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sabato 27 agosto 2016

PER CAPIRE LA CRISI BISOGNA RITORNARE AL BARATTO

Ogni mattina al bar prendiamo il solito caffè. Il barman esegue i soliti gesti: dispone sul bancone piattino, cucchiaino e bustina di zucchero, poi si posiziona di fronte alla macchina del caffè e di colpo ti serve la bevanda calda e fumante. La gustiamo fino in fondo, poi andiamo alla cassa e paghiamo con soddisfazione i meritati 80 centesimi di euro. (in alcuni bar anche 90 centesimi). Gesti normali, dettati dalla routine giornaliera, fatti in modo automatico senza nessuna riflessione. Faccio questa considerazione perché penso alle parole di un mio amico il quale è fermamente convinto che per capire cosa sta accadendo nell'economia reale bisognerebbe tornare al
 baratto. Se così fosse un produttore di pomodoro ciliegino ogni mattina, per pagare la sua tazza di caffè, dovrebbe lasciare alla cassa circa tre chilogrammi di prodotto (il prezzo alla produzione del pomodorino è di 30/40 centesimi al chilo). Qualcosa in più un produttore di melanzane o di peperoni. Un allevatore dell'altipiano ibleo per consumare il suo caffè dovrebbe consegnare al titolare del bar circa due litri e mezzo di latte (il prezzo alla produzione del latte è 30 centesimi al litro), mentre un allevatore di polli della zona modicana dovrebbe pagare il suo caffè lasciando alla cassa circa 10 uva.
Non è uno scherzo, questi sono i prezzi che vengono riconosciuti ai nostri prodotti agricoli di alta qualità. Secondo la CIA (Confederazione Itaiana Agricoltori): "in media per ogni euro speso dal consumatore finale (nei supermercati della gdo ndr), solo 15 centesimi vanno nelle tasche del contadino ...”. In molti casi esiste “...un rincaro che dal campo alla tavola tocca il 1111%”.

Ha ragione il mio amico: per capire questa crisi, e chi se ne sta approfittando, si deve tornare la baratto.

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