Foto tratta da Google Immagini
Vittoria
e Modica, due città un unico dramma. Imprenditori che si impiccano
da un lato, imprenditori che si buttano dal ponte dall’altro.
Cambia il metodo ma il risultato è identico; in mezzo c’è un
misto di solitudine, vergogna e disperazione. Le brave persone non
accettano la situazione economica in cui sono precipitate. Le brave
persone non fanno mai del male agli altri, non ci riescono,
preferiscono farsi loro del male per questo si uccidono. Potrà
sembrare assurdo, ma è così.
Siamo
alla resa dei conti, quello di Modica (e prima ancora i suicidi che
sono avvenuti a Vittoria) non è il gesto disperato di un singolo.
NO! Modica e Vittoria stanno vivendo la crisi economica e sociale più
ampia della loro storia recente. Diversi titolari di aziende
agricole, artigianali e commerciali si trovano nelle stesse
condizioni economiche e psicologiche in cui si è trovato il Signor
Aurnia. Ma queste persone non si uccidono per disperazione. Lo
sconforto è il risultato finale di tutta una serie di tradimenti
subiti, è solo la spinta finale verso il baratro. In sostanza, per essere più
chiaro: sono omicidi mascherati da suicidi.
Nessuno
sta comprendendo quanto sia ampio il livello di difficoltà di
questa terra. A Modica e a Vittoria operano 13.665 imprese (7.308 a
Vittoria e 6.357 a Modica), entrambe sono al vertice dei comuni
siciliani per numero di imprese per abitante (11,7% Modica, 11%
Vittoria). Le economie della due città seppure differenti (Vittoria
è agricola, Modica terziario e servizi) creano la maggiore ricchezza
del territorio ragusano. Però tutta questa roba non è patrimonio
diffuso, ruota
attorno a pochi
gruppi imprenditoriali a carattere familiare. Questi
sono proprietari delle
principali società del territorio, sono
diventati più ricchi grazie alla crisi.
Non si spiega altrimenti
come il solco tra ricchi e poveri, a
Modica e a Vittoria,
è sempre più ampio.
C’è
qualcosa che non funziona più nel nostro sistema economico. Tante,
troppe difformità caratterizzano i vari comparti. Questa crisi, solo
per pochissimi soggetti, è diventata una manna dal cielo. La loro
ricchezza e il loro potere politico sta aumentando a dismisura, è
direttamente proporzionale all’impoverimento dei tanti piccoli
imprenditori. Chi governa, ai vari livelli, dovrebbe avere il compito
di contrastare questa macelleria sociale che è in atto; dovrebbe
capire da dove arrivano i soldi per certe operazioni finanziarie;
dovrebbe evitare a chi è in difficoltà di finire nelle mani degli
usurai; dovrebbe individuare soluzioni, è li per questo e non per
rabbonire o anestetizzare una disperazione crescente. Invece, sembra
quasi che siano complici. I fornitori, gli operai, le rate dei
finanziamenti, le tasse, le cartelle esattoriali, i tributi comunali
non si pagano con le pacche sulle spalle, con le promesse oppure con
la solita frase: “adesso vediamo”. Questa frase è tempo regalato a chi perseguita, lo rafforza, lo rende più famelico e avvia una serie
di percorsi distorti che portano a spennare, a spolpare fino all’osso
chi è in difficoltà.
Non
c’è più nulla da vedere. C’è da evitare, e subito, altri
omicidi come questo.
Nessun commento:
Posta un commento