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venerdì 25 gennaio 2019

Lettera ai sacerdoti



Ho pensato a lungo prima di scrivere questo documento ma alla fine la voglia di dire ciò che penso ha prevalso.
I sacerdoti di Vittoria,"ispirati dall'azione educativa del beato Pino Puglisi" hanno organizzato una manifestazione della legalità con special tribute concert dal titolo "don Pino Puglisi - Prete senza scorta". All’evento è stato allegato un documento che ho letto più volte.
Parto dal titolo della manifestazione-musical. Perché risaltare il fatto che don Pino Puglisi era un Prete senza scorta? I preti che sono – purtroppo - sotto scorta hanno qualcosa che non va? E' forse un problema avere una scorta? L’azione antimafia di Don Luigi Ciotti, don Antonio Coluccia, don Luigi Merola - tutti preti impegnati nel contrasto alle economie mafiose e per questo sotto scorta - non è meritoria?
Leggendo poi il documento, ciò che più emerge non è la voglia di riscattare la città ma affiora, soprattutto nella prima parte, in modo prorompente il concetto di “delegittimazione” della città. Mi chiedo: ma prima del commissariamento, Vittoria non era mai stata offesa e delegittimata? Cari amici sacerdoti ma dove siete stati? E' da anni che Vittoria viene ciclicamente squalificata, umiliata, oltraggiata da una lunga sequenza di azioni illegali e mafiose. Non ricordo lettere firmate “Consiglio Pastorale Cittadino” che denunciassero con veemenza le azioni dei gruppi criminali che - loro si - delegittimavano e infangavano la città tutta. Vi chiedo di aiutarmi a rammentare un vostro “impegno educativo” forte, significativo, capace di incidere realmente nel corpo sociale della città e contro le economie mafiose di questa terra. Da cattolico sempre più disorientato posso dire che sui temi del contrasto alle mafie e alle sue economie avete farfugliato? A Vittoria serviva (e serve tutt’ora) una Catechesi della legalità, Vittoria chiedeva (la chiede tutt’ora) una Chiesa in uscita. Alcuni di Voi, a queste richieste, avete risposto chiudendovi, altri si sono arroccati nell’autoreferenzialità. Insomma, in modo diverso, vi siete accontentati di avere le parrocchie piene di fedeli ma con una esigua responsabilità sociale. PERCHE’? Era meglio ignorare certe questioni piuttosto che affrontarle? Ma il Vangelo non è contro ogni forma di oppressione e di ingiustizia?
C’è una parte della vostra lettera che condivido pienamente, però non è stata scritta da voi, l’avete tratta dal messaggio di Natale della Conferenza Episcopale Siciliana. La riporto perché è la cosa più interessante del documento: “i problemi più urgenti da affrontare siano una sano sviluppo economico che rigeneri lavoro e un forte contrasto alla criminalità mafiosa e alla corruzione”. Penso, sommessamente che a Vittoria sia questa la vostra missione, è li che dovevate e dovreste concentrare il vostro impegno pastorale.
Infine, fate bene a rivolgervi al nostro Patrono San Giovanni Battista, “profeta potente della Verità, della Giustizia e della Pace”. Sapete benissimo come Lui si definì: “voce di uno che grida nel deserto”. Ma il deserto di cui Il Battista parla non è un luogo geograficamente aspro, sono le persone, anche quelle di questa città, che nel tempo sono diventate sempre più aride, più smarrite e disperate. Voi che - per vostra vocazione - siete “voce” dovete gridare prima che questo deserto cresca ancora di più.

So bene che queste mie osservazione susciteranno in Voi un certo fastidio e forse una reazione, l’ho messo in conto, Vi chiedo scusa anticipatamente e accetterò le vostre critiche, ma è giusto che sappiate che le ho scritte tenendo sempre a mente una frase di Don Pino Puglisi: "Noi possiamo, dobbiamo criticare la Chiesa quando sentiamo che non risponde alle nostre aspettative, perché è giusto cercare di migliorarla. Ma va sempre criticata come una madre, non come una suocera".

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