Visualizzazioni totali

domenica 16 febbraio 2025

RAGUSA, PROVINCIA BABBA O MAFIOGENA?

Foto tratta dal sito ginotarato.it che ringrazio per la concessione


Il traffico delle droghe ha segnato e segna la svolta sostanziale per le economie mafiose di questa terra. Le droghe sono diventate l’elemento centrale che attrae e trascina, in modo trasversale, una gamma variegata di persone appartenenti a diversi gruppi sociali. Nello spaccio al minuto sono coinvolti intere famiglie, molte delle quali vivono in uno stato di indigenza. I vari elementi di un gruppo familiare, in assenza di un lavoro legale, trovano nella vendita di cocaina, di crack, di hashish una risposta occupazionale. Questo commercio, sempre più consistente, è diventato un lavoro e quindi una parte fondamentale dell’economia reale del Sud Est siciliano. E' il welfare, lo stato sociale, creato dalle mafie, capace di venire incontro alle esigenze del pensionato che non riesce ad arrivare a fine mese, al disoccupato di mezza età che non trova lavoro o a quelle di tanti giovani, definiti nerd o neet, i quali attraverso le applicazioni social sono diventati i rider dello spaccio.  E' questa la nuova economia che genera occupazione anche in provincia di Ragusa, non ci sono comunità esenti da tale fenomeno. Come nell'economia legale esiste la competizione tra imprese che commerciano lo stesso prodotto, anche la vendita al minuto delle droghe attiva una competizione tra i vari spacciatori e questa, spesso, sfocia in conflitti. E' in tale ambito, secondo me, che vanno inseriti certi omicidi avvenuti di recente a Vittoria. Peppe Bascietto, pochi giorni fa, in un lungo post su Facebook, ha descritto con la minuzia di un giallista le questioni legate al mondo dello spaccio al minuto, ma ha anche aperto uno squarcio su ciò che io, in questo mio piccolo spazio telematico, scrivo e domando, provocatoriamente, da anni: da dove arrivano i quantitativi di droghe che stanno immiserendo il territorio? Chi gestisce il traffico di questa merce? Bascietto, nel suo post, parla di  "droga fornita dalla camorra". Ma la criminalità campana equipaggia, con piccoli quantitativi di cocaina, un gruppo familiare locale che è tenuto fuori dall'organizzazione criminale del territorio e quindi è incapace a soddisfare l'enorme domanda di sballo che arriva da tutte le zone. Per tanto, la domanda si ripropone: chi gestisce il traffico degli stupefacenti negli Iblei? Ha forse un ruolo la 'ndragheta? C'entra forse qualcosa la mafia albanese? Le operazioni di polizia svolte negli ultimi dieci anni nell'area Sudorientale della Sicilia ci raccontano come queste due organizzazioni oramai svolgano, anche nella nostra provincia, un ruolo centrale. Ad accendere i riflettori sul grosso traffico degli stupefacenti in terra iblea fu "l'operazione stammer" effettuata dalla Guardia di Finanza il 24 gennaio del 2017 dove una grossa parte degli 8.000 Kg di cocaina ordinati ai narcos colombiani dalla 'ndragheta (clan Pititto-Prostamo-Iannello di Mileto e Fiaré-Gasparro-Razionale di San Gregorio d'Ippona) finirono in Sicilia e in particolare su tre direttrici: Vittoria, Palermo e Catania. Quale gruppo locale era interessato ad acquistare una parte del mastodontico carico di cocaina proveniente direttamente dalla Colombia? Vittoria compare più volte all'interno di questa indagine in particolare quanto Pititto (esponente della 'ndragheta) incontra al MAAS di Catania (mercato agroalimentare) un tale di Vittoria, un certo Maurizio, per concordare uno scambio di droga. A questo punto le domande che sorgono sono: i quintali di cocaina che arrivano a Vittoria se li pippano solo i vittoriesi oppure vengono distribuiti i tutto il territorio ibleo? E chi gestisce a Comiso, a Ragusa, a Modica, a Scicli, a Ispica,... il traffico e quindi lo spaccio? E le masse di denaro generate da questo "commercio" servono solo a mantenere i precari o i disperati dello spaccio al minuto, oppure vengono riciclate in determinate attività economiche?  Ma questa giostra di domande non finisce mica qui.  Gli albanesi per diverso tempo sono stati coinvolti dalle 'ndrine calabresi nei trasporti e nella logistica della cocaina, ma grazie a ciò hanno sviluppato una capacità operativa ed economica che li ha resi sempre più indipendenti. Il loro status di narcotrafficanti è diventato di primo livello, non solo per la loro affidabilità ma, soprattutto, perché, a differenza dei calabresi, forniscono ai clan locali stupefacenti di alta qualità e a un prezzo molto più conveniente. Infatti, le mafie albanesi oggi, lavorano alla pari e senza farsi la guerra, con i calabresi. In particolare, proprio nella  parte Sud-orientale della Sicilia sono riusciti a portare a termine i loro traffici illeciti sia con esponenti di cosa nostra e sia con gruppi facenti capo a ciò che resta della stidda. Come non ricordare l'operazione "agnellino" della Questura di Ragusa, dove un gruppo di albanesi, con la complicità dei clan locali, aveva messo su un’organizzazione criminale dedita al commercio di cocaina, marjuana e hashish proveniente dall'Albania, in grado di fornire tutta la provincia iblea e di produrre così un giro d'affari di milioni di euro al mese. Anche queste somme dove finivano? Venivano sotterrate o riciclate in attività economiche? 

La provincia di Ragusa è stata da sempre crocevia di vari interessi anomali. Si può dire che questa terra, definita babba, è nei fatti mafiogena? E' giusto affermare che qui si sono generate e si generano economie malate che hanno creato uno sviluppo distorto capace di indebolire le poche economie legali rimaste? E' possibile affermare che le economie mafiose sono in grado di alleviare le difficoltà dei ceti sociali più deboli?  E se tutto questo risultasse vero: qual'è il rapporto tra un'imprenditoria mafiosa così forte e "credibile" con le istituzioni del territorio? A fronte di queste domande servirebbe un'antimafia nuova, meno movimentista e più realista, ma questo è un tema che proverò ad affrontare prossimamente. 

Pippo Fava in una delle sue inchieste scrisse:   “...Ragusa, con tutti i suoi paesi a corona, le sue dolci colline, le sue vallate che scendono sempre più dolcemente verso il mare... è frontiera...al di là della quale c’è la tragedia siciliana, con i suoi dolori e disperazioni,... ..E se un giorno quella linea esile di colline si incrinerà... ”. 

Per scrivere questo post ho consultato i siti seguenti:

https://www.facebook.com/story.php?story_fbid=10236325832035209&id=1511551850&rdid=5rf3yoqx9fFC2Z0y#

https://meridionews.it/droga-la-pista-siciliana-degli-affari-tra-ndrine-e-colombia-porto-di-catania-amici-di-vittoria-e-acquirenti-palermitani/

https://www.carabinieri.it/media---comunicazione/rassegna-dell-arma/la-rassegna/anno-2008/n-3---luglio-settembre/studi/fenomenologia-del-crimine-organizzato-transnazionale-la-mafia-albanese

https://livesicilia.it/la-droga-corre-sullasse-albania-sicilia-arresti-a-ragusa/?refresh_ce

domenica 2 febbraio 2025

C'è la mafia che spara e c'è la mafia che fa economia. Sono le due facce della stessa medaglia.

Foto tratta dal sito https://www.napolinetwork.com/news/525291916806/de-laurentiis-ultras-e-il-mondo-di-mezzo



"Ci sono i vivi sopra e i morti sotto e noi in mezzo.
C'è un mondo in cui tutti si incontrano, il mondo di mezzo è quello dove è
anche possibile che io mi trovi a cena con un politico..."
Massimo Carminati nell'intercettazione di una conversazione tra lui e il suo braccio destro.


La mafie hanno avuto sempre due facce: una perbenista, garbata, quasi angelica, fatta da persone che nel tempo sono diventate punti di riferimento economico e politico; l’altra - quella che ha molti piace raccontare - è composta esclusivamente da persone schiacciate dalla loro difficoltà sociali ed economiche.  

L'omicidio di Angelo Ventura ha riacceso, anche se brevemente, il dibattito sul ruolo della criminalità organizzata in provincia, mettendo in moto tutto il corollario di analisi su come i clan locali stiano provando a riorganizzarsi per avere un controllo dello spaccio nel territorio. Come sempre, in queste discussioni, emerge che la mafia è fatta solo da persone poco scolarizzate, rozze, violente, che vivono nello squallore delle periferie degradate. Se ancora oggi si pensa che i mafiosi siano solo personaggi zotici e aggressivi, che vivono e operano soltanto in una parte del territorio provinciale girandolo su suv potenti, non si e capito nulla. Questa mafia è stata già repressa, sconfitta, dall’azione trentennale delle forze dell’ordine. La fauna umana che compone questo modello criminale è già nota a carabinieri e polizia. Infatti appena succede qualcosa di eclatante, come un omicidio, i responsabili vengono subito individuati. Gli arrestati avvenuti immediatamente dopo gli omicidi di Giovanni Russo (un anno fa) e quello di Angelo Ventura, ne sono la chiara dimostrazione.   

C’è un’altra mafia che da sempre avvolge la provincia babba e di cui nessuno vuole parlare. Questa indossa la maschera del perbenismo. E’ stata definita da eminenti sociologi “borghesia mafiosa”. Negli ultimi decenni il ruolo di questo ceto è cresciuto fino ad inventare un sistema capace di condizionare tutto, in primis le scelte politiche del territorio. Coordinare l'economia e dirigere il consenso è diventato un tutt'uno. Provo ad essere più chiaro: le mafie degli Iblei sono via via trasformate in attività economiche, è stato il modo più efficace per esercitare e attestare la loro signoria. Assumendo questo ruolo hanno accresciuto quel sistema di relazioni che gli ha permesso la penetrazione nel tessuto dell’economia legale. Questa infiltrazione in alcuni luoghi è stata violenta e rumorosa, in altri è stata gentile e silenziosa, ma in entrambi i casi ha generato un complesso di relazioni fatto da collegamenti con il mondo imprenditoriale, con professionisti e classe politica. Quindi anche qui, nella provincia babba, si è affermata una “borghesia mafiosa sulla base di due ordini di ragioni: la prima è la comunanza di interessi, la seconda la condivisone di codici culturali” (Umberto Santino). Quindi, l’imprenditoria mafiosa di questa terra non è un cancro nato solo in un pezzo del nostro tessuto, essa vive ed è in accordo con una moltitudine di persone, complici, debitori, confidenti, protettori che appartengono a vari strati della nostra società. Questo è il terreno di coltura delle mafie iblee, con tutto ciò che comporta di implicazioni dirette o indirette, consapevoli o no, volontarie o obbligate, che spesso godono del consenso della popolazione.