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domenica 17 gennaio 2021

Vittoria: beni confiscati alle mafie. A quando l'utilizzo? II Parte (fine)

Foto tratta dal sito dell'Ansa
 
" ... la mafia era, ed è, altra cosa: un «sistema» che in Sicilia contiene e muove gli interessi economici e di potere di una classe che approssimativamente possiamo dire borghese; e non sorge e si sviluppa nel «vuoto» dello Stato (cioè quando lo Stato, con le sue leggi e le sue funzioni, è debole o manca) ma «dentro» lo Stato". La mafia insomma altro non è che una borghesia parassitaria, una borghesia che non imprende ma soltanto sfrutta." 

E' l'introduzione che fece Leonardo Sciascia a "Il giorno della Civetta" in una edizione per le scuole medie. Poche parole  ma che davano, già cinquant'anni fa, l'idea di cose fossero realmente le mafie.  Questa frase - che ricordavo, ma non a memoria - sono andato a cercarla quando pochi giorni fa ho appreso dai media che "all'imprenditore di spessore",  Elio Greco, sono stati confiscati beni per 40 milioni di euro (https://meridionews.it/articolo/91414/mafia-confisca-da-40-milioni-al-re-degli-imballaggi-dalle-rapine-in-banca-agli-affari-nellarea-di-vittoria/). "Sette tra società e ditte individuali operanti nel settore dell'ortofrutta e del packaging, diciotto tra fabbricati e capannoni e sedici appezzamenti di terreno". La domanda, la solita, che mi è subito balzata in mente è stata: come e da chi venivano gestite queste imprese e i loro beni? Anche un imprenditore di spessore deve avvalersi della professionalità di un notaio per costituire una società, di consulenti per la conduzione fiscale e previdenziale delle stesse, di tecnici e di legali per tutto il resto.  Tutti  lo conoscevano soltando come imprenditore di spessore? Nessuno immaginava che avesse dei probabili prestanome? E gli istituti bancari,  in genere molto più informati dei servizi segreti,  gestivano i capitali genereati da  queste imprese senza sapere a chi facessero capo? Quesiti scontati, che pongo garbatamente da tempo, ma  mai nessuno ha provato a dare una risposta. Chissa perché!  

La frase di Sciascia, la notizia sulla confisca dei beni all'imprenditore di spessore e il futuro utilizzo di questi beni impone un'altra riflessione. Grazie ai suggerimenti di Andrea Gentile del Forum anti-mafia di Vittoria,  sono andato a visionare il sito dell'Agenzia Nazionale per l'Amministrazione e la Destinazione dei Beni Sequestrati e Confiscati alle mafie (ANBSC) in modo da avere dati certi e da chiunque verificabili (https://openregio.anbsc.it/statistiche/visualizza/beni_destinati/aziende). Da li sono  riuscito ad ottenere notizie aggiornate su Vittoria. Ad oggi lo Stato, alle mafie di questa città,  ha confiscato 52 beni. 8 immobili e un'azienda sono già in gestione. Invece 43 beni sono ancora destinati all'ANBSC e quindi non sono utilizzati.  Voglio ricordare a me stesso come questo pezzo di  patrimonio sia stato realizzato dalle mafie impoverendo, degradando e quindi rubando il futuro alla nostra città. Ora questi beni devono servire per ridare il futuro. Sono il nostro recovery fund. Ma per esserlo realmente c'è bisogno di costruire un movimento ampio che si attivi per il loro utilizzo. Serve mettere in moto quello che alcuni chiamano "imprenditorialità collettiva". Un soggetto economico che non è fatto solo dai protagonisti locali (cooperative, imprese, associazioni di categoria, sindacato, associazioni del volontariato ...) ma anche da altri soggetti: dai comuni alla prefettura fino alle forze dell'ordine, dove ogni uno deve contribuire al successo e al tutela delle attività economiche che si possono e si devono realizzare con questi beni. Questa, penso, sia la prima condizione che deve differenziarci.  Non si capisce come mai il bene nelle mani dell'imprenditoria mafiosa ha uno sviluppo economico dinamico.   Nel momento in cui questi beni vengono confiscati perdono ogni interesse  e diventato un peso per i comuni e per le istituzioni a cui vengono spesso destinati. Un patrimonio immobiliare fatto di capannoni, terreni agricoli, di immobili  non può essere divorato dall'incuria e dal disinteresse per poi finire nel degrado. Su questo tema serve un movimento che abbia la forza di scuotere l'attuale immobilismo della politica e di tutte le istituzioni dello Stato,  capace di creare una rete tra economia e istituzioni, in grado di rigenerare questi beni, trasformarli in imprese o in attività sociali che creano sviluppo, progresso e lavoro. Non serve a nulla assegnarli  (quando vengano assegnati!) a scopo "clientelare". Non possono diventare sedi di associazioni che hanno bisogno di un luogo dove riunirsi  per  discutere di eventuali  progetti o percorsi di una "legalità" fumosa. Lo ripeto: questi beni vanno messi a frutto per creare attività sociali e lavoro produttivo dentro un progetto di imprenditorialità collettiva. 

In un territorio dove c'è un alto tasso di disoccupazione accompagnato da un elevato tasso di evasione scolastica; la politica, le istituzioni, a fronte di un patrimonio di beni confiscati così ampio potrebbe attivare un canale, ad esempio con la Fondazione con il Sud (https://www.fondazioneconilsud.it/),  per approntare e avviare  "interventi di contrasto alla dispersione scolastica, per valorizzare i giovani talenti e attrarre “cervelli” creando start up per la tutela e valorizzazione dei tanti beni comuni (agricoltura,  patrimonio storico, artistico, culturale, ambiente ...), sostenendo le imprese in difficoltà,  qualificando i servizi socio-sanitari,  favorendo il welfare di comunità"

Lo ricordo sempre a me stesso: in questa città soltanto a due "imprenditori di spessore" sono statti sequestrati beni per 80 milioni di euro  (https://www.rainews.it/dl/rainews/TGR/media/sic-vittoria-sequestro-beni-boss-puccio-28d33139-a0ea-4790-bb14-32e4096b93b9.html   https://www.rainews.it/tgr/sicilia/video/2019/01/sic-emanuele-Greco-sequestro-Vittoria-Stidda-e943aff4-08e0-4784-97bf-74ea1e361a71.html). Questi beni,  come emerge dai servizi allegati (insieme ai tanti beni di altri soggetti gia sequestrati e confiscati), sono frutto di probabili attività illecite che hanno generato economie che sua volta hanno penalizzato lo sviluppo della città. Queste imprese sono state poste a reddito  da quella "borghesia mafiosa" raccontata da Sciascia. La stessa, a titolo oneroso,  ha messo al servizio "dell'imprenditoria di spessore" le proprie competenze professionali e i suoi rapporti con le istituzioni, contribuendo così ad impoverire e ad infangare Vittoria.   Questo capitale  deve essere utilizzato per cominciare a risarcire e per intubare  le economie sane e i servizi sociali di questa città che - ora anche per colpa del Covid - rischiano di essere soffocati da quell'imprenditoria criminale, dai suoi collaboratori e dai "servizi sociali" offerti dal welfare di prossimità che le mafie stanno organizzando.  Il virus sta dando vigore a tutti questi soggetti e tutto sta accadendo in silenzio e alla vigilia delle elezioni amministrative. 

Per il bene della città serve aprire subito questo scontro. C'è un bisogno urgente di avviare questo movimento. Non ci sono né scuse né alternative.  Vittoria deve diventare presidio di giustizia sociale e lo deve fare utilizzando anche i beni di chi l'ha insudiciata e deturpata.


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