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martedì 5 novembre 2019

Buon compleanno Giovanni




Caro Giovanni,
oggi avresti compiuto 73 anni. Chissà come saresti. Io ti immagino come un anziano e distinto signore occhialuto, quasi certamente nonno, con la barba incolta e sempre con un giornale sotto il braccio. Sicuramente saresti una persona di spirito con la battuta pronta e tagliente, capace di suscitare una certa ilarità. Senz’altro saremmo amici - amici magari è troppo - sicuramente conoscenti. Tutto questo però lo posso solo fantasticare, la vita ti è stata tragicamente rubata la sera del 27 ottobre del 1972. 47 anni fa i tuoi sogni, le tue ambizioni e le tue aspettative sono state azzerate in pochi secondi da sei colpi di pistola, sparati tutti a distanza ravvicinata. La laurea in filosofia, la carriera all’Ora o in un altro giornale, forse anche l’insegnamento in una scuola o all’università. Tutto si è dissolto in un attimo. Tu amavi fare il “giornalista giornalista”, non ti limitavi a registrare come fanno i “giornalisti impiegati”. Tu esaminavi, indagavi e lo hai fatto così bene da mettere in evidente difficoltà quel blocco di potere economico-ecclesiale che da anni scandiva i tempi e le condizioni dell’agenda politica ragusana, determinandone linee e classe dirigente. La tua Ragusa era una città imperturbabile, lo era così tanto da risultare "babba". Tu a questa cosa non avevi mai creduto, anzi, già da ragazzo avevi capito qual’era il vero volto della tua città. La babbitudine era solo una maschera che nascondeva affari, intrecci e collusioni. Tutte verità imbarazzanti che se fossero venute a galla avrebbero minato certi interessi. Hai cominciato a raccontare le abigiutà ragusane grazie ad un giornale orgogliosamente fastidioso: L’Ora. Lo hai fatto con uno stile unico e con una delicatezza impareggiabile. Hai iniziato a sfogliare quel blocco di potere come un carciofo, staccando con calma le foglie (che guarda caso si chiamano cosche)tra loro strettissime e tutte dotate di una punta pronta a ferire. L’omicidio dell’ing. Tumino ti aveva aperto un varco che portava dritto al cuore di questo carciofo. Di colpo eri diventato il problema, andavi fermato e ti hanno fermato. Poi, per difendere il grumo di affari e segreti inconfessabili, hanno detto: “se l’è cercata … era un provocatore in cerca di notorietà”, Hanno provato a delegittimarti attuando un piano banale e maligno come la “babbitudine”, ma non ci sono riusciti. Allora hanno provato a cancellare la tua figura da ogni memoria. Qui, purtroppo, sono stati più bravi. Fuori Ragusa sei apprezzato, studiato e riconosciuto. Invece a Ragusa, la tua città, l’operazione rimozione per alcuni versi è andata a buon fine. In questi 47 anni poche le manifestazioni che ti ricordano (tranne l’ultima che è stata un po' pomposa ma per alcuni versi efficace) e pochissimi i luoghi che portano il tuo nome. E’ come se a Ragusa - dopo quasi mezzo secolo dalla tua scomparsa - il tuo nome e i tuoi scritti dessero ancora fastidio. Guarda che se ci rifletti attentamente è una grande soddisfazione: eri e sei “pericoloso”. A proposito di ciò, lo sai che in questi anni Ragusa è cresciuta urbanisticamente? E’ diventata un’unica grande periferia, il centro storico si è svuotato e i quartieri periferici sono diventati dei dormitori. Tu, già nel gennaio del 1970, parlavi dell’urgenza di avere strumenti urbanistici che regolassero la crescita della città e scrivevi di “notabili che all’interno di un’oligarchia” politica osteggiavano tali strumenti. Avevi capito tutto, forse per questo eri e sei rimasto un problema. Pare che quell’oligarchia in questi anni abbia vissuto nell’ansia che qualcuno potesse raccogliere il tuo testimone ricominciando così a sfogliare le strette “cosche” di quel carciofo. Hanno lavorato scientificamente per impedirlo e per dirla tutta non gli è venuto molto difficile. L’Ora, il tuo giornale, non c’è più, è fallito, adesso ci sono i “social”, piazze virtuali dove si pubblica di tutto. Ragusa è rimasta impertubabile e sorniona così come l’hai lascita, ma come hai capito il tuo sacrificio non è stato totalmente vano. Ci sono tanti che si stanno adoperando per mantenere viva la tua memoria e come te stanno raccontando sui social le anomalie di questa terra. la babbitudine ragusana è stata piano piano smascherata. Oggi si dice e si scrive che la babbitidine è l’altra faccia dellomertà, quella imperturbabile, capace di intimorire ammorbidendo ogni forma di opinione come il pane duro viene rammollito dalla ricotta calda. Da qualche tempo emerge un’altra definizione, meno irrisoria ma forse più realistica: Ragusa ha tante facce, come il caciocavallo ... e come la mafia. 

La tua vicenda, drammatica e oscura, ha acceso una luce su queste facce e loro hanno subito spento quella luce. Pensavano che il buio potesse divorare ciò che nasconde,non ci sono riusciti pienamente è tutto questo è merito tuo.

Buon compleanno Giovanni, grazie al tuo insegnamento la paura comincia a non fa più prigionieri e la speranza inizia ad aprire spazi di verità.

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