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mercoledì 18 dicembre 2019

MODICA E VITTORIA: SUICIDI O OMICIDI?



Foto tratta da Google Immagini

Vittoria e Modica, due città un unico dramma. Imprenditori che si impiccano da un lato, imprenditori che si buttano dal ponte dall’altro. Cambia il metodo ma il risultato è identico; in mezzo c’è un misto di solitudine, vergogna e disperazione. Le brave persone non accettano la situazione economica in cui sono precipitate. Le brave persone non fanno mai del male agli altri, non ci riescono, preferiscono farsi loro del male per questo si uccidono. Potrà sembrare assurdo, ma è così.
Siamo alla resa dei conti, quello di Modica (e prima ancora i suicidi che sono avvenuti a Vittoria) non è il gesto disperato di un singolo. NO! Modica e Vittoria stanno vivendo la crisi economica e sociale più ampia della loro storia recente. Diversi titolari di aziende agricole, artigianali e commerciali si trovano nelle stesse condizioni economiche e psicologiche in cui si è trovato il Signor Aurnia. Ma queste persone non si uccidono per disperazione. Lo sconforto è il risultato finale di tutta una serie di tradimenti subiti, è solo la spinta finale verso il baratro. In sostanza, per essere più chiaro: sono omicidi mascherati da suicidi.

Nessuno sta comprendendo quanto sia ampio il livello di difficoltà di questa terra. A Modica e a Vittoria operano 13.665 imprese (7.308 a Vittoria e 6.357 a Modica), entrambe sono al vertice dei comuni siciliani per numero di imprese per abitante (11,7% Modica, 11% Vittoria). Le economie della due città seppure differenti (Vittoria è agricola, Modica terziario e servizi) creano la maggiore ricchezza del territorio ragusano. Però tutta questa roba non è patrimonio diffuso, ruota  attorno a pochi gruppi imprenditoriali a carattere familiare. Questi sono proprietari delle principali società del territorio, sono diventati più ricchi grazie alla crisi. Non si spiega altrimenti come il solco tra ricchi e poveri, a Modica e a Vittoria, è sempre più ampio.
C’è qualcosa che non funziona più nel nostro sistema economico. Tante, troppe difformità caratterizzano i vari comparti. Questa crisi, solo per pochissimi soggetti, è diventata una manna dal cielo. La loro ricchezza e il loro potere politico sta aumentando a dismisura, è direttamente proporzionale all’impoverimento dei tanti piccoli imprenditori. Chi governa, ai vari livelli, dovrebbe avere il compito di contrastare questa macelleria sociale che è in atto; dovrebbe capire da dove arrivano i soldi per certe operazioni finanziarie; dovrebbe evitare a chi è in difficoltà di finire nelle mani degli usurai; dovrebbe individuare soluzioni, è li per questo e non per rabbonire o anestetizzare una disperazione crescente. Invece, sembra quasi che siano complici. I fornitori, gli operai, le rate dei finanziamenti, le tasse, le cartelle esattoriali, i tributi comunali non si pagano con le pacche sulle spalle, con le promesse oppure con la solita frase: “adesso vediamo”. Questa frase è tempo regalato a chi perseguita, lo rafforza, lo rende più famelico e avvia una serie di percorsi distorti che portano a spennare, a spolpare fino all’osso chi è in difficoltà.
Non c’è più nulla da vedere. C’è da evitare, e subito, altri omicidi come questo.


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