisi”; siamo spettatori e mai protagonisti (mentre divoravano Vittoria, noi dove eravamo?). Tutto questo non avviene solo per negligenza o per codardia, avviene soprattutto per rispetto. Noi rispettiamo, aduliamo, i potenti, i forti, i vincenti, gli scaltri, "i sperti"; questi, caricati dalle lusinghe e dal consenso, hanno piegato la città (mangiandosela) alla loro smania di potere.  “Chissu ci leva i scarpi o Signuri mentri ca camina” (quello toglie le scarpe a Dio mentre cammina) ed è sottinteso che Dio (u Signuri) non se ne accorge. Infatti Dio non si è accorto come è stata ridotta Vittoria in questi anni. La città è stata sfogliata dei suoi beni come una margherita, poi infangata e umiliata per bene, e in fine messa alla berlina. E a distrarre Dio ci hanno pensato in tanti, pure la chiesa che non ha svolto a pieno il suo compito pastorale e cioè: difendere i deboli, denunciare le ingiustizie, cacciare i mercanti dal tempio e soprattutto svegliare le coscienze. Non ha fatto nulla di tutto questo, anzi, ha assecondato la nostra ignavia e ha scelto di stare in silenzio, favorendo tacitamente le ambizioni di potere dei furbastri. Poi, quando non poteva farne a meno, provava a consolare chi veniva travolto dalle distorsioni e dai problemi generati dalle "feci" di chi si stava "mangiando" Vittoria. 

Se vogliamo bene ai nostri figli non possiamo continuare ad essere un popolo di rassegnati che giustificano la loro negligenza pronunciando con un mezzo sorriso: "si mangiaru Vittoria". Il cambiamento si fa dentro la cabina elettorale con la matita in mano, ma per essere vero cambiamento serve, soprattutto, controllare l'azione amministrativa di chi viene votato. Viceversa Vittoria, dopo che se la sono mangiata, inizieranno a raderla al suolo. 

1 commento:

  1. Facciamo tutti i vittoriesi un esame di coscienza, riconosciamo che noi tutti abbiamo contribuito ( magari, senza rendercene conto ) al saccheggio della nostra citta', con la nostra inerzia , rifugiandoci dietro il, la colpa è di chi ci ha governato e....ancora oggi ci governa, ma non mi capita mai qualcuno che ammette il proprio errore.

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