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domenica 10 settembre 2023

Fumarole e riciclaggio

Foto tratta da Google Immagini

C'è una foto, scattata qualche settimana fa dal sig. Daniele Campagnolo e poi pubblicata nella sua pagina Facebook, che da sola è capace di raccontare contemporaneamente la bellezza di questa terra e il modo con cui la stessa viene sfregiata continuamente e brutalmente.

                                      

Alla base di questo atteggiamento barbaro, che sta deturpando un territorio vocato alla produzione di prodotti agroalimentari di prima qualità, c'è la cultura (si, cultura) del me ne frego (che nel nostro dialetto diventa "minnifuttu"). Un atteggiamento in grado di annullare qualsiasi forma di rispetto, capace solo di esaltare varie forme di arroganza, in grado di generare danni al territorio e alla salute di chi ci vive. E’ giusto sapere che quando questi rifiuti bruciano producono diossine e idrocarburi policiclici e aromatici. Pare che le particelle di diossine svolgano un ruolo sia nell’aria che respiriamo e sia nel suolo che calpestiamo e coltiviamo. Non lo dico io, lo dice l'ARPA (Agenzia Regionale Protezione Ambiente). Per la cronaca, le diossine non hanno la stessa indulgenza che abbiamo noi nei confronti di certi agricoltori, o chi per loro, i quali o all'alba o all'imbrunire bruciano cataste di rifiuti accumulati all'interno delle loro aziende. E NO! Le diossine si accumulano in modo irreversibile sui tessuti degli organi viventi, siano essi vegetali o animali. A lungo andare questo "accatastamento" pare che crei qualche problema anche al nostro sistema immunitario. E’ forse per questo che a Lucia, impiegata e giovane madre, in meno di un anno gli sono stati diagnosticati due tumori (uno al rene e l'altro alla tiroide)? E’ forse per questo che a Salvatore e a suo fratello Vittorio - entrambi braccianti - vengono accertati ad uno un tumore ai polmoni, all’altro un tumore alla prostata? Sarà sempre per questo motivo che a Peppe - elettricista - viene diagnosticato un tumore ai polmoni, mentre a Giovanna, casalinga, viene scoperto un cancro alla mammella? La lista è lunga e comunque, basta  guardare il Tasso Standardizzato Diretto sia per le donne che per gli uomini del nostro territorio (è la misura utilizzata per confrontare i dati dell’area in esame con altre aree geografiche per valutare possibili differenze di rischio oncologico), pubblicato nel Rapporto 2020 "Atlante sanitario della Sicilia",  per rendersi conto di cosa sia questa terra.  


Se le fumarole, come ha scritto giorni fa Giovanni Lucifora in un suo post su Facebook, sono nate con la pratica della serricoltura, significa che da oltre sessant'anni in questa terra si è imposta un'idea distorta del concetto di sviluppo, fondata sullo sfruttamento di ogni elemento ambientale, economico e sociale. Questa mescolanza di abusi è diventata il carburante cha ha alimentando alcune economie illegali di questa terra. I sindaci della fascia trasformata, chi più chi meno, in tutti questi anni hanno provato a sollecitare, a fare qualcosa, ma sono stati lasciati soli a contrastare un fenomeno via via crescente. Serviva (e serve ancora oggi) un coordinamento tra assessorato regionale all'agricoltura, alla sanità e all'ambiente i quali tramite le camere di commercio avrebbero dovuto (e dovrebbero)  istituire un catasto delle produzioni e quindi delle aziende in modo da avere una stima precisa della produzione dei rifiuti agricoli (plastiche, polistirolo, contenitori di agro farmaci, ...). Potevano (potrebbero) istituire tramite le prefetture un coordinamento delle forze dell'ordine (carabinieri, polizia di stato, polizia provinciale, e polizie municipali) e degli ispettorati del lavoro e sanitario, utile al controllo del corretto smaltimento di questi rifiuti. Tutto questo non è stato mai minimamente pensato.  E così, nel tempo, attorno alla difficoltà legate allo smaltimento legale di questi rifiuti e ai costi che lo stesso comporta, si è sviluppata una filiera illegale che è figlia del disinteresse delle istituzioni. E' così che il fenomeno delle fumarole - o meglio dei rifiuti di ogni tipo inceneriti illegalmente e capaci di ammorbare l'aria dell'intera fascia trasformata (da Pachino a Licata) -  è diventato uno dei tanti aspetti di questo pezzo di Sicilia. Questa cultura del "minnifuttu" non è stata mai contrastata con la cultura della responsabilità ma con quella dell'impassibilità mascherata da retorica della legalità. Non si può pretendere da un serricoltore lo smaltimento legale dei rifiuti prodotti nella sua azienda senza che le istituzioni lo guidino creando un minimo di servizi e di controllo. La cultura della responsabilità è osservazione, accompagnamento, guida verso le agevolazioni e verso comportamenti sensati e coscienti,  in modo da ottenere ordine, prospettiva, benessere e dignità.  Quando la cultura della responsabilità  viene impedita o peggio presentata come se fosse un ostacolo oppure un problema, o peggio un costo, allora prende piede la cultura del "minnifuttu",  determinata (e non è una giustificazione) dalla facile soluzione con costi esigui. E' grazie a questa cultura che le mafie hanno avuto campo aperto e piano piano si sono sostituite alle istituzioni mettendo in campo i loro servizi. 

Il controllo delle campagne è iniziato con il "servizio" raccolta delle plastiche dismesse e con esso il pizzo che "proteggeva" dai furti. Col tempo l'imposizione di questi "servizi" ha subito delle modificazioni. Via via ha preso piede "l'opportunità" di utilizzare le serre per produrre cannabis. E così pare che una parte della fascia vocata alla produzione d'ortofrutta abbia subito quello che da un punto di vista tecnico in agraria si chiama "avvicendamento colturale". Nelle serre si forma quel microclima fatto dal giusto mix tra calore e umidità, capace di accelerare e migliorare lo sviluppo delle piante, quindi anche per la cannabis. I dati sulla distribuzione regionale delle piante di cannabis sequestrate, pubblicati a pag 309 della Relazione annuale 2023 del servizio antidroga del Ministero dell'Interno,  ci dicono come le provincie che ricadono nella fascia trasformata,  Caltanisetta. Ragusa e Siracusa,  sono tra quelle più attive nella coltivazione della stessa. 

Produrre cannabis significa anche commercializzarla o scambiarla con altre droghe, vedi cocaina. La gestione di questo "comparto" genera masse di denaro (come si spiega la presenza all'interno di un'auto di circa centomila euro in banconote di vario taglio ben impacchettate?) che vanno reinvestite, riciclate nell'economia legale. 

Fumarole e riciclaggio è il nuovo binomio che ormai caratterizza questa terra. Un'accoppiata diabolica che le forze sane, al di la delle differenze politiche, devono trovare la forza di contrastare, prima che sia troppo tardi, prima che tutto: ambiente, economia, società, venga ammorbato cronicamente da questa combinazione nata del "minnifuttu" e adottata dalle economie criminali.

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