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martedì 5 gennaio 2016

L'ultima lezione di Pippo Fava



Catania, 5 gennaio 1984, via dello Stadio, sono le 21 circa, Pippo Fava, giornalista, saggista, scrittore, drammaturgo e sceneggiatore, apre la portiera della sua Renaut 5 si siede, fa per mettere in moto l'auto ma viene raggiunto da cinque colpi di pistola, quasi tutti alla nuca. Così la mafia - perché fu la mafia - amputò la voce più critica ma più sinceramente appassionata di Catania. Ogni anno rivedo la sua ultima intervista, quella che gli fece Enzo Biagi e che nei fatti lo condannò a morte, sono circa 7 minuti (si può cercare su youtube).  Fava con una serenità e una semplicità unica descrive la trasformazione della mafia in sistema economico. 
Per onorare la sua memoria ho voluto (molto immeritatamente) parafrasare alcune sue analisi. Per farlo mi sono permesso di fare delle "indagini di massima", molto generiche. 
In provincia di Ragusa ci sono all'incirca 5000 tossicodipendenti che presumibilmente consumano da 15 a 20 euro di droga al giorno. Significa che la criminalità economica di questa terra incassa da 75 mila a 100 mila euro al giorno. In un anno sono più di 30 milioni di euro. Quale impresa in questa provincia riesce ad avere un reddito così elevato? Se i numeri sono questi non è per nulla campata in aria la tesi che la droga sia la prima economia di questa zona (e non solo). Un’organizzazione che riesce a maneggiare oltre 30 milioni di euro ha la possibilità di inserirsi in qualsiasi settore dell'economia senza avere problemi di liquidità e può resistere a qualsiasi crisi. Quindi pare evidente che questi soldi, in qualche modo, vengono reinvestiti, ripuliti e riciclati. Dovrebbe essere altrettanto evidente quindi che le banche - e tutto ciò che ruota attorno al mondo finanziario ragusano - hanno una funzione.
32 anni fa Pippo Fava nella sua ultima apparizione pubblica  spiegò a tanti telespattaori  che era dentro la banche che bisognava guardare “... lì c’erano decine di migliaia di miliardi insanguinati che venivano immessi dentro le banche e ne fuoriuscivano per andare verso opere pubbliche. Ritengo che molte chiese siano state costruite con appalti avuti da denari mafiosi insanguinati”.

Qualche settimana dopo  il corpo di Fava era chiuso in un bara posta al centro della navata della chiesa di Santa Maria della Guardia di Ognina.  Il suo funerale non fu molto partecipato. 

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