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sabato 21 gennaio 2023

Matteo Messina Denaro: troppe complicità e tanto consenso sociale

Foto tratta da Google Immagini
 

Bisogna essere troppo sempliciotti, e comunque non abitare in Sicilia, per ingerire tutte le cose, che dal giorno della cattura del geom. Andrea Buonafede ovvero Matteo Messina Denaro, sono state dette nei programmi di approfondimento e scritte su ogni tipo di giornale. E' chiaro che questo personaggio, per trent'anni, ha vissuto nella sua provincia o meglio nella sua zona di nascita. Sei appartamenti e relativi traslochi, non si mettono su in poche settimane. E poi bisognerebbe parlare di cosa è Campobello di Mazara. Ci sono stato una volta. E' un paesino di  circa 12 mila anime, molto simile ad Acate, dove si conoscono tutti. Qui, come in tante realtà del Mezzogiorno, che presentano questa dimensione geografica e di popolazione, la curiosità paesana è una caratteristica attiva. Una persona estranea viene subito rilevata, notata: “ma chistu cu è, ma di unni arriva, s'accattau a casa di …,  va sempri in farmacia”. Il geom. Buonafede, ovvero Matteo Messina Denaro, era ben inserito nella realtà campobellese e sicuramente una larga maggioranza della popolazione della ridente cittadina trapanese ne conosceva la reale identità. La domanda è: perché nessuno ne denunciava la presenza? Inoltre: ma a Campobello di Mazzara ci sarà una stazione dei Carabinieri? Ci sarà un comando di Polizia Municipale? Se ci sono, penso che qualche volta l'avranno pure visto, fermato in qualche posto di blocco per un normale controllo. E poi, come si fa a non notare una persona che conduceva una vita sfarzosa? Si dice che spendesse circa 10 mila euro al mese. 

Io penso, e vorrei essere smentito, che la mafia è un reato a partecipazione necessaria, per questo motivo gode di un consenso sociale diffuso che viene prima della paura. Questa partecipazione necessaria e questo consenso sociale è determinato dall'assenza e dall'incapacità dello Stato. Faccio un esempio per essere più chiaro. Il corollario della mafia e delle sue economie è la mancanza di lavoro e quindi la povertà. A Matteo Messina Denaro, prima del suo arresto, sono stati sequestrati beni e imprese per 750 milioni di euro. Tra questi beni vi erano diversi centri commerciali legati ad un importate marchio della grande distribuzione agroalimentare. Questi supermercati furono prima sequestrati, poi confiscati e gestiti dallo Stato. Questi centri commerciali, grazie all'amministrazione dello Stato sono falliti e le centinaia di dipendenti, ditte fornitrici, consulenti fiscali e del lavoro, hanno perso lavoro, commesse e consulenze. Anche a Vittoria lo Stato ha sequestrato e confiscato imprese legate alla criminalità economica locale e le sta gestendo. Pare che anche qui si stia andando verso la chiusura e il licenziamento di una parte consistente dei dipendenti. Tutto questo cosa fa scattare nella tesata delle persone? L'economia mafiosa sa creare lavoro, anche se di pessima qualità, non garantito, senza diritti, ma lo crea. Lo Stato invece te lo toglie. Non sto celebrando le mafie e le loro economie illegali, me ne guarderei bene dal farlo. La condizione che si è determinata ha fatto e fa scattare queste amare considerazioni alla maggioranza delle persone di Vittoria, di Campobello di Mazzara, della Sicilia, del Mezzogiorno e di buona parte dell'Italia.

Accanto a questo grave consenso sociale vi è di peggio: c'è la complicità di quella borghesia mafiosa e massonica che ha puntato e punta sempre a come gestire la massa di denaro prodotta dalle attività legali e illegali dell'imprenditoria mafiosa. Basta leggere i dati pubblicati nell'ultimo Quaderno dell'antiriciclaggio redatto dall'Ufficio Informazioni Finanziarie della Banca d'Italia, pubblicato il 28 settembre scorso, per capire quante e quali segnalazioni di operazioni sospette arrivano dalla provincia di Trapani, sia dal sistema bancario che da quello dei professionisti. E li una delle chiavi che ci permette di capire perché  l'imprenditoria mafiosa trapanese, ragusana, siciliana, o meglio la sua massa di denaro,  sia stata sempre protetta.

Vanno elogiati i sacrifici e il lavoro svolto dai Carabinieri del ROS e dalla Magistratura per arrivare alla cattura di questo “latitate”. Ma è fin troppo chiaro - purtroppo -  il perché la “società civile” non ha mai denunciato la presenza di questo signore evitando così che lo stesso venisse catturato molto tempo prima.

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